Lavoro precario: il diritto al futuro che non c’è
10.10.2022
Il fenomeno della precarizzazione continua ad essere un problema attualissimo. Le imprese tendono ancora ad assumere lavoratori giovani e inesperti solo attraverso contratti a tempo determinato.
Si tratta di una vera e propria giungla che include i rapporti di lavoro più svariati ma tutti accumunati, tra i molteplici aspetti negativi, dall’impossibilità per chi li contrae di poter programmare il proprio futuro.
A luglio 2022 secondo i dati Istat (Nota trimestrale) gli occupati con contratti temporanei hanno raggiunto livelli record.
Il valore più alto dal 1977, primo anno della serie storica.
Sempre secondo la nota, tra i cinque gruppi professionali con più del 15% di assunti con contratti di un giorno troviamo professioni molto specifiche: i lavoratori dello spettacolo (il 45% degli assunti a tempo determinato), i tecnici della produzione tra cui fotografi e tecnici audio-video (il 35%), i lavoratori del turismo, qualificati e non tra cui baristi, camerieri, cuochi (tra il 20% e il 25%) e, infine, gli “specialisti della formazione”, cioè formatori, insegnanti e ricercatori (il 18%). Oltre a spettacolo e turismo, anche la pubblica amministrazione e, in particolare, la scuola usa questi contratti. Invece, tra gli operai, gli impiegati o i tecnici, l’incidenza dei contratti brevi è molto spesso inferiore all’1%.
La discontinuità lavorativa che ne consegue influenza le vite dei nostri giovani che di solito sono i più colpiti.
Nel curriculum di oltre la metà degli under 35 ci sono infatti per lo più esperienze di lavoro nero, contratti precari e disoccupazione. Quindi basse retribuzioni e anche spesso storie di maltrattamenti e molestie.
A questo proposito è bene ricordare uno studio condotto due anni fa in Giappone sui legami fra suicidio e condizioni lavorative, con l’esito di una tendenza in costante crescita proprio fra i precari. Questo perché l’instabilità lavorativa può essere fonte di grande stress e di tutta una serie di problemi di salute fisica e mentale correlati che rendono il lavoro precario un lavoro a lungo andare usurante. Nella maggior parte dei casi ciò che si prospetta sono un presente di instabilità e un futuro di indigenza che genera frustrazione e paura influenzando ogni scelta di vita del lavoratore.
A ciò si aggiunga il fatto che spesso questo tipo di contratti sono caratterizzati da scarsa formazione e poca attenzione alla sicurezza generando una platea di persone appunto che non può godere di un sistema di protezione sociale come gli spetterebbe. Quindi non solo instabilità lavorativa e stress correlato ma rischi concreti per la propria salute e sicurezza senza avere la certezza di una copertura sociale.
Ogni giorno continuiamo a leggere storie di uomini e donne, giovani e meno giovani, stranieri e italiani che muoiono di lavoro spesso precario e irregolare; dunque, la flessibilità che nasceva per dare libertà alle persone ha finito invece per renderle schiave.
In un futuro non troppo lontano è chiaro che la priorità dovrà essere abbattere il precariato e ridare dignità lavorativa a tutto quel mondo di mezzo di lavoratori sottopagati e sfruttati, per ridurre le disuguaglianze e aumentare i diritti per tutti e allo stesso modo.
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