Buonomo: “Clean industrial deal, molte intenzioni, pochi interventi concreti”
26.02.2025
“Ancora una volta, la Commissione Europea ci stupisce con un elenco di buoni propositi, senza però dimostrare una reale consapevolezza della gravità della crisi industriale che sta colpendo il nostro sistema produttivo. Ogni giorno, migliaia di posti di lavoro vengono persi, eppure manca ancora un intervento concreto e immediato”. È quanto ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo.
“Il Clean Industrial Deal non si discosta dalle consuete dichiarazioni di principio a cui ormai siamo abituati: strategie e politiche che verranno attuate nei prossimi anni, ma che non offrono risposte nell’immediato. Il piano – ha precisato Buonomo – ha avanzato una proposta per investire 100 miliardi di euro a sostegno della produzione industriale sostenibile. Un approccio che appare ancora più inadeguato se si considera che la stessa Commissione europea stima il fabbisogno per la transizione ecologica in almeno 480 miliardi di euro annui. Inoltre, in alcuni passaggi si fa riferimento a fondi provenienti dal prossimo bilancio europeo, che entrerà in vigore solo nel 2028, dimostrando un evidente scollamento rispetto all’urgenza della situazione. Inoltre – ha proseguito la sindacalista della Uil – l’integrazione di condizionalità sociali nei finanziamenti pubblici deve rappresentare un principio essenziale per garantire che le lavoratrici e i lavoratori possano beneficiare concretamente del sostegno destinato all’industria, favorendo al contempo il rafforzamento della contrattazione collettiva”.
“Sul fronte dell’energia, poi – ha ribadito Buonomo – il quadro è altrettanto deludente. Se nel 2022 erano stati introdotti meccanismi per contenere i prezzi, come il tetto al costo dell’energia e la tassazione degli extraprofitti, oggi non si prevede nulla di tutto questo. Ci si limita a dichiarazioni di intenti, senza fornire strumenti per contrastare il caro energia, che continua a pesare su cittadini e imprese.
Anche per quanto concerne le tutele sociali, si rileva l’assenza di qualsiasi riferimento a un nuovo fondo SURE, strumento imprescindibile per fornire un sostegno concreto alle imprese maggiormente esposte agli effetti della transizione e per assicurare misure di protezione adeguate a salvaguardare la stabilità occupazionale dei lavoratori. Si possono certamente individuare alcuni elementi positivi – ha precisato Buonomo – quali la cooperazione con la Banca europea per gli Investimenti e il richiamo alla neutralità tecnologica, da tempo rivendicata dalla Uil per affrontare con efficacia le sfide climatiche ed energetiche del nostro tempo. Tuttavia, tali aspetti, pur rilevanti, non sono sufficienti a colmare le significative lacune che caratterizzano il piano”.
“Ancora una volta – ha concluso Buonomo – ci troviamo di fronte a tante promesse e a nessuna certezza. Il rischio è quello di perdere interi settori produttivi, con conseguenze drammatiche per l’occupazione e per la competitività europea. È necessario, invece, un cambio di passo immediato perché i lavoratori, le lavoratrici e le imprese non possono più aspettare”.
Roma, 26 febbraio 2025
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di Pierpaolo Bombardieri

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