Il quadro italiano sulla Green Transition

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14.11.2023

Di recente è stata presentata la quattordicesima edizione del Rapporto GreenItaly, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne, Conai, Novamont, Ecopneus, European Climate Foundation, esperti e associazioni imprenditoriali.

Ponendosi come un vero e proprio diario di bordo della transizione verde, il documento mira ad esplorare le tendenze e le opportunità della green economy in Italia, e presenta anche i dati sull’evoluzione delle fonti energetiche nel nostro Paese, evidenziando una generale crescita delle rinnovabili con una conseguente riduzione nell’uso delle fossili. Tale tendenza, peraltro, in tutta l’Unione Europea, sarebbe stata rafforzata – insieme all’attenzione al tema della sicurezza energetica – dall’invasione russa dell’Ucraina: nel 2022, infatti, per la prima volta, il solare e l’eolico hanno superato il gas nella generazione di elettricità; mentre nel 2023, la produzione solare ed eolica ha consentito di battere il contributo della produzione elettrica da combustibili di tipo tradizionale (petrolio, gas, carbone).

La burocrazia che ostacola il progresso

L’Italia, infatti, dipende dall’energia importata per l’80% del suo consumo totale. Il fattore che ostacola il progresso è principalmente di natura burocratica, con le Regioni che si muovono lentamente e problematiche “culturali” che continuano a limitare lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Nel 2022, sono state installate fonti rinnovabili per una potenza di 3 GW (gigawatt) in Italia, un dato nettamente inferiore agli 11 GW della Germania e ai 6 della Spagna, lontano dall’obiettivo di installare circa 8-9 GW all’anno entro il 2030. Questi numeri risultano ancora insufficienti rispetto alle esigenze effettive e rispetto al potenziale dell’industria italiana.

Il settore dell’eolico mostra un modesto incremento, e per quanto riguarda le installazioni al largo, al momento, c’è soltanto un impianto al largo di Taranto. Tuttavia, secondo i dati di Terna relativi ai primi sette mesi del 2023, la capacità di energia solare in funzione è aumentata notevolmente di 2,7 GW (+113% rispetto allo stesso periodo nel 2022), trainata principalmente dalle installazioni di piccole dimensioni.

Italia leader nel riciclaggio

L’Italia si distingue come leader nel recupero delle materie, un settore in cui il Paese, carente di risorse primarie, eccelle da tempo. Secondo Eurostat, l’Italia ha raggiunto un record nell’efficienza del riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) con una percentuale dell’83,4% nel 2020. Questo tasso supera ampiamente le altre principali economie europee come la Germania (70%), la Francia (64,4%), la Spagna (59,9%), e la media dell’UE (52,6%).

Grazie all’ampio utilizzo di materiali riciclati, nel 2021 l’industria manifatturiera italiana è riuscita a risparmiare circa 18,4 milioni di tonnellate di petrolio, corrispondenti all’11,8% del totale dell’energia lorda disponibile, riducendo le emissioni di gas serra di 61,9 milioni di tonnellate di CO2eq, pari al 15,9% delle emissioni totali italiane.

Tra le filiere più virtuose, spicca l’industria cartaria, un settore con una lunga tradizione nel riciclo manifatturiero, che nel 2021 ha registrato il massimo storico nell’utilizzo di materiale riciclato (62,9%). Anche nel campo degli oli minerali usati, l’Italia continua a primeggiare in Europa nel 2022, rigenerando il 98% del totale raccolto in basi per lubrificanti, oli leggeri e altri prodotti petroliferi.

Il Rapporto sottolinea, inoltre, come la crescita degli investimenti green nelle imprese del Centro-Sud – rilevata nelle ultime indagini – abbia annullato nella Penisola gli squilibri territoriali relativi alla distribuzione delle imprese ecoinvestitrici.

Occupazione e green transition

Da ultimo, sotto il profilo dell’occupazione, alla fine del 2022 le figure professionali legate all’ economia verde rappresentavano il 13,9% degli occupati totali, pari a 3.222 mila unità e i contratti attivati di queste figure sono stati pari al 35,1% di quelli totali previsti nell’anno (circa 5,2 mln), con un incremento di 215.660 unità rispetto alla precedente rilevazione. Tra i comparti aziendali più interessati dai cosiddetti green jobs troviamo le aree progettazione e sviluppo (incidenza 87%), logistica (81,7%) e marketing e comunicazione (79,2%). Guardando in maniera allargata alla richiesta di competenze e cultura green, infine, sempre nel 2022 – su un totale di quasi 5,2 milioni di contratti previsti nel mercato del lavoro – questa conoscenza è stata ritenuta necessaria nell’81,1% dei casi, per circa 4,2 milioni di contratti.

Questa transizione è stata interpretata come un’opportunità per migliorare la competitività dell’Unione. E rappresenta una significativa discontinuità per l’economia, che ora è chiamata a innovare prodotti e servizi in sintonia con i nuovi standard, nonché a sviluppare una forza lavoro altamente qualificata per guidare la transizione energetica.

La Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, parlando alla Confederazione Europea dei Sindacati (maggio 2023), ha ribadito come l’industria delle batterie preveda la creazione di oltre 800.000 posti di lavoro specializzati nei prossimi due anni. Per quanto riguarda l’industria dell’energia, si prevede che entro il 2030 saranno necessari oltre un milione di lavoratrici e lavoratori qualificati, il doppio dell’attuale numero. Nel solo settore dell’energia eolica, a livello mondiale si stima che sarà necessario reclutare, nei prossimi cinque anni, circa 243.800 nuovi tecnici.

Un modello economico a misura d’uomo

Come UIL, siamo consapevoli che garantire l’attuazione dei principi della Giusta Transizione e gettare le basi per una nuova Economia Verde significa non solo favorire il passaggio verso una realtà produttiva a bassa emissione di carbonio, ma anche concretizzare un’occasione preziosa per attrarre nuovi investimenti e, soprattutto, per accompagnare le lavoratrici e i lavoratori verso un mondo occupazionale socialmente e ambientalmente equo, in cui nessuno sia lasciato indietro. Proprio in riferimento ai nuovi “lavori verdi”, la nostra Organizzazione Sindacale intende rafforzare il proprio impegno in favore dell’attivazione di percorsi di formazione continua, che siano in grado di accompagnare le lavoratrici e i lavoratori verso un’occupazione diffusa, sostenibile e di alto profilo.

Solo in questo modo saremo in grado di attuare finalmente un modello economico che sia davvero sempre più a misura d’uomo, che riduca al minimo il consumo di fonti non rinnovabili e di materie prime, e che sia attento alla qualità del Lavoro.

Dipartimento Ambiente UIL

 

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