Stati Generali della Green Economy 2024: un bilancio dei progressi e le sfide che ci attendono
21.11.2024
Appuntamento a Ecomondo per la Transizione Ecologica
Si sono tenuti durante Ecomondo, la fiera annuale leader nei settori della green and circular economy (Fiera di Rimini, 5-8 novembre 2024) gli Stati Generali della Green Economy, che hanno confermato l’ampia partecipazione e il grande interesse del mondo delle imprese rispetto alle sfide che la transizione ecologica ci impone. In occasione della Relazione 2024 sullo stato della economia verde in Italia, il Consiglio Nazionale della Green Economy ha presentato anche un pacchetto di proposte prioritarie per l’avvio della nuova legislatura europea, volto a raggiungere gli impegni presi con l’Accordo di Parigi (2015) e con il Green Deal Europeo.
Il programma, anche quest’anno, è stato strutturato in diverse giornate dedicate a tematiche che abbracciano l’intero spettro dell’economia green e della sostenibilità, trattando anche questioni che vanno dal mondo del lavoro, alle nuove competenze verdi e digitali, dalla gestione dei rifiuti e bioeconomia, al ciclo dell’acqua e al monitoraggio ambientale. L’edizione 2024 ha affrontato poi anche le questioni legate alla blue-economy, attraverso un approccio integrato, spaziando dalla resilienza costiera alla gestione sostenibile delle risorse marine.
Il tema centrale
Il tema centrale di quest’anno è stato “L’economia di domani: il Green Deal all’avvio della nuova Legislatura europea”, con un focus sulle iniziative strategiche europee per accelerare la transizione ecologica e su come quest’ultima possa offrire nuove opportunità di crescita economica, nuovi modelli imprenditoriali, aumento dei posti di lavoro e sviluppo tecnologico.
Durante gli Stati Generali è stata presentata la Relazione sullo Stato della Green Economy.
Le proposte prioritarie per la Transizione Ecologica
Nel corso dell’evento il Consiglio nazionale ha formulato un pacchetto di otto proposte prioritarie per la transizione ecologica, che sarà inviato ai gruppi parlamentari europei, alla nuova Commissione Europea, al Governo e ai gruppi parlamentari italiani. Di seguito le otto proposte per punti:
- Un adeguato impegno europeo per il clima.
- Proseguire con le misure per il risparmio e l’efficienza energetica.
- Accelerare la crescita della produzione e dell’uso di fonti rinnovabili di energia.
- Attuare la Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente per migliorare la qualità dell’aria, ridurre la congestione, e migliorare la mobilità e la vivibilità nelle città.
- Proseguire sulla strada della transizione a una maggiore circolarità dell’economia europea.
- Sostenere iniziative per riavviare un percorso virtuoso per la tutela e il ripristino del capitale naturale.
- Mirare ad un maggior coinvolgimento delle imprese a sostegno del Green Deal europeo.
- Mobilitare maggiori risorse europee per raggiungere gli obiettivi del Green Deal.
Il Green Deal come spina dorsale dell’economia verde
La Relazione sullo Stato della Green Economy ha considerato il Green Deal Europeo come la spina dorsale di una nuova leadership industriale dell’Unione, ed ha approfondito il tema della conquista della leadership dell’UE nei settori green e su come si possano vincere le sfide climatiche legate ad una decarbonizzazione globale.
Risultati e criticità della Green Economy italiana
Entrando nel merito del rapporto, nel nostro Paese la green economy ha raggiunto nel 2023 risultati importanti in settori che interessano l’economia circolare e il biologico come ad esempio, citandone alcuni, la diminuzione delle emissioni di anidride carbonica di oltre il 6%: risultato in linea per poter raggiungere una diminuzione del 55% entro 2030; la riduzione delle emissioni di gas serra e la crescita delle rinnovabili elettriche: in merito a quest’ultimo risultato va segnalato come la produzione di elettricità da fonti rinnovabili abbia superato il 44% del totale nazionale, con sole e vento che per la prima volta hanno generato oltre 50 TWh, coprendo un quinto del fabbisogno elettrico italiano. Altri progressi rilevanti si registrano sull’economia circolare, che ha generato ben 3,6 euro di PIL per ogni chilogrammo di risorsa consumata, circa il 62% in più rispetto alla media Ue. Si svetta anche nel riciclo dei rifiuti, con il 72% del totale, mentre il tasso di utilizzo circolare dei materiali si attesta al 18,7%: risultato ben superiore alla media europea che si attesta all’11,7%. Anche nel settore agricolo, nonostante una lieve flessione della produzione pari al 2,5% nel 2023, e dovuta alla crisi climatica, restano importanti le performance del biologico (le superfici coltivate sono aumentate del 4,5% nell’ultimo anno e dell’86,5% nell’ultimo decennio). Un settore, questo, che impiega quasi 95.000 tra lavoratrici e lavoratori.
Coinvolta anche la filiera della produzione di vino, che ha subito una riduzione in volume del 17,4%, in particolare a causa delle elevate temperature e della carenza di precipitazioni. Una significativa diminuzione (-11,2%) ha caratterizzato anche la produzione di tutte le principali colture di frutta, per l’effetto di eventi climatici sfavorevoli. Si è ridotta anche la produzione di olio (-3,0 % in volume) e le coltivazioni biologiche nel 2023 corrispondono al 19,8 % della superficie agricola utilizzata (Sau). In questo contesto l’Italia si conferma anche leader in Europa per numero di prodotti agricoli di qualità certificata Dop, Igp, Stg: nel 2023 sono 838 (326 nel comparto del Food e 527 in quello del Wine), pari al 27,1 % del totale europeo.
Dato invece negativo è quello che emerge riguardo al tema della mobilità, dal quale emergono le maggiori criticità: con 41 milioni di veicoli circolanti e 694 auto ogni mille abitanti, l’Italia detiene il primato europeo del parco auto più numeroso e nel 2023 circolavano appena 66.000 vetture elettriche, pari al 4,2% del totale immatricolato, rispetto ad una media europea ben più alta.
In diversi settori, poi, persistono diverse criticità che non possiamo trascurare. Pensiamo ad esempio ai reati ambientali, che hanno visto un incremento del 66%; ma anche al continuo consumo di suolo che interessa ormai il 7,14% del territorio nazionale e che si estende anche in aree con fragilità idraulica.
Anche sul fronte dei consumi energetici si registrano miglioramenti; sono infatti diminuiti in settori chiave come gli edifici, con una riduzione dei consumi del 5,5%, e l’industria, che ha registrato un calo del 6%. Tuttavia, i trasporti, che rappresentano il 35% del consumo totale di energia, sono l’unico settore dove i consumi sono aumentati, salendo del 2,2% nel 2023. Gli edifici rimangono il settore più energivoro, con oltre il 40% della domanda energetica nazionale. Anche l’agricoltura ha registrato nel 2023 una flessione della produzione del 2,5%, prolungando una tendenza negativa che va avanti ormai da quattro anni.
Un appello alla Giusta Transizione
Nel Rapporto, si ravvisa un richiamo alla digitalizzazione, che risulta fondamentale per il corretto sviluppo della green economy in tutti i suoi aspetti strategici: un maggiore e migliore utilizzo delle risorse digitali è infatti indispensabile per rendere concreti i cambiamenti decisivi della transizione ecologica in corso.
Alla luce di quanto emerso, riteniamo che solo vincendo la sfida della neutralità climatica attraverso un’economia decarbonizzata e competitiva, sarà finalmente possibile gestire una Giusta Transizione, creando e mantenendo occupazione di qualità, senza che nessuno sia lasciato indietro.
Ogni ulteriore ritardo nell’azione concertata a livello globale contro il riscaldamento globale costituisce una minaccia grave e crescente per il pianeta; ecco che allora garantire l’attuazione dei principi della Giusta Transizione e gettare le basi per una nuova Economia Verde significa non solo favorire il passaggio verso una realtà produttiva a bassa emissione di carbonio, ma anche concretizzare un’occasione per attrarre maggiori investimenti e creare nuova occupazione.
Affinché sia garantita una Just Transition è infatti essenziale definire con il Governo e le Istituzioni un diverso e concreto processo partecipativo e contrattuale, che veda un coinvolgimento delle OO.SS., sia nella fase di definizione delle priorità e dei progetti, sia in quella di monitoraggio e valutazione degli stessi. Altrettanto importante diventa anche la definizione di una nuova politica industriale che sia all’altezza dei tempi e che coinvolga tutti i livelli, prevedendo investimenti in grado di creare lavoro e affrontare le tante crisi aziendali aperte.
Dipartimento Ambiente UIL
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