Il grande sciopero del porto di Londra, 135 anni fa: il primo passo verso l’allargamento della rappresentanza sindacale
14.08.2024
Il grande sciopero del porto di Londra del 1889 fu una tappa fondamentale nella storia del sindacalismo, che finalmente si aprì anche ai lavoratori non specializzati. Nella Gran Bretagna vittoriana, il sindacato era saldamente impiantato sui lavoratori con un mestiere: erano craft unions. I lavoratori senza arte né parte, i non specializzati, i malpagati, non avevano spazio e considerazione nemmeno nelle organizzazioni sindacali. Ha scritto Vittorio Foa nel suo libro sul sindacalismo britannico, La Gerusalemme rimandata – domande di oggi agli inglesi del primo Novecento (1985): “Nella classe operaia inglese la divisione fondamentale della forza lavoro fu tra operai di mestiere, o specializzati (skilled), e operai non specializzati o manovali (unskilled). (…). L’operaio specializzato apparteneva a un mondo considerato razionale, quello del vero lavoro (…). Per molto, troppo tempo, agli occhi degli specializzati e dei loro sindacati, gli operai comuni, i manovali, quelli che lavoravano saltuariamente o in modo precario, come gli scaricatori di porto, i disoccupati, e soprattutto le donne non erano gente che lavorava, erano gente che faticava, non erano veri lavoratori.” A fine Ottocento, cominciò a diffondersi tra i lavoratori non specializzati una domanda di nuovo unionismo che non li escludesse più.
Lo sciopero del porto di Londra cominciò il 14 agosto. Gli scaricatori iniziarono la lotta, facendosi aiutare da alcuni sindacalisti, tra cui John Burns, iscritto alla Amalgamated Society of Engineers (ASE), il sindacato dei metallurgici, grande oratore e punto di riferimento dei manifestanti, con il suo immancabile cappello di paglia che lo rendeva individuabile anche a distanza. Le rivendicazioni più importanti erano la paga di 6 pence l’ora (invece di 4-5), elevate a 8 in regime di lavoro straordinario, e una durata minima del lavoro di 4 ore. Lo sciopero si allargava: stivatori, scaricatori di chiatte, facchini addetti al trasporto del carbone. Ogni giorno Burns guidava gli scioperanti in corteo nei quartieri centrali della città. Come scrisse Henry Pelling nella sua Storia del sindacalismo inglese, tradotta in Italiano per Palazzi Editore nel 1972, con prefazione del dirigente UIL Ruggero Ravenna, “la vista di questa massa enorme ma disciplinatissima, costituita da uomini decisi che camminavano in fila per cinque, impressionò l’opinione pubblica e procurò generosi contributi ai fondi per lo sciopero”.
Lo sciopero finì il 15 settembre: un mese di lotta. Scioperi così lunghi sono spesso esposti a grandi difficoltà di tenuta. Non così in questo caso, che si risolse vittoriosamente per gli scioperanti su tutta la linea. John Burns verrà ripetutamente eletto deputato nel Partito Laburista. I lavoratori costruirono un forte sindacato nazionale, The Dock, Wharf, Riverside and General Labourers Union (DWRGLU), noto anche come il sindacato dei portuali. Il nuovo unionismo aperto anche ai non specializzati mise a segno un’affermazione che presto avrebbe permeato l’insieme del sindacalismo britannico, europeo e mondiale.
La scelta della UIL che al suo XVIII Congresso tenuto a Bologna nell’ottobre del 2022 ha deciso di definirsi sindacato delle persone rappresenta un’ulteriore passo di quel camino che cominciò al porto di Londra 135 anni or sono verso l’allargamento della rappresentanza: una novità nel solco di una tradizione.
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