L’8 settembre 1943. Il mio racconto
08.09.2023
Quel giorno, mi trovavo nel Fort La Malgue nella città di Tolone – allora, sede del Comando della Marina Militare Italiana in quel porto militare – dove provvedevo alla manutenzione delle apparecchiature radio ricetrasmittenti che collegavano il Comando Marina con le batterie costiere che erano ubicate all’ingresso di quella rada.
Quel giorno era l’8 settembre 1943.
Rapidamente, si diffuse il comunicato delle 18.30. trasmesso da Radio Algeri su richiesta degli anglo-americani, riguardante la firma dell’armistizio tra l’Italia e le forze anglo-americane.
Alle 19.47, venne trasmesso dall’EIAR il messaggio del maresciallo Badoglio, che in modo sibillino ripeteva quello che già sapevamo.
La notizia dell’armistizio ci prese con grande sorpresa, anche se, dopo la caduta del fascismo, pensavamo che le cose sarebbero cambiate, ma nessuno di noi immaginava in quale misura saremmo stati travolti dalla tragedia.
In quei mesi dell’estate del ’43, cioè dopo il 25 luglio, abituato ed educato durante il regime fascista a “Credere, Obbedire e Combattere “, leggendo gli articoli che pubblicavano i giornali italiani sulla vita degli uomini del regime fascista, rimasi molto impressionato; a tutto ciò si aggiungeva quanto avevano scritto i giornali sui partiti e sugli uomini politici, prima e dopo il regime di Mussolini.
Per me, erano tutte cose di cui, fino ad allora, non ne avevo sentito parlare. Barzellette tante, ma niente di più. Di politica in casa, non se ne parlava.
La lettura dell’oscuro ed enigmatico messaggio del generale Badoglio, diede luogo da parte nostra, al più profondo sconforto e alla convinzione che i nostri governanti, Sua Maestà il Re in testa, ci avessero abbandonato alla nostra sorte.
Non ci voleva molto per capire che le cose andavano male, anzi, molto male per i nostri rapporti con l’allora alleato tedesco.
Verso tarda sera, intorno alle ore 22.00, corse la notizia che alcuni carri armati tedeschi avevano bloccato la porta carraia del forte.
Con l’animo triste trascorremmo la notte.
All’indomani ci furono contatti tra il Comando Marina Italiano ed i tedeschi; se ricordo bene, passarono pochi giorni, dopo di che, ci fecero radunare sullo spiazzo del forte e a metterci in fila per uno.
Chiesero a tutti di fare un passo avanti, qualora avessimo scelto di collaborare con loro; allora stimai che sul piazzale fossimo circa 2000 tra graduati e marinai.
Fecero un passo avanti in 4 o 5, il resto non si mosse.
Giovanni Battista Bertuzzi
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