La Repubblica italiana e il sindacato

3' di lettura
Mi piace!
100%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

02.06.2025

Il sindacalismo mosse i primi passi in Italia già al tempo degli Stati preunitari e poi soprattutto dopo la nascita del Regno d’Italia. È una storia ricchissima di personaggi indimenticabili e di lotte coraggiose, di vittorie come quelle dello sciopero di Biella del 1877, di Genova del 1900, di Vercelli del 1906, ma anche di sanguinose repressioni, come quelle di Milano del 1898 e di Buggerru, Sardegna, e di Castelluzzo in Sicilia, del 1904.

Il processo di costruzione del sindacato in Italia è culminato nella fondazione della confederazione nazionale, la CGdL (Confederazione Generale del Lavoro), nel 1906. Nonostante la svolta di Giolitti del 1901, che aveva inaugurato un dialogo tra le istituzioni del Regno d’Italia e il sindacato, e nonostante il carattere nettamente riformista della CGdL, il sindacalismo italiano crebbe al di fuori dello Stato.

Il libero sindacato rinacque in Italia con il Patto di Roma del 1944, prima della conclusione vittoriosa della guerra di Liberazione dell’Italia dai nazifascisti, nella forma della CGIL unitaria, punto di riferimento dei sindacalisti e dei lavoratori di tutti gli orientamenti politici democratici.

La CGIL unitaria durò davvero poco, dal 1944 al 1948. All’unità antinazifascista seguì la divisione dei due blocchi della Guerra Fredda, a guida americana e sovietica. Ma i sindacalisti della CGIL unitaria fecero in tempo a partecipare all’Assemblea costituente per la stesura della Costituzione della Repubblica Italiana, che entrerà il vigore dal 1° gennaio del 1948 e che conterrà grandi novità per il mondo del lavoro e per il sindacalismo. L’emblema dello Stato italiano sarà la ruota dentata, simbolo del valore del lavoro: non a caso, la Repubblica si vuole fondata sul lavoro.

La ruota dentata sarà poi anche il primo logo della UIL, che nascerà il 5 marzo del 1950. Nel simbolo dell’Italia, inoltre, ci sono anche il ramoscello d’ulivo e quello della quercia, così frequenti nelle bandiere sindacali delle origini, simbolo della pace (l’ulivo) e della forza tranquilla (la quercia).

Nella Costituzione repubblicana, il Sindacato non è più fuori dalla Stato ma ne è parte integrante. Ma, c’è un ma. Le modalità per dare efficacia erga omnes ai contratti, rendendoli validi per tutti, con forza di legge, compresi i lavoratori non iscritti ai sindacati e gli imprenditori non iscritti alle relative associazioni, non sono state attuate. Nel clima della Guerra Fredda, in sindacato italiano, diviso dal 1950 in tre confederazioni, CGIL, CISL, UIL, ha lasciato cadere la cosa.

I danni della mancata piena attuazione della Costituzione per la parte sul Sindacato non si sono visti tutti subito, ma oggi sono evidenti e gravi. La UIL ha indicato la strada per riprendere il tema e definirlo positivamente: una legge di sostegno che recepisca l’accordo interconfederale tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria su rappresentanza e rappresentatività. Ciò produrrebbe anche un importante effetto secondario, consentendo di disboscare la contrattazione nazionale di categoria dal gran numero di CCNL prodotti da soggetti non rappresentativi, che contribuiscono a tenere basse le retribuzioni e inadeguate molte normative.

Recuperiamo la lettera e lo spirito della Costituzione e tutto il prestigioso ruolo che essa volle assegnare al libero sindacato.

Roberto Campo

Presidente dell’Istituto Studi Sindacali Italo Viglianesi

Articoli Correlati