lavoratori introvabili: cosa succede nel mercato del lavoro?
Quante volte avete sentito la frase: “In Italia non c’è più lavoro”?
Basta consultare i dati sulla disoccupazione per vedere che effettivamente nel nostro Paese sono moltissimi i giovani che cercano un impiego e non lo trovano.
Tuttavia, sembra che in molti casi il lavoro ci sia, ma non ci sono giovani disposti ad accettarli. Secondo quanto riportato dal Borsino delle professioni di Excelsior del mese di agosto, ci sono professioni in cui l’offerta di lavoro è alta, ma non c’è nessuno pronto ad accettarla.
È il caso di artigiani, operai specializzati, ma anche estetisti e parrucchieri.
Nello specifico, oltre ad artigiani e operai specializzati e addetti alle rifiniture delle costruzioni (71,7% è di difficile reperimento) e operatori della cura estetica (71,1%), anche fabbri, ferrai e costruttori di utensili (65,1%), meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori (64,8%), fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori carpenteria metallica (60,5%).
Tra le figure high skills si segnalano i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (57,5%) i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (57,1%) e i tecnici della salute (55,1%) e i tecnici in campo ingegneristico (54,9%).
In valore assoluto il Bollettino Unioncamere-Anpal segnala, inoltre, la difficoltà a reperire oltre 22mila addetti nelle attività di ristorazione, 9mila tra il personale non qualificato nei servizi di pulizia, 8mila conduttori di veicoli a motore, 6mila addetti alle vendite e 5mila artigiani e operai specializzati delle costruzioni e nel mantenimento di strutture edili.
Insomma, sembra che manchi un corretto orientamento lavorativo e un incrocio tra domanda e offerta di lavoro.
La causa è sicuramente attribuibile a diversi fattori, come il fatto che non ci sia abbastanza dialogo tra le scuole di specializzazione, di alta formazione e le Università rispetto a quelle che sono le esigenze del mercato. O ancora, stipendi troppo bassi o richiesta di competenze molto specifiche da parte delle aziende.
L’argomento è ampio e discusso da tempo.
Decisamente può essere utile cercare di incrociare la formazione con la richiesta delle aziende, tuttavia, non dobbiamo dimenticare che ogni persona ha un’aspirazione. È giusto guardare al futuro solo in un’ottica di inserimento lavorativo? Oppure bisogna creare le condizioni per cui ogni ragazza o ragazza può proseguire il proprio percorso di formazione e crescita in funzione di ciò che vorrà essere?
Sono domande, queste, che ci piacerebbe fare ai giovani, alle aziende, a chi si occupa di formazione e alle istituzioni.
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L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri
16.11.2023Categorie
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