IL LAVORO DELLE DONNE TRA GAP OCCUPAZIONALE, RETRIBUTIVO E PENSIONISTICO. UNO STUDIO UIL
03.06.2024
Dobbiamo ammetterlo: in Italia, nonostante i tanti sforzi e le tante parole profuse, persiste una cultura ancora intrisa di stereotipi di genere e di reticenze, ma anche di insufficienti politiche ed investimenti per l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro.
Con lo Studio UIL “Il lavoro delle donne tra gap occupazionale, retributivo e pensionistico”, diffuso pochi giorni fa, si è voluto mettere in evidenza come essere donna nel mercato del lavoro italiano non sia semplice.
Gap occupazione e gap retributivo
La riprova ce la fornisce una comparazione a livello europeo dove il nostro tasso di occupazione femminile si colloca all’ultimo posto nel 2023. Inoltre, stando agli ultimi dati Istat riferiti a marzo 2024, il gap occupazionale femminile è di 18,1 punti percentuali più basso rispetto a quello maschile (tasso occupazione delle donne al 53% e degli uomini al 71,1%).
E accanto al forte divario occupazionale di genere, le donne “subiscono” anche un gap retributivo che abbiamo voluto evidenziare nello Studio UIL, attraverso l’analisi e l’elaborazione dei dati Inps riferiti all’anno 2022 (ultimo anno disponibile). Ciò che è emerso è che nel settore privato la retribuzione delle donne lavoratrici è più bassa del 30,2% rispetto a quella dei colleghi uomini, mentre nel settore pubblico questa distanza si riduce al 16,6%.
Se consideriamo il solo settore privato, ad incidere sul forte divario retributivo è un altissimo utilizzo del part time femminile (più o meno volontario). Lo svolgimento del part time ha interessato oltre 5,6 milioni di dipendenti privati e di questi il 63,4% sono donne. Considerando che la retribuzione media annua di una donna in part time è di € 11.704, e che lavorando in full time arriverebbe a € 24.743, lavorando a tempo parziale vi è una perdita di reddito medio annuo pari a € 13.039.
Il gap pensionistico
Analizzando, inoltre, le retribuzioni in base alle tipologie contrattuali con cui si è assunti, è possibile riscontrare come il gap retributivo delle donne sia presente per ogni forma contrattuale. Ciò sta a indicare che a parità di contratto di assunzione, le donne percepiscono mediamente una retribuzione annua più bassa dei colleghi uomini. La temporaneità lavorativa e la stagionalità influiscono negativamente sulle retribuzioni, soprattutto per la componente femminile.
Il gap retributivo delle donne si traduce anche in un gap pensionistico di genere, in cui a fronte di una pensione media annua maschile di € 17.579, quella delle donne è di € 11.333 (-36%).
Quando le donne che non possono lavorare
A queste criticità, occorre aggiungere l’elevato numero di donne inattive per motivi legati alla cura della prole e famiglia, che nel 2023 ha raggiunto oltre 3,3 milioni a fronte di 152 mila uomini. Un divario che è figlio di una cultura della genitorialità e della cura della casa, dei genitori anziani e familiari non autosufficienti, ancora troppo declinata al femminile.
Le donne vogliono poter lavorare, vogliono un lavoro che sia dignitoso, equo, sicuro e che valorizzi le proprie competenze e capacità. Vogliono poter scegliere in autonomia se diventare o meno madri senza che ciò si ponga in antitesi con l’opportunità di un lavoro e di una carriera professionale. Noi, come UIL, continueremo a fare la nostra parte, dentro e fuori i luoghi di lavoro, per continuare a combattere stereotipi di genere e diffondere una cultura di pari opportunità nella vita sociale e nel lavoro.
Dipartimento Lavoro, Coesione e Territorio UIL
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