DA 1.124 EURO A 2.200 EURO IL COSTO PER UN CENTRO ESTIVO

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14.07.2023

Senza asili nido e scuole aperte, i costi da sostenere per i centri estivi sono troppo alti e spesso inaccessibili per la maggioranza dei genitori, così come troppo lungo è il periodo di chiusura estiva delle scuole. Quella della chiusura scolastica e di dove lasciare i propri figli è una problematica che ricade esclusivamente sui genitori, ancora più grave per quei nuclei in cui entrambi lavorano o sono senza la famiglia di origine, o dove il carico pesa solo sulle madri.

Non è possibile ipotizzare un sostegno a carico dei nonni o per mancanza di una rete familiare o perché ancora legati al mercato del lavoro a causa dell’allungamento della speranza di vita. È quanto affermato da Anna Rea, Presidente Adoc Nazionale, commentando l’indagine realizzata da Adoc e Eures che ha analizzato i costi medi dei centri estivi, con un focus su 5 città: Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari.

Secondo la ricerca, il costo medio in Italia per una famiglia che decide di mandare i propri figli in un centro estivo privato è pari a 140,50 euro per una settimana ad orario pieno, mentre il prezzo scende a 95,80 euro per mezza giornata. Considerando che nel nostro Paese il periodo di chiusura delle scuole è di circa 12 settimane – rispetto alle 6/8 settimane in Germania, Francia o Regno Unito – e immaginando che una coppia genitoriale, andando in ferie anche parzialmente sfalsate, riesca a coprire soltanto una parte di questo tempo, il costo medio che dovrebbe sostenere per il restante periodo di 8 settimane sarebbe pari a 1.124 euro, arrivando a circa 2.200 euro la spesa totale per una famiglia con due figli.

Nell’ipotesi più realistica in cui la famiglia riesca ad iscrivere i propri bambini ad un centro estivo “soltanto” per 5 settimane, il costo totale da sostenere scenderebbe a 702 euro per il primo figlio,
a cui occorrerebbe aggiungere altri 671 euro circa per ogni figlio “aggiuntivo”, per un totale di 1.373euro per una famiglia con due figli e di 2040 per una famiglia con tre figli: oltre la metà del proprio reddito mensile.

CENTRI ESTIVI CONVENZIONATI

Differente è il caso dei centri estivi convenzionati che possono offrire prezzi calmierati grazie ai fondi stanziati dai Comuni. In questo caso i costi per le poche famiglie che riescono ad accedere ai bandi pubblici risultano significativamente inferiori. Considerando infatti un costo medio settimanale di un centro estivo convenzionato pari a 50 euro, una famiglia con due bambini si troverebbe a sostenere una spesa di 782 euro per 8 settimane: 400 euro per il primo figlio e 382 euro per il secondo, applicando il medesimo sconto del 4,5% dei centri privati e di 490 euro per 5 settimane.

MILANO LA PIÙ CARA

Dallo studio gli scarti che si evidenziano, in base all’area geografica di riferimento, sono rilevanti. Al Nord il costo medio per una settimana in un centro estivo privato a tempo pieno è di 159 euro, al Centro scende a 123 euro, mentre al Sud si riduce ulteriormente a 105 euro, per mezza giornata i costi sono rispettivamente di 114 euro al Nord, 87 euro al Centro e 69 euro nel Mezzogiorno.

Milano è la città più cara, il costo medio dei centri estivi privati si attestano a 207,07 euro a settimana per il tempo pieno e 163,10 euro per l’orario ridotto. Inferiore il costo medio di un centro estivo a Bologna, che scende a 109,60 euro settimanali per l’orario pieno e a 86,50 euro per l’orario ridotto.

A Roma il costo medio settimanale di un centro estivo privato con un orario pieno risulta pari a 123,10 euro, mentre scende a 87,50 euro per l’orario ridotto. La situazione dei centri estivi nel
Mezzogiorno, coerentemente al costo della vita inferiore, è più vantaggiosa almeno dal punto di vista economico, ma decisamente più carente sul fronte dell’offerta. A Napoli il costo medio per un
centro estivo con orario pieno è pari a 105,30 euro a settimana, mentre il costo scende a 76 euro per l’orario ridotto.

A Bari, infine, il costo per i centri estivi con orario pieno è di 100 euro a settimana, mentre è di 65,40 euro per quelli che prevedono anche l’orario ridotto.

REA: SERVONO MISURE STRUTTURALI E NON EPISODICHE A SOSTEGNO DEI FIGLI

Le agevolazioni per le spese di iscrizione ai centri estivi sono poche e insufficienti a coprire i costi da sostenere e il contributo riconosciuto si basa sull’ISEE del nucleo familiare. Per ottenere le
agevolazioni bisogna avere un ISEE basso e per averlo o sei povero o sei un evasore – ha spiegato Anna Rea, Presidente Adoc Nazionale. I limiti della situazione economica sono eccessivamente rigidi, ci sono moltissime famiglie in difficoltà, anche quelle con un reddito medio.

Un’altra problematica riguarda poi la mancanza di una continuità formativa per bambini e ragazzi. Per l’Adoc bisognerebbe incentivare servizi di quartiere, o a livello condominiale, soprattutto nei piccoli centri sprovvisti di centri estivi, anche attraverso una sburocratizzazione che però non sia a scapito della salute e della sicurezza dei bambini.

Se vogliamo incidere positivamente sulla natalità del nostro Paese dobbiamo cominciare a mettere in campo misure a sostegno dei figli. Misure economiche e sociali che siano strutturali e non
episodiche. Una di queste è sicuramente il sostegno per il periodo di chiusura estiva delle scuole.

Noi pensiamo che i costi non possano ricadere solo sulle famiglie già gravate dall’inflazione che colpisce in particolar modo il carrello della spesa, arrivato ora al 10,7% – ha concluso la Presidente
Adoc Nazionale. Non dobbiamo avere una visione miope, ma concretizzare misure a sostegno dei figli, servizi efficienti e investimenti che siano a beneficio delle famiglie e dell’intera collettività.

Per il Presidente di Eures, Fabio Piacenti, bisogna ripensare alla città con spazi dedicati ai minori, recuperando aree dismesse e inutilizzate per creare servizi permanenti per i bambini e i ragazzi con aspetti positivi per le famiglie e per le conseguenti prospettive occupazionali che si verrebbero a creare.

Ufficio Comunicazione Adoc

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