Generazione Z e dipendenze comportamentali

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29.04.2023

Nativi digitali e nuove dipendenze comportamentali da tenere sotto controllo, questo emerge dallo studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità su oltre 8.700 adolescenti tra gli 11 e i 17 anni. Quasi 2 milioni di giovani italiani sono compatibili con una dipendenza comportamentale, attitudine che in un modo o nell’altro ne condiziona l’aspetto sociale ed emotivo, di riflesso la psicologia e l’idea che loro hanno di sé stessi e dell’ambiente circostante. Non solo preoccupazioni quindi, ma anche dati su cui riflettere per interrogarci su quali possono essere le cause e quali i possibili rimedi.

Lo studio: “Dipendenze Comportamentali nella Generazione Z”

Lo studio, nominato “Dipendenze Comportamentali nella Generazione Z”, è la conseguenza di un accordo tra il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità. Così sono emersi ben 1,2 milioni di giovani adolescenti dipendenti dal cibo, quasi 500.000 dipendenti dai videogiochi e 100.000 dai social media.

Ad aggiungersi a questi dati c’è la tendente crescita all’isolamento adolescenziale, parliamo di 65.000 ragazzi che fuggono volontariamente dai rapporti sociali e di un 1,8% di ragazzi tra gli 11 e i 13 anni hanno dichiarato di essersi isolati volontariamente tutti i giorni negli ultimi sei mesi, dato più accentuato tra le ragazze.

Il rapporto con i propri genitori non fa eccezione alla valutazione complessiva del quadro che si è delineato, tutti i ragazzi che hanno una dipendenza comportamentale attesta, con una percentuale che varia tra il 60 ed il 75%, di avere difficoltà comunicative con i propri genitori. Potrebbe quindi bastare, fare informazione e sensibilizzazione sui genitori? O è possibile che ci siano altre variabili da considerare?

Dipendenze dal cibo 

Le dipendenze da cibo e tutti disturbi che ne derivano sono in esponenziale crescita in questo periodo storico, ed è inevitabile non pensare a come social network, modelli di perfezione da “clickbait “e l’ampliarsi (se non quasi sovrabbondare) dell’informazione alimentare possa contraddistinguere questa epoca.

Tra i ragazzi che hanno indicato una dipendenza da cibo 1 su 10 presenta un rischio grave. Tra questi, nella fascia di età 11-13 anni, il rischio di soffrire di depressione moderatamente grave o molto grave è 11,62 volte più alto.

Gaming

Il gaming è al secondo posto tra i rischi di dipendenza, è un fenomeno che riguarda il 12% degli studenti (soprattutto maschi), e raggiunge picchi del 18% tra i ragazzi frequentanti le scuole secondarie di primo grado. È un fenomeno probabilmente tanto conosciuto quanto sottovalutato.

Il gaming non sempre è facilmente controllabile dal lato genitoriale e le sue molteplici sfumature, che passano dalle tipologie di gioco, alla console, al numero di ore e alla cultura verso lo svago che si può maturare nella propria famiglia, contraddistinguono tali dipendenze in un contesto sociale che molto spesso le accette senza neanche combatterle.

Come per i social media, la dipendenza passa per una tecnologia comunemente entrata nella nostra quotidianità, in maniera molto più tossica di quanto se ne parli, e con ampia diffusione non solo tra i più giovani. Un ragazzo su 40 ha questo comportamento, e la percentuale cresce nelle ragazze tra i 14 e i 17 anni, con rischi 10 volte più alti di soffrire in via conseguente di ansia social grave o molto grave e di avere un carattere con più alta impulsività.

I distanti digitali

Se è vero che ogni generazione ha le sue caratteristiche, questi fenomeni contraddistinguono indubbiamente i nativi digitali che si stanno affacciando nel mondo degli adulti, adulti di oggi, invece che hanno “subito” questa tecnologia, a volte crescendo assieme a essa, a volte risultando “boomer” o eternamente distanti digitali, con le proprie difficoltà.

Il meccanismo che porta queste nuove dipendenze comportamentali passa per la generazione Z, ma coinvolge soprattutto le generazioni precedenti che oggi hanno diversi ruoli nella crescita e nell’istruzione di queste ragazze e ragazzi, probabilmente abbiamo bisogno tutti di riflettere ampiamente su come mettere insieme tutti questi pezzi e costruire una rete sociale che sappia reggere i disagi dei più giovani, prevenendoli e curandoli con empatia.

Valerio Camplone

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