Lavoro è dignità
07.10.2023
Sono molte le ricorrenze legata al lavoro, a partire ovviamente dal 1° maggio. Ma a questo tema sono legate anche la Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro; la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù; la Giornata mondiale contro il lavoro minorile; la Giornata internazionale per la parità salariale. Anche la Giornata internazionale della donna può tranquillamente essere inserita in questo contesto, viste le perduranti disparità di genere in tema di accesso al lavoro, alla carriera, al riconoscimento della parità salariale, solo per fare alcuni esempi.
Il lavoro è per definizione l’attività che si svolge per vivere: un’attività, quindi, che ha (e deve avere) come contropartita un reddito, per il soddisfacimento immediato di un bisogno. Ma, uscendo da canoni solo economicistici, il lavoro è anche l’attività che conferisce un’identità, non solo individuale. Habermas parlava – con riferimento all’Occidente – di “società fondata sul lavoro”. Anche nell’art. 1 della nostra Costituzione si legge che “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Ed è ovvio che i nostri costituenti intendevano il lavoro anche come strumento fondamentale di realizzazione della personalità e di esplicazione della libertà effettiva di ognuno di noi al fine di perseguire un progetto di vita all’interno di un contesto di progresso sociale.
La giornata mondiale per il lavoro dignitoso
Il 7 ottobre celebriamo un’altra giornata mondiale importante: quella per il lavoro dignitoso.
Il concetto di dignità rispetto al lavoro è sicuramente polisemico; un tema ampio e trasversale che attraversa tutto il diritto. Lo ritroviamo nella Costituzione, quando afferma all’art. 36 che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata […] e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. È presente anche nell’Agenda ONU 2030, all’Obiettivo 8 dove è specificato che si deve “incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti”.
Il valore della dignità, quindi, è un principio che trascende la dimensione statuale, inserendosi nella vocazione universale dei diritti umani ed in cui l’uguaglianza sostanziale ne rappresenta un sostrato fondamentale.
Ancora troppa strada da percorrere
Ma, solo volgendo lo sguardo al nostro paese, ci accorgiamo di quanta strada c’è ancora da percorrere per un lavoro veramente dignitoso per tutti. Basti vedere le condizioni in cui lavorano i rider e tanti lavoratori della logistica o della terra; le paghe misere con cui devono fare i conti milioni di italiani; la precarietà contrattuale che tiene nella morsa dell’insicurezza e della povertà intere generazioni. E non può essere certo dignitoso un lavoro fatto senza il rispetto delle normative per la sicurezza. L’ultimo report dell’Inail ci fotografa un paese dove gli infortuni salgono del 18% e i morti nei primi otto mesi dell’anno sono già ben 657.
Ma quando parliamo di lavoro dignitoso non dobbiamo fermarci solo al nostro Occidente che ha di certo dinanzi a sé sfide importanti quanto difficili, come “regolare” i processi disgreganti della globalizzazione sul lavoro e approntare una transizione giusta. Siamo obbligati anche a volgere lo sguardo fuori da quello che è stato l’epicentro della Rivoluzione industriale, dello Stato di diritto e delle lotte sociali, che hanno visto il Sindacato ergersi a paladino e architrave della società libera. E fuori da questi confini troviamo ancora situazioni indegne.
Secondo le ultime stime dell’ILO, sono ancora 152 milioni tra bambini e adolescenti — 64 milioni sono bambine e 88 milioni sono bambini — vittime di lavoro minorile. Metà di essi, 73 milioni, sono costretti in attività di lavoro pericolose che mettono a rischio la salute, la sicurezza e il loro sviluppo morale.
Libertà sindacali per il progresso sociale
Secondo il rapporto Global estimates of modern slavery: Forced labour and forced marriage (“Stime globali della schiavitù moderna: Lavoro forzato e matrimonio forzato”), nel 2021 erano almeno 20 milioni le persone che lavoravano come schiavi.
E sulle libertà sindacali – strumenti fondamentali per il progresso sociale – i dati sono allarmanti. Leggendo il Global Rights Index 2023, si apprende che i paesi che violano il diritto di sciopero sono aumentati dal 63% nel 2014 all’87% nel 2023 (9 paesi su 10); il 77% dei paesi ha escluso i lavoratori dal diritto di costituire o aderire a un sindacato; il diritto alla libertà di parola e di riunione è stato limitato nel 42% delle nazioni; 8 paesi su 10 hanno violato il diritto alla contrattazione collettiva.
Dati evidente incompatibili con qualsiasi idea di dignità e progresso sociale.
L’evoluzione e l’affermazione del diritto del lavoro è stata una delle più avversate nella storia. Evidentemente a una minoranza non piaceva – e non piace tuttora – una società fatta di liberi e eguali. Nella sua opera, I Miserabili, Victor Hugo ha scritto: “Sappiate produrre la ricchezza e sappiate ripartirla, e voi avrete tutt’insieme la grandezza materiale e la grandezza morale”.
Non può esistere un’idea vera di progresso in assenza di un orizzonte imprescindibile per cui lottare. Per noi questo orizzonte è stato sempre rappresentato dalla liberazione umana.
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