Le lavandaie: Il lavoro nell’arte

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01.06.2023

L’artista, che viveva in una casa dell’ile st. Louis, a Parigi, vicino a Notre Dame, dalle sue finestre poteva osservare le lavandaie che, quotidianamente, andavano su e giù, con le ceste colme di roba da lavare, lungo il bordo della Senna. 

Raggiunti i lavatoi, le donne lavavano faticosamente la roba sporca e poi, velocemente, inerpicandosi sulle scalinate che collegavano le rive del fiume con il quartiere soprastante, spesso tenendo per mano i loro bambini, tornavano velocemente indietro col loro pesantissimo fardello a consegnare la roba pulita. Era un lavoro durissimo che le donne del popolo svolgevano per pochi soldi, adattandosi alle pretese e alla velocità ed efficienza richiesta dai “datori di lavoro”.

In questi dipinti, Daumier, che si ispira spesso al lavoro e alla vita delle classi lavoratrici della città, intende dar voce a queste povere donne dalle mani gonfie e arrossate, spesso deformate, che si sottoponevano a durissime fatiche : ne rivela la misera condizione sociale, ma anche la dignità e forza morale, di chi conosce l’ineluttabilità della propria condizione, forse destinata a perpetuarsi in quella dei propri figli, come è evidente dalla rassegnazione mista a tenerezza che , pur non concedendo nulla al “patetico”,  traspare dalla madre che aiuta la figlioletta a salire gli scalini o a correrle accanto, velocemente, per rispettare i tempi della consegna.

L’arte come denuncia sociale

I dipinti, dal vero come sempre nei suoi quadri, lasciano intravedere la sua concezione dell’Arte: uno strumento di denuncia sociale contro lo sfruttamento dei ceti popolari proletari e sottoproletari della città che, privi di diritti e tutele, erano vittime dell’arroganza e del dispotismo delle classi dominanti.

Le figure sono modellate con pennellate larghe e pastose, con linee balenanti e decise e sono caratterizzate da un evidente gusto per i contrasti netti di luce e ombra. Il suo realismo accoglie il principio del “rispecchiamento della realtà”, che era proprio della Corrente artistica del Realismo, ma non nel suo significato più strettamente naturalistico, quanto piuttosto in quello di saper interpretare e raccontare la realtà senza infingimenti, con sincerità e onestà intellettuale, aderendo ai nuovi valori del movimento operaio nascente e facendo dell’arte uno strumento di conoscenza e, possibilmente, di trasformazione della realtà.

Per questo suo impegno l’artista ebbe molte difficoltà ad affermarsi e riuscì a vivere, soprattutto grazie alla sua attività di caricaturista e illustratore di riviste e giornali che gli permisero anche di criticare in modo incisivo i drammi politici e sociali del suo tempo.

Le lavandaie di Daumier non hanno più niente dell’aspetto frivolo e folkloristico delle figure di “donne alla fonte” dei decenni precedenti, quando le fanciulle che lavavano i panni erano gaie e canterine e sembravano giocare e divertirsi piuttosto che faticare. Nell’arte di Daumier esse possiedono una grande forza tragica, una potenza espressiva che fece parlare di Daumier come del “Michelangelo dei poveri”.

Licia Lisei, Professoressa di Storia dell’Arte

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