Immigrazione: facciamo un bilancio
26.02.2024
Massiccio intervento politico-legislativo del Governo in carica sul tema immigrazione: ong, il decreto Cutro, il decreto flussi, gli accordi con la Tunisia, il protocollo con l’Albania, il Piano Mattei per l’Africa, gli accordi in sede UE.
Dispositivi, quelli del 2023, improntati per la maggior parte, a frenare l’emergenza sbarchi; nulla si è fatto per migliorare il sistema di accoglienza e adeguare i posti nei SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) e nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) ripristinando, almeno in parte, i numeri precedenti ai tagli messi in atto negli ultimi anni.
Sicurezza e contrasto all’immigrazione illegale sono stati gli obiettivi che la maggioranza ha promesso di raggiungere sin dalla campagna elettorale.
Emergenza Mediterraneo
Venendo agli aspetti che riguardano più precisamente gli sbarchi dal Mediterraneo, che continuano a essere un’emergenza quotidiana nel Sud Italia, le proposte sostanzialmente sono state due: da un lato bisogna controllare le frontiere e difendere i confini nazionali, dall’altro fare accordi con i Paesi del Nord Africa sia per “fermare la tratta” sia per creare degli hotspot direttamente lì dove valutare le richieste d’asilo. Da questi obiettivi sono nati l’accordo UE, promosso dalla Presidente del consiglio Meloni, con la Tunisia e il protocollo con l’Albania.
Occorre però ricordare che la prima mossa del Governo, per affrontare l’emergenza sbarchi, è stata la “dichiarazione di guerra alle ONG”, ovvero l’emanazione del decreto numero 1 del 2 gennaio 2023, denominato “codice di condotta delle ONG”. La norma ha consentito al Ministro dell’Interno in accordo con il Ministro della Difesa e quello delle Infrastrutture, sentito il Presidente del consiglio, di limitare o vietare il transito e la sosta di navi nel mare territoriale, per ragioni di ordine e sicurezza pubblica. Strumento voluto per regolamentare i soccorsi, mira a rendere maggiormente difficoltose le operazioni di salvataggio nel mar Mediterraneo, sino al punto da fare emergere l’intento di contrastarle.
Il Decreto Cutro criminalizza le migrazioni
Il decreto numero 20 del 10 marzo 2023, cosiddetto “decreto Cutro, che prende il nome dal terribile naufragio avvenuto a marzo 2023 in cui hanno perso la vita più di 80 persone, anziché dare una risposta razionale e umana all’aumento del numero di persone che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l’Europa, conferma la presa di posizione del governo a favore della criminalizzazione e della deterrenza delle migrazioni.
Con il decreto Cutro in vigore sarà più difficile ottenere la protezione speciale, ovvero il permesso di soggiorno temporaneo (ma rinnovabile) che consente ai migranti di restare in Italia per ragioni umanitarie e familiari. Non sarà inoltre più possibile convertirlo in un permesso per motivi di lavoro, una decisione che verosimilmente porterà a un aumento dei lavoratori irregolari.
Lo stesso decreto ha introdotto delle novità, volte a semplificare la procedura dei flussi: le quote di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato saranno definite, non più solo per un anno ma per un triennio (2023-2025); si semplifica l’avvio del rapporto di lavoro degli stranieri con aziende italiane e si accelera la procedura di rilascio del nulla osta al lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale; sono previsti ingressi fuori quota per stranieri che hanno superato, nel Paese di origine, i corsi di formazione riconosciuti dall’Italia; i rinnovi del permesso di soggiorno rilasciato per lavoro a tempo indeterminato, per lavoro autonomo o per ricongiungimento familiare avranno durata massima di tre anni, anziché due come oggi.
Accoglienza: Non riesce o non conviene?
Molte le novità, ma il nodo dell’accoglienza e integrazione nessuno lo scioglie. L’Italia pecca di organizzazione: non riesce o non conviene? La logica dell’emergenza permette a tutti di agire senza programmazione, sfornando provvedimenti che non si traducono in un vero processo di integrazione.
Nel frattempo, accordi e protocolli (Italia-Albania e Italia-Tunisia) hanno dato vita ad un forte rallentamento delle partenze dal Nordafrica i cui risultati si intravedono già da fine anno; fideiussioni per evitare la detenzione amministrativa e aumento della quota per l’assistenza sanitaria, tutto volto a rendere impossibile la vita della persona straniera che decide di “sbarcare” in Italia; e infine, “Aiutiamoli a casa loro”, obiettivo del Piano Mattei, decreto di novembre, scatola vuota in attesa di essere riempita di progetti per lo sviluppo dei paesi africani.
Dipartimento Immigrazione UIL
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