Le regioni storiche dell’Europa: la peculiarità della storia dell’Ucraina

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07.04.2022

Jenő Szűcs, Disegno delle Tre Regioni Storiche d’Europa. Un piccolo capolavoro, lo definisce Giulio Sapelli nella presentazione.

Quanto mai attuale, esamina i confini interni dell’Europa, che di Europe ne disegnano tre: Occidentale; Centro-Orientale; Russia.

a- Il confine carolingio dell’800 d.C., che distingueva il polo occidentale dell’eredità di Roma dal polo orientale (Bisanzio) ed era caratterizzato da una società cristiano-feudale, post-antica e post-germanica, in cui a cominciare dal Duecento la servitù della gleba venne abolita. Al di là di questo confine, invece, dopo il 1500 si produrrà un secondo servaggio. I due blocchi della guerra fredda 1947-1991 riattualizzeranno il confine carolingio.

b- Il confine dello scisma del 1054 tra cattolici e ortodossi, al di qua del quale abbiamo la diffusione di romanico, gotico, rinascimento, riforma, città autonome, libertà corporative, feudalesimo. Al di là di questo confine, l’Europa Centro-Orientale e, più oltre, l’Europa Orientale (la Russia).

c- La Russia, alle prese con il primo cuneo asiatico, quello mongolo (mentre l’Europa Centro-Orientale dovette invece fare i conti con il secondo cuneo asiatico: i Turchi).

Il modello occidentale. La polis greca e la res publica romana ne sono i capostipiti, ma poi c’è stata una soluzione di continuità. A Bologna, Parigi ed Oxford già dal XIII secolo si discutono gli elementi che porteranno alla democrazia liberale. Il diritto romano si presentava ambivalente: poteva essere usato sia a sostegno della sovranità popolare sia dell’assolutismo. I giuristi medievali scelsero il corno repubblicano del diritto romano e individuarono nel popolo la legittimazione del potere. Il sovrano, tranne che in casi di emergenza in cui è al di sopra della legge, è tenuto al rispetto della legge. La più feconda delle separazioni sarà quella tra Chiesa e Stato (a differenza che nel Cesaropapismo orientale, bizantino prima e russo poi, dove la Chiesa è sottoposta allo Stato – come abbiamo visto con il Patriarca Krill a sostegno dell’aggressione russa all’Ucraina). Dalla scissione tra potere temporale e potere spirituale, seguirà poi l’individuazione dell’origine secolare del potere e il contratto sociale. Altra separazione feconda in Occidente, quella tra civiltà e quadro politico, dopo il fallimento dei tentativi di Carlo Magno e di Ottone di rilanciare l’impero per far coincidere ancora i due termini. Nasceranno, così, gli Stati nazionali. La Germania, sbilanciata sull’impero che non si realizza (vedi la politica italiana degli Hohenstaufen), sarà in ritardo nella costruzione dello Stato nazionale. E così l’Italia.

Il feudalesimo occidentale presenta un aspetto contrattuale, prevedendo reciprocità, pur se tra diseguali. Pertanto, la dignità umana vista come costitutiva dei rapporti politici la ereditiamo dal feudalesimo occidentale. I sottoposti non sono solo sottoposti, ma una comunità corporativa, società autonoma parte della più generale società cristiana; il singolo è contemporaneamente un subordinato e un membro. Il rapporto tra il subordinato e il suo signore in Occidente ne fa salva la dignità, mentre in Oriente la subordinazione è con inginocchiamento e prostrazione.

Nelle grandi civiltà non occidentali, la città è al tempo stesso centro amministrativo – civile e militare – ed economico; scarso è nella società l’elemento intermedio tra potere e popolo. Il sovrano è preponderante sulla società. L’espansione dell’Occidente ad Est provoca una distinzione netta tra due Europe Orientali: la parte orientale dell’Europa Occidentale e la Russia, dove la Chiesa è sottoposta ai principi; non c’è una borghesia autonoma (nemmeno a Novgorod); i contadini sono schiavizzati. La parte orientale dell’Europa Occidentale si differenzia da quest’ultima per un feudalesimo, come quello ungherese, patriarcale piuttosto che contrattuale. Inoltre, nella parte orientale dell’Europa mancano le città autonome. L’Europa Centro-Orientale è dunque modello occidentale, ma alterato.

Dopo la prima crisi del Feudalesimo (1300-1450), l’Europa Occidentale si riprende: vince il sistema delle città, su cui la monarchia fonda la sua forza, e perdono i nobili, che non possono scaricare la crisi sui contadini, che si emancipano dalla servitù della gleba.
È netta la differenza tra il modello di espansione Occidentale (con gli Stati nazionali e con la fine alla servitù della gleba) e quello russo (con l’impero e il prolungarsi del regime della servitù della gleba: il secondo servaggio).

Tutte e tre le Europe arriveranno all’assolutismo, ma su basi diverse. In occidente, l’assolutismo arriva tardi e dura poco. In Russia, lo costruiscono Ivan III e Ivan IV, e fino al 1905 solo l’”età dei torbidi” lo fa vacillare. L’assolutismo russo si nutre del mito della Terza Roma: dopo Roma capitale dell’Impero Romano e dopo Costantinopoli capitale dell’Impero bizantino, tocca agli zar di Mosca proseguire la storia imperiale (e non ci sarà una quarta Roma – assicurò Ivan IV, il Terribile).
Le “libertà” in Occidente permangono anche sotto l’assolutismo (e dalle libertà di evolve l’idea di libertà); Ivan III, invece, quando prende la libera Novgorod, ne deporta l’intera classe dirigente. L’assolutismo occidentale non fu mai assoluto, almeno in teoria; quello di Ivan III, invece, sì.

Nel Settecento, in Occidente vincono gli anti-assolutisti: Inghilterra, Olanda, Francia. In Oriente, l’Illuminismo viene assunto per modernizzare la Russia e renderla competitiva con l’Occidente, ma così facendo l’Illuminismo non svolge il ruolo di democratizzare lo Stato, ma diventa questione di Stato (soprattutto con Pietro il Grande). Le nazioni occidentali individuano nelle loro società le depositarie della sovranità (libertà dallo Stato); in Russia, invece, la libertà sarà tutta dello Stato. In Europa Centro-Orientale, diverse varianti di entrata nel moderno. La Polonia punterà sul parlamentarismo feudale (XIV-XVIII secolo). Finirà male, con la Polonia spartita tra i tre Stati assolutistici, Prussia, Russia, Asburgo. Il Brandeburgo-Prussia (XVII-XVIII secolo) realizzerà un regime opposto a quello polacco-lituano: iper-assolutismo quasi orientale, ma con efficienza occidentale. I nobili, gli Juncker, vengono cementificati nell’esercito e nella burocrazia, mentre il feudalesimo è soppresso. Il Brandeburgo-Prussia unificherà la Germania, che pagherà ciò con il nazismo. In mezzo tra la Confederazione Polacco-Lituana e la Prussia, l’Impero Austro-Ungarico, che non riuscì a trovare un impossibile equilibrio tra modello nobiliare polacco e l’assolutismo prussiano.

Alla luce del libricino di Szűcs, si coglie meglio la peculiarità della storia dell’Ucraina, a partire dal suo nome, che significa “al confine”, partecipe sia della storia dell’Europa Centro-Orientale, nella confederazione Polacco-Lituana, sia di quella russa, come Piccola Russia, insieme con la Russia di Mosca e la Russia Bianca (Bielorussia).

Di Roberto Campo

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