Work, opera di Ford Madox Brown, 1863
05.06.2024
L’opera di Ford Madox Brown, intitolata Work (Il lavoro), tratta di una scena ambientata in una via del sobborgo di Hampstead, a nord di Londra. Al centro vediamo alcuni giovani operai edili, chiamati “navvies”, belli e gagliardi come eroi, mentre scavano con vigore il terreno, muniti di vanghe e altri attrezzi. Essi sono ritratti in piena luce: il primo a sinistra, con la fronte alta, solleva la vanga; il secondo è incurvato in avanti, intento a spalare; il terzo, a destra, si è fermato per tracannare un boccale di birra; un quarto operaio si intravede nell’ombra, dentro lo scavo.
Nell’era della Rivoluzione industriale la città si trasforma giorno dopo giorno, si modifica, cresce, migliora: si stanno scavando le nuove reti idrica e fognaria, più adeguate rispetto alle esigenze della città, che moltiplica il numero dei suoi abitanti inurbati dalle campagne.
L’immagine non è di semplice ed immediata interpretazione poiché, insieme al gruppo centrale dei “navvies”, vediamo diverse figure che concorrono a chiarire il significato preciso del dipinto. Per questo, data la necessità di mostrare tutta la complessa articolazione del dipinto, Madox Brown sceglie una rappresentazione dall’ alto, collocando il punto di fuga prospettico al centro.
Il gruppo dei giovani sterratori è circondato, infatti, da personaggi “minori” che è necessario mettere a fuoco e interpretare per capire il messaggio che il pittore vuole proporre.
Diciamo subito che l’immagine non si riferisce ad una “semplice” rappresentazione della realtà (secondo i canoni del Realismo della pittura europea di quel tempo) ma assume il valore di una grande “allegoria sociale”.
L’ adesione dell’autore ai valori del socialismo umanitario (come quelli della Prerafaelite Brotherhood, del Movimento delle Arts & Crafts e, più concretamente, la condivisione del programma di riforme sociali e politiche del Cartismo) viene illustrato attraverso la rappresentazione di vari “tipi” umani che compongono la società britannica del tempo.
A chiarire le sue convinzioni ci sono sia i manifesti appesi al muro sulla sinistra, sia i cartelli che gli uomini-sandwiches portano in fondo a destra, nel corso di una manifestazione ma, soprattutto, i due personaggi un po’ in ombra sulla destra che di quelle idee furono i teorici e i rappresentanti: Thomas Carlyle e Frederick Denison Maurice (che l’Autore chiama “i Brainworkers”).
In questo modo l’Autore vuole ricordare la centralità del lavoro nella società, la sua importanza per lo sviluppo civile del popolo e per il progresso dell’umanità, ma anche la crisi sociale conseguente alla mancanza del lavoro o alla marginalizzazione di intere fasce sociali, come si intravede dalla famiglia in ombra sulla destra, al di sotto delle transenne, senza più casa e senza reddito.
L’adesione ai canoni del Realismo
L’ adesione ai canoni del Realismo è evidente nella scelta di rappresentare il lavoro “vero”, duro e faticoso e la condizione misera di chi ne è escluso; ma anche la realtà del borgo, con il suo paesaggio ritratto dal vero.
Perciò il pittore trasportava ogni giorno il cavalletto, la tela, i colori (e tutto l’occorrente per dipingere) per mezzo di un carrello: dunque si recava sul posto, affinché il contatto con la realtà fosse sicuro e garantito.
Persone di ogni livello sociale circondano il nucleo centrale costituito dal gruppo dei “navvies”.
In basso a destra vediamo una ragazza di spalle con gli abiti laceri, circondata da bambini e cani. Nel catalogo, scritto per la prima mostra nella quale il dipinto venne esposto, lo stesso autore fornisce alcune informazioni utili alla comprensione del dipinto. Sappiamo, così, che la ragazza con le vesti consunte e decisamente troppo grandi per lei, con i capelli spettinati, è la sorella maggiore dei piccoli che, essendo morta la loro madre, si prende cura dei fratellini, i quali hanno tutti un abito o un contrassegno nero in segno di lutto.
La ragazza tiene in braccio un neonato con un nastrino nero che mangia una carota, mentre con la mano destra tira i capelli (o l’orecchio?) di un piccolo birbante (notare l’espressione del suo viso!) che sta combinando qualche monelleria; sempre accanto a lei, a sinistra, una bimba tiene in mano alcuni fiori forse raccattati da terra, caduti dal cesto che un altro personaggio del sottoproletariato urbano porta con sé per venderli.
Quest’ultima figura con gli abiti laceri e un cappello con la tesa strappata (attraverso la quale vediamo il suo sguardo inquietante) procede a piedi nudi: Madox Brown lo definisce significativamente “uno sbandato, al quale nessuno ha mai insegnato a lavorare”.
La prima “lezione” che se ne trae è la seguente: il lavoro dignitoso è la base essenziale di una società prospera e ben organizzata e chi non lavora è destinato ad una vita precaria e marginale.
Anche i cagnolini sono distinti in base alla loro appartenenza sociale: quello a sinistra ha un collarino metallico e un bel cappottino rosso, quello sulla destra è un cagnone dal pelo arruffato con una grossa corda a mo’ di collare e guinzaglio; un terzo cagnolino dorme in primo piano sopra un panno rosso, accanto alla carriola e ad altri attrezzi da lavoro.
Sulla destra, accanto al bevitore di birra, vi sono ancora degli operai e un venditore ambulante con un gilet e un papillon rosso: strilla proponendo la sua merce, vende giornali e, in un contenitore di legno, altre mercanzie.
Sulla sinistra, due signore elegantemente vestite, con cappelli e ombrellini per difendersi dal sole: sono due signore dell’alta società, la donna con l’ombrellino blu è Emma, la consorte del pittore, mentre quella che segue è una dama di carità che tiene in mano dei volantini da distribuire ai poveri.
In fondo due figure di aristocratici a cavallo. Su lato destro ancora due ritratti, come già detto, di Thomas Carlyle e Frederick Denison Maurice.
Carlyle col cappello e il bastone da passeggio era l’autore di “Past and Present” nel quale sosteneva la necessità delle riforme sociali quali il suffragio universale e la riduzione dell’orario di lavoro; l’altro aveva fondato il Working Men’s College presso il quale operarono anche Brown e D.G. Rossetti.
La formazione dell’autore
Benché fosse amico di Rossetti (del quale era stato anche maestro) Ford Madox Brown non aderì mai alla Brotherhood preraffellita (anche se collaborò in varie occasioni).
La sua formazione ebbe luogo in Francia, dove conobbe i pittori romantici (Delacroix) e il movimento realista (Courbet) e, a proposito di quest’ultimo, si può ben dire che “Il lavoro” si può collegare al grande quadro di Courbet, l’Atelier, proprio perché è, come questo, una “Allegorie Reelle” della società francese con i diversi tipi umani che la compongono.
Madox Brown nel 1845 fu anche a Roma dove conobbe e frequentò il gruppo dei pittori austriaci dei “Nazareni” e ne apprezzò la tendenza al “primitivismo” e al “purismo” (cioè, la volontà di tornare alla purezza compositiva, stilistica e cromatica del Medioevo e del primo Rinascimento, prima della “corruzione” della pittura, avvenuta (secondo questi autori) nel Rinascimento maturo da Raffaello in poi. Di questi ultimi artisti apprezzò anche l’impegno morale e religioso, la predilezione per i temi storici e letterari ed è dunque evidente che, in realtà, il realismo alla Courbet non era nelle sue corde come non lo era in quelle dei movimenti artistici britannici del tempo.
Licia Lisei
Storica dell’Arte
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