Frontalieri: La ratifica del nuovo accordo tra Italia e Svizzera

4' di lettura
Mi piace!
0%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

15.02.2023

L’attesa approvazione in Senato il 1° febbraio scorso del disegno di legge che ratifica il nuovo accordo tra Italia e Svizzera sull’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri ha il merito di aver portato all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale la realtà di un fenomeno che fatica ad uscire dall’ambito locale direttamente interessato, non riuscendo ancora oggi a trovare la dovuta attenzione nel dibattito pubblico né tantomeno nell’agenda politica dei governi, che nel complesso continuano a considerarla – erroneamente – come una questione marginale che riguarda la periferia del Paese, sottovalutandone le implicazioni nei rapporti con i Paesi di confine. 

Una realtà, quella dei lavoratori frontalieri, ormai ben consolidata ed in continua crescita, che oggi in Europa coinvolge oltre 1,5 milioni di lavoratrici e lavoratori, di cui 120.000 in Italia. Tra flussi in entrata ed in uscita, l’Italia è infatti protagonista di fenomeni di frontalierato con Francia, Austria, Slovenia, Croazia, Monaco, San Marino, Città del Vaticano e, naturalmente, con la Svizzera, che fa la parte del leone con i suoi 90.000 frontalieri italiani che ogni giorno varcano il confine per andare a lavorarci.

È per questa ragione che, dopo mesi di confronto con il governo italiano, il 23 dicembre 2020 in concomitanza con la sottoscrizione del nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera, per la prima volta nel nostro Paese CGIL CISL e UIL frontalieri insieme all’Associazione Comuni Italiani di Frontiera sottoscrivevano un accordo per migliorare il trattamento dei frontalieri. Non limitandosi alla discussione sulle tasse, ma allargando il confronto sulla sicurezza sociale e sulla legislazione del lavoro, con l’obiettivo di disegnare un percorso per arrivare alla definizione di un vero e proprio “Statuto dei lavoratori frontalieri”, in grado di far uscire una volta per tutte questa categoria di lavoratori dal limbo del diritto nel quale tuttora si trovano.

Con l’approvazione in Senato del disegno di legge che ratifica il nuovo accordo tra Italia e Svizzera sull’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri, ora all’approvazione della Camera, si apre una nuova stagione per il lavoro frontaliero italiano che ci deve vedere fortemente impegnati. Nel disegno di legge sono stati accolti aspetti molto importanti dell’intesa sindacale fatta con il governo, ma non tutti quelli concordati e altrettanto rilevanti.

La tassazione esclusiva in Svizzera viene mantenuta per tutti gli attuali lavoratori frontalieri residenti nella fascia di confine. Per tutti i lavoratori frontalieri italiani, quindi non solo per quelli che lavorano in Svizzera, viene innalzata a 10.000 euro la franchigia rispetto agli attuali 7.500 euro, si riconosce la non imponibilità degli assegni familiari erogati dagli enti di previdenza dello Stato in cui il frontaliere presta lavoro e la deducibilità dei contributi per i prepensionamenti di categoria dei lavoratori frontalieri. Migliora, inoltre, il metodo di calcolo per l’indennità di disoccupazione per i primi tre mesi collegandolo alle retribuzioni effettivamente percepite dal frontaliere nello Stato di lavoro, aspetto molto importante tenuto conto che i nei paesi in cui vanno a lavorare i frontalieri, in caso di crisi, sono i primi ad essere licenziati e gli ultimi ad essere assunti, vista la diffusa pratica del “prima i nostri” (ossia i residenti). Viene prevista infine l’istituzione del Tavolo interministeriale per la definizione dello Statuto dei lavoratori frontalieri, rivendicazione che la UIL frontalieri porta avanti ormai da molti anni e che finalmente trova un primo riconoscimento.

Resta aperta, invece, la questione del lavoro da remoto, che coinvolge stabilmente ormai migliaia di lavoratori frontalieri: nonostante gli impegni assunti nell’intesa con il sindacato, dal 1° di febbraio 2023 viene negato questo diritto alle lavoratrici e ai lavoratori frontalieri, pena la tassazione esclusiva in Italia, si trattasse anche di un solo giorno. In ultimo, ad un anno dall’entrata in vigore del nuovo assegno unico e universale, ai lavoratori frontalieri italiani viene negato il diritto a ricevere l’integrazione degli assegni loro spettanti nel Paese di lavoro per la non trasmissione da parte dell’Inps degli importi eventualmente riconosciuti in Italia e, peggio, viene negato il diritto a ricevere integralmente l’assegno ai frontalieri dei paesi di confine che lavorano in Italia perché non residenti nel nostro paese, nonostante vi paghino i contributi e le tasse al pari degli altri lavoratori. Questioni aperte, più volte sollecitate unitariamente dalle organizzazioni sindacali, ma ancora non accolte in sede di ratifica.

Pancrazio Raimondo, Uil Frontalieri

Articoli Correlati