Bonus una tantum part time ciclico verticale: una misura che rischia di rivelarsi fallimentare
18.02.2023
Il part time ciclico verticale è una particolare tipologia di contratto di lavoro che prevede, sebbene si tratti di un contratto a tempo indeterminato, lo svolgimento dell’attività lavorativa solo in alcuni periodi dell’anno. Si distingue quindi dalle altre tipologie di lavoro ad orario ridotto perché anziché lavorare per una parte della giornata o della settimana si lavora full time per periodi anche molto lunghi restando però inattivi per la restante parte dell’anno.
Un esempio calzante sono le mense scolastiche che mediamente offrono i propri servizi per circa nove mesi l’anno ed hanno interruzioni dell’attività di due o tre mesi, nei periodi estivi, in corrispondenza con la sospensione delle attività didattiche.
Chi viene assunto con questa particolare tipologia di contratto ha, quindi, periodi di lavoro regolarmente retribuiti e periodi invece durante i quali non lavorando non riceve alcun salario o indennità.
Dopo un primo riconoscimento del particolare disagio in cui versano le lavoratrici ed i lavoratori impiegati con part-time ciclico verticale, arrivato con la valorizzazione ai fini contributivi anche dei periodi non lavorati, il legislatore ha mosso un primo timido passo anche nella direzione della introduzione di un sostegno di natura economica per questa particolarissima modalità di impiego.
Si tratta di un bonus una tantum di 550 euro da erogare a domanda dell’interessato all’Inps, anche avvalendosi del supporto del nostro Istituto di Patronato (Ital), e solo a fronte di alcuni requisiti piuttosto stringenti.
I periodi di lavoro di riferimento per questo bonus devono essere collocati nel 2021, mentre la data ultima di presentazione delle domande è stata il 30 novembre del 2022.
Per avere diritto a questa indennità, la lavoratrice o il lavoratore assunti con part-time ciclico verticale dovevano far valere periodi non lavorati pari ad un mese in via continuativa (4 settimane) e complessivamente, nell’arco dell’intero 2021, non inferiori alle sette settimane e non superiori a venti settimane.
Solo in queste ultime settimane sono arrivate le prime risposte dall’Inps che si sono caratterizzate per un altissimo numero di domande respinte.
Per queste ragioni abbiamo richiesto ed ottenuto un tavolo di confronto con la Direzione Centrale per gli ammortizzatori sociali dell’Inps, che sta gestendo l’erogazione del bonus.
Dall’incontro con l’Inps è però emerso un quadro ancor più disarmante. Infatti, a fronte di 64.800 domande presentate oltre 49.600 sono state respinte perché prive dei requisiti necessari, mentre soltanto poco più di 10.000 sono le domande accolte e quasi 5.000 quelle ancora da istruire.
I motivi di reiezione delle domande sono molto articolati, ma sembrano dipendere essenzialmente da problemi relativi alla corretta compilazione delle informazioni che i datori di lavoro devono mensilmente inviare all’Inps relativi ai dati retributivi e contributivi dei propri dipendenti.
A fronte di questo monitoraggio abbiamo richiesto all’Istituto di procedere rapidamente ad un riesame di ufficio per tutte le domande respinte, con particolare attenzione a quelle determinate da una non corretta comunicazione dei dati retributivi e contributivi.
Si corre però il rischio, malgrado la buona volontà e la collaborazione degli uffici dell’Inps, che la misura per come è stata pensata non riesca ad essere erogata ad una gran parte degli aventi diritto.
Vanno trovatele soluzioni per garantire l’una tantum a tutti i destinatari con soluzioni amministrative adeguate ma anche immaginando, se necessario, un intervento normativo che permetta una più flessibile applicazione della disciplina.
Va, infine, ribadito che la politica dei “bonus” risponde essenzialmente a logiche emergenziali, come è accaduto nel periodo della pandemia.
Per il part time ciclico verticale vanno trovate soluzioni strutturali e l’erogazione del bonus una tantum va considerato alla stregua di un periodo di sperimentazione, dal quale trarre tutte le indicazioni necessarie per costruire un vero e proprio ammortizzatore sociale destinato a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori impiegati con questa particolare tipologia di contratto.
Dipartimento politiche attive UIL
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