Emergenza climatica. Un futuro arido e caldo per l’Italia

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25.07.2024

Il cambiamento del clima, che si avvia ad essere sempre più significativo e duraturo, è uno dei problemi più gravi e urgenti che il nostro pianeta sta vivendo. Esso è causato principalmente dalle attività quotidiane dell’uomo, dal momento che le emissioni di gas serra, come l’anidride carbonica e il metano, provengono principalmente dalla combustione dei combustibili fossili e dalle pratiche agricole e industriali. I cosiddetti gas climalteranti intrappolano il calore nell’atmosfera, portando a un aumento delle temperature globali, a stravolgimenti nei modelli delle precipitazioni e a eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e intensi.

Le conseguenze del climate change sono molteplici e profondamente impattanti. Influiscono sugli ecosistemi naturali, sulla biodiversità, sull’agricoltura, sull’economia e sulla nostra salute. La fusione dei ghiacciai e l’innalzamento del livello dei mari minacciano le zone costiere, mentre l’aumento delle temperature e le alterazioni delle precipitazioni stanno causando periodi di siccità prolungati, desertificazione e perdite nei raccolti agricoli in molte regioni del mondo.

La situazione nel nostro Paese

In Italia, gli effetti dei mutamenti del clima sono particolarmente evidenti e preoccupanti e stanno gradualmente trasformando l’ecosistema del nostro Paese, con un Nord sempre più caldo e un Sud via via più arido. Greenpeace Italia, in collaborazione con esperti del settore, ha presentato dati allarmanti in occasione della Giornata Mondiale contro la Desertificazione: “il clima italiano sta diventando sempre più tropicale, con inverni caldi e precipitazioni sempre più irregolari”.

Negli ultimi 40 anni, la temperatura media invernale in Italia è aumentata di quasi 1,5°C, con punte di quasi 2°C nel Nord-Ovest e di oltre 1,5°C nel Nord-Est. Le regioni più colpite includono la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Lombardia. Durante l’inverno del 2024, il Nord Italia ha visto cadere una quantità di pioggia pari a quella dei tre inverni precedenti messi insieme. Al contrario, il Sud ha sperimentato una significativa riduzione delle precipitazioni, con cali del 2,3% nelle regioni meridionali e del 5,7% nelle isole rispetto alla media del trentennio 1981-2010.

Il 2022 è stato l’anno più siccitoso per l’Italia, con il Nord-Ovest che ha visto una riduzione delle piogge del 64%. I suoli italiani, ad eccezione di quelli della Valle d’Aosta, sono diventati più poveri d’acqua rispetto agli ultimi trent’anni. In Sicilia, l’acqua nei suoli superficiali è diminuita di oltre il 2% negli ultimi quattro inverni, e sia la Puglia che la Calabria registrano cali superiori all’1%.

Circa il 70% della Sicilia risulta, ad oggi, altamente vulnerabile alla desertificazione. Altre regioni a rischio sono il Molise (58%), la Puglia (57%) e la Basilicata (55%). La Sardegna, le Marche, l’Emilia-Romagna, l’Umbria, l’Abruzzo e la Campania presentano, invece, registrano un rischio di desertificazione compreso tra il 30% e il 50%, mentre la Calabria, la Toscana, il Friuli-Venezia Giulia, il Lazio, la Lombardia, il Veneto e il Piemonte sono tra il 10% e il 25%. La siccità ha colpito duramente l’agricoltura nel Sud Italia. La carenza di precipitazioni e infrastrutture adeguate ha bloccato i lavori nelle campagne meridionali, costringendo molte aziende agricole a rinunciare alle assunzioni.

Le difficoltà nel settore agricolo

Le difficoltà si estendono anche ai raccolti, con cali fino al 70% per il grano, e problemi previsti anche per la vendemmia e la raccolta delle olive. Nelle stalle, la mancanza di acqua continua a causare la morte degli animali. Le infrastrutture obsolete, poi, aggravano ulteriormente la situazione disperdendo l’acqua già scarsa.

L’ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni) sottolinea che, ormai, le siccità straordinarie si ripetono ogni anno, con gravi ripercussioni sugli ecosistemi e sulla produzione alimentare. Nonostante una apparente attenzione da parte della politica, mancano tuttavia interventi fondamentali come il finanziamento del Piano Invasi e l’approvazione della legge contro il consumo indiscriminato di suolo.

Siccità e precipitazioni estreme

Oltre alla siccità, l’Italia deve affrontare anche il problema delle precipitazioni estreme. Secondo l’ISTAT, le piogge sono sempre più spesso accompagnate da eventi meteorologici estremi che fanno sì che il terreno non riesca ad assorbire l’acqua, causando alluvioni e dissesti. Questi eventi contribuiscono ulteriormente all’impoverimento dei suoli, già provati da una costante diminuzione delle risorse idriche disponibili. Infatti, anche una piccola riduzione della capacità del suolo di trattenere l’acqua può avere un impatto significativo sulla disponibilità per le piante, costringendo gli agricoltori a ricorrere a un’irrigazione più intensiva e causando, per conseguenza, un consumo maggiore.

La desertificazione rappresenta una minaccia crescente per l’Italia, con gravi conseguenze per l’ambiente, l’agricoltura e l’economia. Come UIL, riteniamo sia urgente attuare interventi significativi per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico e proteggere e potenziare le risorse idriche del Paese. Solo attraverso una combinazione di politiche efficaci, investimenti in infrastrutture e una gestione sostenibile delle risorse, l’Italia potrà mitigare gli effetti devastanti della siccità e della desertificazione.

Necessario intervenire

Per questo motivo, non smetteremo di chiedere ai decisori politici di predisporre fondi strutturali e interventi normativi volti a realizzare sistemi idrici sostenibili, capaci di creare nuova occupazione di qualità e avviare un significativo cambiamento nella gestione del “bene acqua”. Garantire l’accesso a quest’ultimo, infatti, è essenziale anche per sostenere settori strategici come l’agricoltura, l’industria e i nuovi trend di urbanizzazione che comporteranno un aumento significativo della domanda sia energetica che, appunto, idrica.

L’interdipendenza tra lavoro, cambiamento climatico, biodiversità, sviluppo sostenibile e tutela dell’acqua è oggi sempre più forte e richiede un’azione immediata, che intendiamo continuare a sollecitare con forza dalle istituzioni, dalla politica e dal Governo.

Dipartimento Ambiente UIL

 

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