Il lavoro a distanza fa bene all’Ambiente
02.03.2023
È stato da poco pubblicato uno studio a cura di ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) dal titolo “I potenziali benefici del lavoro a distanza sulla mobilità urbana e i relativi impatti ambientali: risultati di un caso di studio in Italia” (scaricabile al link) il quale ha indagato sull’impatto ambientale che il lavoro a distanza ha avuto in quattro grandi città (Roma, Torino, Bologna, Trento) nel periodo 2015 – 2018.
La scelta di questi quattro capoluoghi è avvenuta per due motivi: il primo riguarda il loro rapporto con il territorio e il profilo storico di ognuno di essi, fattori che hanno determinato, nel tempo, impatti variegati in termini di mobilità urbana; il secondo risiede, invece, nell’alto numero di dipendenti pubblici residenti, che in media lavorano da casa due giorni a settimana.
Ciò che risulta immediatamente evidente è che tale modalità di lavoro consente, ogni anno, di evitare l’emissione in atmosfera di circa 600 kg di anidride carbonica per lavoratore, provocando di riflesso un notevole risparmio in termini di tempo (circa 150 ore), di percorrenza (3.500 km) e di consumo di carburante (260 litri di benzina o 237 litri di gasolio).
In Italia – dove circa una persona su due possiede un’autovettura, vale a dire che esistono 666 auto ogni 1000 abitanti, un dato che pone la nostra nazione al secondo posto in Europa per il più alto tasso di motorizzazione – il settore dei trasporti è responsabile di oltre il 25% delle emissioni totali di gas ad effetto serra a livello nazionale. Più del 90% di queste proviene dal trasporto su gomma, dove sono le automobili a detenere un primato tristemente negativo (70%).
Il report di ENEA, in generale, ha dimostrato che il lavoro agile e tutte le altre forme di lavoro a distanza, tra cui lo smart working, possono essere un importante strumento di cambiamento in chiave green delle abitudini di lavoratrici, lavoratori e cittadini. Appare chiaro, infatti, come tali modalità di svolgere l’attività lavorativa – alternative alle forme più “tradizionali” – siano in grado, da un lato, di migliorare la qualità di vita personale e professionale di chi se ne avvale, dall’altro di ridurre i flussi di traffico, di mitigare i livelli di inquinamento nei centri urbani e di contribuire alla rivitalizzazione di intere aree periferiche (i cosiddetti “quartieri dormitorio”) invertendo letteralmente le percentuali di utilizzo delle stesse da parte dei residenti durante l’arco della giornata.
Interessanti anche i dati circa le modalità di spostamento dei lavoratori nei giorni di accesso in azienda: circa la metà del campione dichiara di viaggiare esclusivamente con mezzi di trasporto privati a motore (47% in auto e 2% su due ruote), mentre il 17% viaggia esclusivamente con i mezzi pubblici e il 16% con un mix di trasporto pubblico/privato.
Come UIL, siamo convinti che investimenti nelle infrastrutture, così come in alcuni settori trainanti quali l’edilizia, i servizi alle imprese, il trasporto, la logistica, ma anche una rinnovata attenzione alle nuove forme dell’occupazione e al benessere di lavoratrici e lavoratori possono costituire un possibile volano per il Lavoro e per il miglioramento della qualità della vita.
È necessario, però, che il consolidarsi di questa modalità di lavoro “smart” affronti concretamente il tema della formazione – non ci si improvvisa lavoratori a distanza – la quale può costituire la vera chiave di volta per modernizzare il concetto stesso di occupazione, che non è solo produttività, ma che investe anche questioni legate al clima e all’ambiente.
Inoltre, va evitato che lo smart working possa tradursi in una progressiva esclusione del lavoratore dalle dinamiche di sviluppo dell’impresa e occorre, parallelamente, una preparazione per gestire correttamente il tempo, avendo cura della propria salute e conoscendo il corretto utilizzo dei devices.
Da ultimo, va evitato che questo nuovo metodo di lavoro crei forme di occupazione frammentate, minimali. Bisognerà dunque, in ogni caso, garantire il tema dei diritti sindacali e la partecipazione per i lavoratori in smart working, così come, in favore di quest’ultima, predisporre strumenti adeguati (bacheca sindacale, comunicati, mailing list, e simili).
Riteniamo, in conclusione, che la qualità del vivere sia collegata, in primis, al Lavoro e alle sue modalità di svolgimento, ma, allo stesso tempo, sia correlato allo sviluppo edilizio, al contesto urbano, alle infrastrutture, ai servizi sul territorio, all’ uso degli spazi e alle condizioni di viabilità e vivibilità: temi che, nella loro interezza, assumono un grande peso nella tutela dei cittadini e che concorrono alla Sostenibilità dello sviluppo locale e nazionale.
Dipartimento Ambiente UIL
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