Bocchi: «Il nuovo codice appalti segna un arretramento»
19.12.2022
Nel riservarci una più attenta lettura del nuovo codice degli appalti pubblici e degli allegati connessi, riteniamo che Il testo approvato in CdM rischi di vanificare tutti gli sforzi fatti fino ad oggi per contrastare la corruzione nelle opere pubbliche, a scapito di tutte quelle aziende sane che contribuiscono con il loro lavoro trasparente alla crescita e allo sviluppo del nostro Paese e che si collocano su un livello di confronto paritario con tutte le altre imprese europee. Già l’anno scorso, l’Autorità antimafia aveva segnalato, alle Commissioni competenti, il rischio che l’eliminazione o la sola contrazione di alcuni paletti di controllo nell’affidamento delle opere avrebbe compromesso la legalità imprenditoriale, basando tale logica sull’apertura al massimo ribasso, alla normalità dell’affidamento diretto senza bando di gara, alla nocività dell’appalto integrato, sottolineando che queste procedure avrebbero solamente favorito imprese malavitose ed ampliato la platea del voto di scambio.
Il nuovo testo, invece, rafforza la tesi del massimo ribasso come elemento premiale per vincere un bando, a cui fa eco però un aumento della revisione dei prezzi all’80% vanificando così il ribasso ad aggiudicazione avvenuta e utilizzando il percorso delle varianti in corso d’opera. E che dire del programma di diminuzione e qualificazione delle stazioni appaltanti, quando il nuovo codice eleva l’importo a 500.000 euro per l’affidamento diretto, dichiarando di voler sostenere i piccoli comuni? Senza contare tutto ciò che riguarda le decisioni in merito al subappalto senza limiti e senza controlli, alle varianti in corso d’opera fino all’ampia suddivisione in lotti di un unico appalto e la possibilità che la stessa impresa si aggiudichi più lotti con il general contractor, oltre alla decisione di riesumare al 100% l’appalto integrato che ci riporta indietro al 2001 con la legge obiettivo di cui sono noti i fallimenti ottenuti. Inoltre, il nuovo codice appalti abroga il piano dei trasporti e della logistica concepito con una logica di panorama completo della viabilità stradale, ferroviaria e marittima, riducendo tali opere a un elenco di cose da fare senza una visione complessiva di un piano industriale di sviluppo.
Infine, il nuovo codice depotenzia e vanifica l’operato dell’Autorità anticorruzione quale garante della trasparenza e della legalità. Il codice approvato in CdM non è uno strumento di semplificazione, ma è piuttosto un arretramento in termini di sicurezza, qualità del lavoro e stabilità occupazionale. Ci aspettiamo fiduciosi, come rappresentanti dei lavoratori, che il Governo voglia ascoltare anche la nostra voce oltre a quella delle imprese.
Roma, 19 dicembre 2022
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