Cyber security, cosa pensano gli italiani? Il rapporto Censis

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Cyber security: siamo sicuri di fare il possibile per proteggere i dati, le immagini e i file che trasmettiamo online ogni giorno? Il primo Rapporto Censis-DeepCyber sulla Cybersicurezza in Italia, presentato alcuni giorni fa, ha raccolto una serie di informazioni interessanti su come gli italiani percepiscano il mondo digitale, su cosa facciano per proteggere la propria privacy e su quali e quanti timori abbiano in merito.

Tra social network e app di messaggistica viaggiano online e senza sosta immagini, pensieri e dati privati. E anche se ormai si è innescato un automatismo verso la propagazione di tali elementi, non bisogna abbassare la guardia. Il punto è che sempre più spesso si verificano casi di furti di identità, attacchi hacker e truffe. Ma gli italiani cosa ne pensano? Cosa fanno per porre dei limiti alle difficoltà in cui si può incorrere?

RAPPORTO CENSIS-DEEPCYBER: COSA PENSANO GLI ITALIANI DELLA CYBER SECURITY

Il Rapporto, come ha spiegato Gerardo Costabile, amministratore delegato di DeepCyber, pone al centro dell’analisi il “fattore umano”. A tal proposito, Costabile, evidenzia quanto sia fondamentale acquisire conoscenze in merito alla questione sicurezza per creare “una cultura digitale necessaria”.

Da questo presupposto parte anche la Ces, confederazione europea dei sindacati, che ritiene sia necessario intraprendere azioni proattive per garantire la sicurezza informatica, che sia in ambito lavorativo o per la vita privata. Inoltre, in merito alla questione Intelligenza Artificiale, la Ces reputa anche che vi sia l’esigenza di un quadro normativo trasparente per garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona. Anche la Ces fa riferimento alla necessità di fornire sistemi di alfabetizzazione digitale e di intelligenza artificiale. L’istruzione e la trasparenza dei sistemi di IA e delle nuove tecnologie è fondamentale.

Online e offline, ormai, fanno parte di un unico pacchetto. Non si può più parlare di una distinzione tra i due mondi. La persona vive in un’intelaiatura di reale e virtuale, dove i confini non sono netti, ma sbiaditi e, a volte, difficilmente riconoscibili.

Ad ogni modo, la riflessione sulla necessità di una cultura digitale arriva dopo l’analisi dei dati. Prima di andare nel dettaglio, partiamo da un numero: nove italiani su dieci temono per la propria sicurezza informatica. Ma di questi quanti fanno qualcosa per proteggersi? Quanti in effetti sanno cosa poter fare per evitare di avere problemi?

Il 61,6% dichiara di aver attivato dei sistemi di sicurezza per tutelare la propria privacy. Il 18% di questi ha deciso di affidarsi a un esperto, l’82% invece ritiene di fare il possibile da sé.

Il restante 28,1% si dice preoccupato, ma non ha intenzione di agire concretamente per cautelarsi. Solo il 10,3% riferisce di non avere alcun timore per la propria sicurezza informatica.

In conclusione, c’è coscienza dei tranelli che il mondo informatico nasconde, ma ancora non è strutturata del tutto una cultura digitale che permetta di attivare tutte le precauzioni necessarie.

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