Immigrazione nel Bel Paese: gli italiani sono razzisti?

3' di lettura
Mi piace!
100%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

11.02.2023

Quando si parla di immigrazione, gli italiani non sono mai razzisti.

Non siamo razzisti, ma abbiamo burocratizzato l’accesso ai porti…

Non siamo razzisti, ma abbiamo il caporalato…

Non siamo razzisti, ma lo ius soli è ancora un miraggio…

Nelson Mandela diceva “Nessuno nasce odiando un’altra persona. Le persone devono imparare ad odiare, e se possono imparare a odiare, si può insegnare loro ad amare”.

Nessuno è nato odiando un’altra persona. Le persone devono imparare a odiare, e se possono imparare a odiare, gli si può insegnare ad amare.

I luoghi comuni razziali, infatti, si fermano molto spesso al colore della pelle, ma alle volte traggono conclusioni anche in base alla nazionalità. “Gli italiani sono tutti mafiosi”. Vi suona familiare?

Sono definizioni fondate su eventi o fatti che, nel bene e nel male, hanno caratterizzato la storia di un Paese e che purtroppo si limitano a “fare di tutta l’erba un fascio”.

Negli ultimi anni, il razzismo e la xenofobia hanno generato una crescente violenza in Italia.

Per non parlare delle umiliazioni, i lunghi tempi di attesa, la marginalizzazione e le “anticamere senza senso” a cui spesso i migranti sono sottoposti nel nostro paese e che queste e tante altre problematiche italiane non possono essere affrontate senza l’Europa.

Molti parlano di “tolleranza” verso gli immigrati, ma tollerare vuol dire sopportare e quindi significa che gli immigrati sono persone “in più” da sopportare.

Molti crimini motivati dall’odio razziale avvengono in un clima politico che porta a identificare immigrati con la criminalità e contribuisce a creare un clima di intolleranza, in un paese che ha visto un esponenziale aumento dell’immigrazione irregolare.

Anche il nuovo decreto in tema di immigrazione, entrato in vigore lo scorso 3 gennaio, il decreto-legge per la gestione dei flussi migratori, già ribattezzato “decreto Ong”, limita ulteriormente le attività delle Ong con disposizioni ancora una volta in contrasto con il diritto internazionale ed europeo. Di fatto complica ancora di più le attività delle navi umanitarie impegnate nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare, sottendendo l’obiettivo di limitare gli approdi dei migranti in Italia.

C’è anche un razzismo inconsapevole: non lo fai con cattiveria, ma lo fai.

Per cambiare la situazione dovremmo anche cambiare la narrazione, parlare con i ragazzini che sono più ricettivi. Insegnare loro, anche da piccoli che la diversità è un valore. Perché, ormai, per gli adulti non c’è più speranza.

Chi la pensa così non cambia idea. Ma i ragazzi, sì.

Dobbiamo investire su di loro perché le nuove generazioni abbiano una visione più ampia della vita e del mondo che li circonda. Cultura, scuola e il racconto di storie positive che sono anche più numerose di quelle negative. Storie di inclusione, molto belle. Come quelle di chi ha adottato i bambini arrivati con i barconi. Oppure di uomini che sono in Italia da 30 anni e fanno i medici, gli avvocati. Esempi di inclusione partiti da zero, senza alcun aiuto. Sono questi i casi da raccontare, non solo quelli che rubano e stuprano.

 

Uil Dipartimento Immigrazione

Articoli Correlati