Come si trova lavoro? Per l’Inapp vince il passaparola
27.06.2022
La ricerca del lavoro non è mai facile. Si passa velocemente dalla frustrazione all’entusiasmo per poi tornare al punto di partenza. Molti decidono sì di cercare lavoro affidandosi ai numerosi portali di annunci online; ma, sorprendentemente, nell’epoca del digitale, il canale informativo più fortunato è quello del passaparola. A rivelarlo è uno studio dell’Inapp, Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, pubblicato di recente e presentato dal Consiglio Nazionale e dalla Fondazione Studi dei consulenti del lavoro a Bologna nell’ambito della 13 edizione del Festival del lavoro.
LINKENDIN? NO, MEGLIO IL PASSAPAROLA PER TROVARE LAVORO! COSA DICE LO STUDIO
L’istituto ha portato avanti l’indagine oggetto dell’articolo per ben dieci anni, raccogliendo quindi materiale dal 2011 al 2021. Ne è emerso che a livello nazionale quasi un lavoratore su quattro ha trovato il proprio impiego tramite parenti, amici e conoscenti; il 9%, invece, ha trovato lavoro grazie ai contatti stabiliti nell’ambiente professionale frequentato in precedenza.
Lo studio nasce all’interno dell’analisi più ampia Inapp-Plus, dove, per circa quindici anni, sono state prese in considerazione le dinamiche tra domanda e offerta nel mondo del lavoro. I risultati dell’indagine hanno anche portato a evidenziare che il ruolo dei concorsi pubblici ha subito un ridimensionamento importante; parliamo del 10% per chi ha trovato lavoro, pari a sette punti percentuali in meno rispetto a dieci anni prima.
Inoltre, l’Inapp ha rilevato anche che in molti hanno fatto richiesta alle agenzie private e ai job center delle istituzioni scolastiche per trovare un impiego.
Sebastiano Fedda, Presidente dell’Istituto Inapp, ha così sintetizzato i dati registrati dalla ricerca: “La prevalenza dell’accesso all’occupazione tramite i canali informali rappresenta ormai un tratto strutturale del mercato del lavoro italiano con distorsioni rilevanti sulla qualità dell’allocazione delle risorse umane. […] Chiudendo di fatto i canali formali di accesso pubblico alle posizioni, si restringe il campo della contendibilità e si riduce l’area di scelta per gli stessi datori di lavoro, compromettendo spesso la valorizzazione del merito e il funzionamento del cosiddetto ‘ascensore sociale’”.
In breve, il mercato del lavoro si sta evolvendo velocemente ed è importante considerare tutti gli elementi che lo caratterizzano. In questo caso il focus è sul metodo di ricerca, ma in generale bisogna tener conto di fattori essenziali quali i contratti, la retribuzione e il work life balance. Tutti temi imprescindibili.
OCCUPAZIONE: COSA STA ACCANDENDO IN ITALIA?
I dai restituiscono una fotografia distorta dell’occupazione in questo Paese. Si firmano più contratti, ma nella maggior parte dei casi si tratta di contratti precari (una attivazione su tre dura al massimo trenta giorni). Quanto alla retribuzione, ogni giorno, sempre più, si annotano storie di lavoratrici e lavoratori costretti ad accettare paghe da fame per poter provvedere alle spese basilari (anche queste in continuo aumento a causa dell’inflazione). A ciò si lega il work life balance: trovare un equilibrio tra vita privata e vita professionale è diventato un argomento di discussione quotidiano che, purtroppo, non sempre trova riscontro ottimistico.
La pandemia ha evidenziato quanto le riflessioni sul mondo del lavoro poste negli ultimi decenni siano un’urgenza da affrontare il prima possibile e concretamente.
Se il passaparola funziona per la ricerca, nell’applicazione le parole da sole non bastano più. E questo è un fatto che non include “se” o “ma”: è tempo di agire e di applicare i contratti collettivi nazionali
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