Crisi aziendali: a rischio 100.000 posti di lavoro
20.03.2023
La nota mensile redatta dall’Istat riguardo l’andamento dell’economia italiana, ci parla di uno scenario internazionale che resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso.
Per quanto riguarda l’Italia, si sottolinea come nel quarto trimestre del 2022, dopo sette incrementi consecutivi, il Pil italiano ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa, tenuto presente che questo valore è dato dal combinato del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte.
Il mercato del lavoro – sempre secondo il nostro Istituto di statistica – si è confermato in miglioramento anche a gennaio. Il numero dei lavoratori dipendenti ha oramai superato i livelli pre-pandemia mentre gli indipendenti restano ancora al di sotto dei valori medi del 2019.
Le prime informazioni per il 2023 di cui dispone l’Istat hanno anche mostrato una decelerazione riguardo la produzione del settore manufatturiero. Nell’ultima parte del 2022, il settore dei servizi, seppure ancora in aumento, ha mostrato anch’esso una decelerazione.
Aumenterebbe invece il clima di fiducia dei consumatori, che nel mese di febbraio è tornato a migliorare, mentre quello delle imprese, dopo essere aumentato per tre mesi consecutivi, si è stabilizzato.
Per quanto riguarda i nostri scambi con l’estero, nel mese di dicembre le esportazioni e le importazioni hanno mostrato una flessione in termini congiunturali (-1,9% e -1,1% rispettivamente). Comunque nel complesso si sottolinea che il 2022 è stato caratterizzato da un forte aumento dei valori scambiati (+19,9% le esportazioni +36,5% le importazioni), su cui ha influito anche l’aumento dei prezzi soprattutto dei beni importati.
Una situazione in chiaroscuro ed ancora incerta. Ciò che però è certo è che in questo momento in Italia ci sono circa centomila posti di lavoro da salvare. Sono persone che rischiano di veder scomparire la propria azienda in crisi.
Settantatré i tavoli di crisi aperti presso il ministero delle imprese e del made in Italy. Tra questi, quarantadue sarebbero quegli “attivi”. La prevalenza vede coinvolte imprese del settore chimico (10) e metalmeccanico (25). I “monitoraggi” ammonterebbe, invece, a 31.
Convocati già da inizio anno i tavoli presso la Struttura per le crisi di impresa per l’azienda aerospaziale Dema, che si trova in Campania; per la Treofan di Terni operante nel settore metalmeccanico, per la multinazionale dell’elettronica Jabil sita in provincia di Caserta; per la Wartsila di Trieste operante nel settore delle tecnologie innovative e soluzioni per il ciclo di vita per i mercati marino ed energetico; per la veneta Speedline, azienda dell’automotive; per Ansaldo Energia di Genova; per Softlab e la QF di Campi Bisenzio; per Industria Italiana Autobus e per il polo di Portovesme.
Riguardo le aziende che hanno una particolare rilevanza economico/strategica per il Paese, e questo è il caso della ex Ilva, è stato varato un decreto lo scorso 5 gennaio, permette di trasferire 680 milioni ad Acciaierie d’Italia (è il nome del nuovo impianto di Taranto): un prestito ponte per coprire i debiti ed evitare di portare i libri in tribunale, oltre a sostegni a favore di altre aziende strategiche.
Una situazione molto complessa e che riguarda aziende situate da nord a sud del Paese.
Su ogni tavolo, le Organizzazioni Sindacali rimangono attive e propositive. Ogni vertenza ha specifiche peculiarità e viene affrontata con il massimo della responsabilità verso i lavoratori coinvolti.
Manca però una strategia industriale di fondo per evitare interventi emergenziali che inseguano le crisi. Da questo punto di vista è cruciale che l’Unione Europea pianifichi e adotti una vera politica industriale finanziata da emissione di debito comune, la quale poi sia declinata da ogni Stato membro. Senza un’azione congiunta di respiro europeo la grande scommessa di transizione ecologica della manifattura europea fallirà con gravissime ripercussioni sociali, senza che i target di abbattimento delle emissioni siano raggiunti.
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