Perché la cooperazione allo sviluppo è importante…..per tutti
29.11.2023
Per molto tempo si è pensato che il Mediterraneo avesse perso la sua centralità e fosse sostanzialmente un mare “chiuso”. Eppure, il Mare Nostrum è il vero punto di congiunzione tra l’Occidente – le grandi democrazie – e il Sud del mondo.
L’Italia ha una storia densa di collaborazione e cooperazione (vissuta a fasi alterne) con il Continente africano e di questi temi si è parlato oggi presso la sede nazionale della UIL, all’interno della cornice del Centro Congressi “Bruno Buozzi”, dove si è svolto un seminario riguardante il progetto “Osservatorio Euro Mediterraneo Mar Nero”.
Il titolo dell’iniziativa – ultimo passaggio di una serie di incontri a cui hanno partecipato decine di esperti provenienti sia dalla cooperazione, dall’università, dal sindacato e dal mondo imprenditoriale – è già di per sé molto eloquente: Ambiente, cooperazione, disuguaglianze sociali, mitigare i fenomeni migratori creando opportunità di lavoro e sviluppo socio economico sostenibili: le sfide del Mediterraneo.
Organizzatore dell’evento odierno è stato Progetto Sud, ong legata alla UIL, e partener del progetto insieme a Fispmed, FareAmbiente, EU-MED.
A moderare l’incontro è stata Anna Rea, oggi presidente ADOC Nazionale, ma già dirigente di Progetto Sud, la quale ha sottolineato in apertura la “sfida del Mediterraneo”, che è, oggi più che mai, davanti ai nostri occhi.
In collegamento, il presidente Fispmed, Roberto Russo, che ha rimarcato l’importanza della cooperazione non solo come volano di sviluppo economico, ma anche come veicolo di democrazia. I mutamente climatici, ha continuato Russo, sono tra le cause profonde delle migrazioni forzate e la cooperazione allo sviluppo è uno dei modi principali non solo per aiutare chi è in difficoltà secondo criteri di solidarietà, ma anche a controllare i flussi migratori, affrontandone le cause economico-sociali.
L’Africa – ha poi affermato Giovanni Bellissima, presidente di Progetto Sud – non è un paese da guardare con diffidenza, alzando muri. Ma, piuttosto, un partener per costruire un mondo più sostenibile. Fondamentale sarà mettere anche le persone a conoscenza delle problematiche legate ai cambiamenti climatici, coinvolgere la società civile e le istituzioni. Solo uno sviluppo condiviso può salvare l’ambiente e garantire una vera e duratura tenuta sociale.
A seguire, la professoressa Leila El Houssi, che insegna presso la “Sapienza” di Roma, la quale ha evidenziato come oggi l’Africa sia vissuta come un problema. Da ciò deriva che tutto il discorso politico si definisca solo all’interno di una logica di respingimento. Eppure, ha continuato la Houssi, durante l’età repubblicana, l’Italia ha avuto intensi e importanti momenti di collaborazione con l’altra sponda del Mediterraneo. Ha citato come esempi positivi sia l’opera di Enrico Mattei negli anni ’50 e ’60 sia le esperienze di governo degli anni Ottanta che vedevano Bettino Craxi alla presidenza del consiglio e Giulio Andreotti al ministero degli esteri. Necessario, quindi, ritornare all’utopia delle sfide della cooperazione prima di tutto sul piano culturale, aspetto tanto trascurato quanto importante.
Stefano Glinianski – magistrato della Corte dei conti e presidente OIV – ha centrato il suo intervento sulla questione dell’importanza della cooperazione come strumento di reciprocità e del ruolo della conoscenza dell’altro per la buona riuscita di ogni progetto. Ha criticato gli appesantimenti burocratici che frenano lo sviluppo e preso le distanze dal modello cooperativo cinese, che non crea un partenariato alla pari, muovendosi invece su logiche del tutto predatorie.
La dottoressa Anna Schettino, presidente CRA, dal canto suo, ha ribadito l’importanza della sburocratizzazione delle procedure rispetto a progetti riguardati innovazione e internazionalizzazione, indicando nella formazione la leva principale per la rimozione delle barriere sociali.
Matteo Silvano, project officer presso Progetto Sud, ha focalizzato il suo intervento sul rapporto inscindibile tra migrazioni e cambiamenti climatici; discorso che diventa molto complesso anche per il solo mancare di una definizione giuridica di “migrazione climatica/ambientale”.
A chiudere la giornata, Santo Biondo, segretario confederale UIL, che ha declinato il suo intervento sottolineando come fondamentale per la cooperazione sia essere realmente legata al territorio.
Il Sindacato, ha proseguito Biondo, ha la consapevolezza di svolgere un ruolo importante per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile: tema questo, che non può assolutamente essere slegato dalla tutela dei diritti del lavoratore, tra cui quello fondamentale alla sicurezza, anche ovviamente per i lavoratori immigrati.
Secondo il Segretario, siamo all’interno di importanti processi di trasformazione e in un contesto continentale caratterizzato da un preoccupante “inverno demografico”. Questo ci dovrebbe portare a riflettere più serenamente rispetto all’importanza della forza lavoro che i migranti possono fornire, in un paese come il nostro dove mancano centinaia di migliaia di lavoratori per soddisfare il fabbisogno di manodopera.
Sul piano nazionale, ha concluso Biondo, rimane dirimente la questione dello sviluppo del Meridione, come fattore essenziale del progresso di tutta la nazione.
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