Tra astensione e partecipazione: riflessioni sulla democrazia che non raggiunge
08.01.2025
L’importanza della partecipazione democratica dei cittadini alla vita del Paese rappresenta uno dei pilastri fondamentali per il consolidamento della nostra democrazia e per la costruzione di una società più giusta e solidale.
Per la UIL, la partecipazione attiva non si limita al diritto di voto, ma si estende a un impegno continuo nella definizione delle politiche pubbliche, nella tutela dei diritti sociali e nel rafforzamento del welfare pubblico e universale. Ogni persona ha il diritto e il dovere di contribuire alla vita politica ed economica del Paese, affinché le decisioni che riguardano il futuro della nostra comunità siano realmente espressione della volontà “di un paese reale” e rispondano alle esigenze concrete delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani, delle famiglie, dei più vulnerabili.
In questo contesto, la UIL ha sempre svolto un ruolo centrale, non solo nella difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche nell’affermazione di una partecipazione democratica che sia inclusiva e capace di influire sulle politiche economiche e sociali a tutti i livelli. La costruzione di un Paese più equo e sostenibile passa per noi attraverso l’ampliamento e il rafforzamento della partecipazione democratica: un valore che dobbiamo difendere, estendere e promuovere ogni giorno, anche attraverso la mobilitazione.
Purtroppo, non possiamo non registrare che oggi la realtà ci dice cose diverse e che i dati di affluenza alle amministrative ed alle europee non sono altissimi. Uno dei temi da indagare è quello “dell’astensionismo involontario”. Per milioni di cittadini, studenti e lavoratori che studiano o lavorano in Italia, lontano dal proprio comune di residenza, è praticamente impossibile recarsi alle urne. Per farlo devono sostenere viaggi lunghi e costosi, assentandosi dai luoghi di studio o di lavoro e questo significa, per la maggior parte di loro, astenersi involontariamente e non recarsi alle urne.
Alle ultime elezioni Europee, almeno gli studenti universitari, per la prima volta, hanno potuto votare a distanza. Ciononostante, per molte categorie di lavoratrici e lavoratori, circa 4.9 milioni, non vi è ancora soluzione prospettata per partecipare alle elezioni Politiche, Regionali e Amministrative, qualora si trovino fuorisede per lavoro.
Parliamo di lavoratori appartenenti ai corpi militari, alle forze di polizia, ai vigili del fuoco e i naviganti (marittimi o aviatori), ai lavoratori dei trasporti e dei servizi essenziali. Ma non solo, perché vi rientrano anche tutti coloro che pagano la precarizzazione del mercato del lavoro.
Il panorama del lavoro in Italia è caratterizzato da tempo da una crescente precarizzazione, che include contratti a tempo determinato, a chiamata, collaborazioni occasionali e altre forme di lavoro flessibile. Questi contratti sono spesso utilizzati in settori che richiedono mobilità, come la ristorazione, il turismo, lo sport, l’industria dello spettacolo e altri ambiti in cui la parola d’ordine per chi lavora è precarietà e discontinuità: dei veri e propri “lavoratori fantasma”, che a causa della precarietà hanno paura di chiedere ed usufruire di un diritto, un permesso o un giorno di ferie, sempre che venga riconosciuto.
Questa precarietà oltre che “ammalare” il mondo del lavoro, e generare incertezza nella vita delle persone, crea un conflitto tra la possibilità di esercitare un diritto civile e costituzionale e tenersi un lavoro. Se un lavoratore precario risiede in un comune diverso rispetto a quello in cui lavora, difficilmente riuscirebbe a recarsi fisicamente al seggio elettorale in qualche ora, necessiterebbe di un permesso – e quindi di assentarsi dal lavoro – oltre che dover sostenere delle spese per la mobilità, perché non è messo nelle condizioni di poter votare.
Ciò che possiamo dire oggi con forza come Organizzazione sindacale, come UIL, è che le lavoratrici e i lavoratori credono nella partecipazione democratica e ci credono con forza!
Infatti, la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alle elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) è uno degli indicatori più importanti per misurare l’interesse e l’impegno della forza lavoro nei processi decisionali legati ai propri diritti e condizioni di lavoro. Le RSU in Italia sono partecipate, sentite, volute dalle lavoratrici e dai lavoratori.
Le elezioni per il rinnovo delle ultime RSU, che si sono tenute l’ultima volta nel 2022 in molte realtà aziendali italiane, hanno visto una partecipazione nei grandi gruppi industriali e nelle amministrazioni pubbliche intorno al 70-80% su scala nazionale. Alle ultime elezioni amministrative del 2023, la percentuale di affluenza si è aggirata intorno al 60-65% su scala nazionale.
Il Paese crede nella partecipazione, questo come UIL lo possiamo dire con convinzione. Allora la domanda da porsi è come mai? Come mai pur essendo entrambi i tipi di elezione vitali per influire sulle condizioni di vita dei cittadini e dei lavoratori, l’interesse pratico per le elezioni delle RSU tende a essere maggiore?
Possiamo dire che difficoltà logistiche e precarietà del lavoro influiscono sulla possibilità di partecipare. Questo in particolare per i lavoratori fuori sede rispetto alle elezioni politiche; possiamo dire che la chiarezza e la concretezza di programmi agisce sulla qualità e consistenza dei temi presentati e sulla comprensione e la realizzazione degli stessi per le lavoratrici e i lavoratori; possiamo dire che la maggiore inclusività e coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori vince nell’espressione di una voce reale che si sente ascoltata. Ma possiamo dire, soprattutto, che la partecipazione democratica è un diritto sentito nel nostro paese sul quale riflettere per trovare soluzioni all’astensionismo, sia esso involontario o non.
Servizio Stato Sociale, Politiche Economiche e Fiscali, Immigrazione
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