Biblioteche: spazi per il bene comune, ma diverse da Nord a Sud
03.06.2023
Franz Kafka affermava che “un libro dev’essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi”.
La lettura rappresenta certamente uno strumento proficuo per la promozione del benessere individuale: al contempo è volano e motore di progresso e inclusione sociale, con effetti benefici attestati da ricerche in molti campi scientifici, come la psicologia, la sociologia e la pedagogia.
I libri, poi, sono lo strumento migliore per sconfiggere uno dei mali più pericolosi per ogni società: la povertà educativa dei minori. Un fenomeno sicuramente di tipo multidimensionale, dovuto a fattori plurimi e di contesto diversi (economico, sanitario, familiare, abitativo ecc.), o relativo alla disponibilità o meno di spazi accessibili, o dell’assenza di servizi per la cura e la tutela dell’infanzia.
Quando si manifesta, la povertà educativa investe anche la dimensione emotiva, con riverberi negativi sulla socialità, determinando una minore capacità di relazionarsi con il contesto esterno. Lo sfruttamento precoce nel mercato del lavoro – causato sovente dal prematuro abbandono della scuola – è spesso anch’esso legato agli effetti perversi della povertà educativa.
I libri sono i mattoni di una società più giusta
Se i libri e la cultura sono i mattoni su cui costruire una società più giusta e progredita, le biblioteche pubbliche rappresentano a buon diritto i luoghi dove dare concretezza e solidità a questa costruzione.
Per bambini e ragazzi avere a disposizione una biblioteca fornita, ampia e spaziosa è una risorsa inestimabile. Un presidio sociale e educativo, che accompagna tutte le fasi dello sviluppo della persona.
“A partire dai 6 anni – così come specificato in un focus di “Con i bambini” pubblicato su Openpolis riguardo la diffusione di biblioteche per minori nei capoluoghi italiani – abbiamo visto come il principale motivo che porta i bambini a frequentare le biblioteche sia la disponibilità di libri da leggere”.
I ragazzi leggono?
Negli anni, in Italia la quota di lettori tra bambini e ragazzi ha avuto un andamento altalenante, in particolare per le fasce d’età più giovani (6-10 e 11-14 anni). Ma – e ce lo conferma una ricerca del Centro Studi Pio La Torre e pubblicata sulla rivista Asud’europa – “tutte le regioni con l’incidenza più bassa di lettori abituali tra bambini e ragazzi si trovano nel Mezzogiorno”.
Nella fascia di età compresa tra i 6 e i 17 anni, sarebbero circa il 40% a leggere in Molise, Puglia e Basilicata. In Campania il dato si aggirerebbe intorno al 38,2%. A seguire la Calabria con il 35,9%. Fanalino di coda, la Sicilia, dove leggono appena il 33,8% dei bambini e ragazzi nella fascia di età considerata.
Un’emergenza che non riesce ad essere affrontata dal sistema delle biblioteche pubbliche e private. Secondo i dati Istat, infatti, in Italia appena 1 biblioteca su 10 (10,6%) tra quelle censite è dedicata a bambini e ragazzi in maniera specifica.
Sempre secondo i dati forniti dal Centro Studi Pio La torre, “in Sicilia su 274 biblioteche pubbliche o private censite, appena 34 dichiarano di essere dedicate ai bambini ed ai ragazzi – il 12,5% – a fronte del 27,3% in Molise, del 18,1% in Umbria, del 18% nelle Marche, del 16,7% in Basilicata e del 15% in Puglia”.
Il numero delle biblioteche pubbliche nelle città più importanti della Sicilia è così distribuito: Palermo con 34 biblioteche; Catania con 14; Messina con 10, Siracusa con 12; Agrigento con 5; Trapani con 4; Caltanissetta con 3 e Enna e Ragusa con 2.
Solo nel capoluogo di regione è presente una biblioteca pubblica dedicata principalmente ai minori.
Appena 20 comuni siciliani, poco più del 5% del totale, possono vantare più di una biblioteca. Una carenza strutturale enorme, che fa il paio con le esigue percentuali delle biblioteche dell’isola che hanno attivato progetti di inclusione rivolti a persone in povertà: appena l’11,7%, a fronte di una media nazionale del 12,4%, che però si impenna fino al 28,1% in Puglia ed al 19,3% in Calabria.
Su quanto siano importanti le strutture pubbliche, e i progetti per incentivare alla lettura, come fattore di progresso e arricchimento sia sociale che personale, ce lo dimostrano anche altri dati: “il 73,5% dei minori figli di lettori leggono. Se né il padre né la madre leggono la quota scende al 34,4%”. Numeri che parlano chiaro, rispetto alla necessità di interventi “strutturali” in grado di modificare situazioni di partenza che non faranno altro che cristallizzare divari culturali difficili da recuperare in futuro. Quindi, se siamo convinti che leggere sia un diritto di tutti, nonché un potentissimo mezzo di inclusione e partecipazione, in questi contesti con gap profondi un ruolo determinante lo gioca l’apporto delle istituzioni pubbliche.
Investire nella cultura
Investire in cultura, significa anche far diventare le biblioteche dei veri propri “spazi per il bene comune”. E’ fondamentale arricchirle con tanti libri, ma il punto fondamentale è la fruibilità. La capacità di non trattarle da semplice contenitore di accumulo di testi, ma come luogo di incontro tra l’esigenza di un bimbo di crescere con solide basi sociali e la consapevolezza che quel luogo è uno degli architravi di un intero Paese.
Sicuramente, visti i cambiamenti in atto, anche l’identità classica delle biblioteche va rivista e ampliata. Tante le trasformazioni culturali; continue le evoluzioni tecnologiche. Spinte al cambiamento e all’innovazione, che nel ripensare un servizio, devono far tendere a dare nuove risposte evolutive fatte di una pluralità di servizi culturali e di interventi di animazione e coinvolgimento sociale. La biblioteca va valorizzata come incubatore socioculturale pubblico, quindi di tutti e per tutti, soprattutto in una modernità dove rimane forte il processo di individualizzazione.
Rimanendo in Sicilia, vale sicuramente la pena ricordare che lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino – a buona ragione – affermava che per sconfiggere la mafia ci sarebbe voluto in Sicilia “un esercito di maestri”.
Armati, ovviamente, degli strumenti della libertà: i libri.
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