Caregiver: serve una legge nazionale

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13.11.2024

Prendersi cura dei più fragili è un investimento per il benessere complessivo della collettività. Il welfare sociale del nostro Paese va difeso, esteso, realizzato attraverso la partecipazione del mondo del lavoro e delle persone per trasformare la società in cui viviamo.

Il riconoscimento normativo della figura del caregiver familiare è, oltre che un atto dovuto per il valore sociale che i caregiver ricoprono, una necessità non più rinviabile per diminuire il rischio di sofferenza e di isolamento sociale nel quale gli stessi, sono spesso confinati, ma non solo, anche uno strumento per riportare al centro dell’attenzione la cura per le persone non autosufficienti e affette da malattie croniche.

Tuttavia, in Italia, manca ancora una legge nazionale che riconosca e tuteli adeguatamente questa figura.

7,3 milioni di caregiver informali

Secondo i dati ISTAT, in Italia ci sono circa 7,3 milioni di caregiver informali, pari a circa il 12% della popolazione. Sono spesso familiari, ma non solo, che dedicano parte o tutta la loro giornata all’assistenza di persone non autosufficienti, generalmente anziani o disabili. La maggioranza dei caregiver è composta da donne (circa il 60%), che spesso sacrificano la loro carriera lavorativa e la vita personale per prendersi cura dei propri cari.

La definizione, seppur complessa, del caregiver per la UIL non può prescindere da una rivendicazione di un più completo sviluppo e potenziamento del SSN e dell’assistenza territoriale che da tempo chiediamo vengano adeguatamente finanziati, per garantire percorsi di cura e per consentire la reale possibilità al caregiver di avere progetti di vita personali e scelte non obbligate in ambito anche lavorativo. Ragioni che rientrano tra le nostre rivendicazioni che ci hanno portato a proclamare lo sciopero generale il 29 novembre.

Legame familiare e obblighi di assistenza

Come Uil, abbiamo ribadito con fermezza, come il caregiver non deve essere necessariamente un familiare, ma una persona che si prende cura di una persona in difficoltà in modo gratuito, slegando quindi la figura, dall’esclusività del vincolo di parentela e valorizzando anche altri vincoli affettivi e relazioni di solidarietà. Una definizione per la Uil, importante, per evitare il rischio di confondere la solidarietà familiare e i legami affettivi con gli obblighi di assistenza. Gli altri temi, riguardano gli aspetti che attengono alle attività lavorativa, nonché alla previdenza ed i sistemi di sgravi fiscali, che, come sindacato, vogliamo vengano riconosciuti e declinati anche per i Caregiver, nei percorsi di confronto generale, tra le istituzioni governative e le Organizzazioni Sindacali, non altrove, e se pur plausibile l’ipotesi di percorsi che riconoscano quota di contributi previdenziali, non è per noi percorribile la strada di un compenso diretto, in quanto potrebbe alterare, o addirittura stravolgere, la natura volontaria e non professionale del Caregiver con il rischio di alimentare la povertà del lavoro soprattutto per le donne.

Restiamo convinti come UIL, che stiamo vivendo una situazione di grande complessità che ha aperto una drammatica crisi del sistema sociale di questo Paese. Noi crediamo che il welfare sociale vada difeso, esteso, realizzato attraverso la partecipazione del mondo del lavoro e delle persone per trasformare la società in cui viviamo.

Dipartimento Politiche sociali e Welfare UIL

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