Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza

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11.02.2023

L’11 febbraio è stato scelto come giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza.
Le donne e le ragazze hanno capacità di apportare alla scienza e alla ricerca nuove prospettive che vanno a beneficio dell’intera comunità. La giornata è stata istituita dalle Nazioni Unite proprio per garantire la pari possibilità di accesso allo studio delle materie scientifiche e alla attività di ricerca e sostenere le ragazze e le donne in quella ‘quotidiana’ lotta per la parità di genere e per l’emancipazione.

Purtroppo, ancora oggi, dobbiamo rilevare come la differenza di genere – in particolare nel contesto nazionale – sia ancora considerato come un limite, un “ostacolo” alla possibilità per le donne di essere parte del mondo della scienza e della ricerca. Anche nel resto del mondo vi sono posti dove, in primis il diritto all’istruzione, viene negato alle donne e poi anche il loro progredire nella carriera scientifica porta con sé forti disuguaglianze, ma anche discriminazioni.

Il Segretario Generale dell’ONU ha evidenziato che “Le donne costituiscono meno di un terzo della forza lavoro in ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico, ancora meno in campi all’avanguardia. Soltanto un professionista su cinque che si occupi di intelligenza artificiale è donna.

Sono state tante, e sono tante oggi, le donne italiane che si sono distinte nell’ambito scientifico e tecnologico: Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Fabiola Gianotti.

Compito di uno Stato moderno deve essere quello di favorire la partecipazione delle ragazze e delle donne all’attività di studio e di ricerca, di abbattere quel muro che da troppo tempo ‘imprigiona’ le ragazze e le donne all’interno di stereotipi che rappresentano solo un danno per l’immagine del Paese, di favorire un processo di empowerment garantendo l’accesso delle donne a posizioni apicali nel mondo del lavoro.

Meno del 30% dei ricercatori è rappresentato da donne. La media in Europa è del 41%, ma in Italia questa percentuale si assesta poco oltre il 30%. In Italia circa il 39% dei laureati in materie STEM è rappresentato dalle donne.

Le studentesse che scelgono le materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) sono in numero nettamente inferiore rispetto agli studenti e ciò contribuisce ad un acuirsi della disparità di genere.

È vero che la parità di genere è stata raggiunta per l’educazione primaria e secondaria, ma il problema persiste ancora nella scelta di determinati percorsi di studio.

È fondamentale, a livello istituzionale, affrontare questo tema, mantenere accesi i riflettori perché il problema del gender pay gap – in particolare in Italia – è sempre più evidente e la popolazione femminile si sta trovando ai margini del cambiamento tecnico-scientifico-tecnologico che la nostra società sta vivendo. Perché proprio la disparità della retribuzione è l’ostacolo più grande e almeno l’87% di coloro che vi hanno partecipato considera fondamentale “promuovere la diversità e l’inclusione nei campi della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica (STEM)”. Ciò emerge dallo State of Science Index ovvero l’indagine che viene annualmente realizzata da Ipsos per 3M che “analizza la percezione della scienza a livello mondiale”.

Stando all’indagine realizzata l’84% di coloro che vi hanno partecipato “crede che ci siano barriere per gli studenti che perseguono un’istruzione STEM”. Barriere che un Paese moderno e le sue Istituzioni dovrebbero contribuire ad abbattere.

Eurostat ha evidenziato che nel 2021 c’erano 6,9 milioni di scienziate e ingegneri con un incremento rispetto al 2020, ma le donne erano “sottorappresentate in tutti i settori della classificazione statistica delle attività economiche nell’UE, sebbene vi fosse un maggiore equilibrio di genere nel settore dei servizi”.

Purtroppo l’Italia continua ad essere il fanalino di coda nel continente europeo perché solo il 34% dei lavoratori in materie STEM è rappresentato da donne e la riduzione del divario di genere nei settori STEM può soltanto apporta benefici alla nostra società e alla nostra economia.

 

Giulia Cavallari-Giovane Avanti!

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