Basta violenza sulle donne!

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25.11.2024

Ogni 25 novembre, nella “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, si moltiplicano le iniziative su questo dramma che non riusciamo a sconfiggere. E mentre scorriamo gli eventi rimettiamo a fuoco che la violenza ha molte forme, tutte da far emergere e contrastare.

Colpisce senza dubbio la violenza fisica o sessuale. Esercitata in ambito domestico da familiari, amici e conoscenti o per strada da perfetti sconosciuti, riempie di corpi le cronache nere, e i corpi di lividi e fratture, e va senza soluzione di continuità nonostante gli investimenti economici e in formazione, protezione e repressione.

Gli eventi ci informano dell’importanza della prevenzione e delle novità legislative; poi ad un evento commemorativo per una giovane uccisa per mano di un ex, “bianco e perbene”, un ministro afferma tranquillamente che la violenza deriva dalla “immigrazione illegale”, negando così storia e storie!!!  “Lo stupratore non è malato, è il figlio sano del patriarcato”, gridano le ragazze nei cortei del 25 novembre, mentre la sera tornano a casa con le chiavi in mano come un’arma, e all’orecchio un telefono con in linea qualcuno con cui parlare, al fine di vincere la paura.

Ma qual è la paura?  È quella di essere donna: e quindi considerata una preda, un diritto, un premio, un diversivo. Una proprietà.  Una paura che si ritrova in altre forme di violenza: economica, psicologica, nel linguaggio, sul lavoro.

L’impegno del Sindacato

Abbiamo attivato e messo a regime – assieme ai Coordinamenti P.O. di CGIL e CISL – corsi per l’Educazione Finanziaria delle Donne, con il progetto “Le donne contano”, sviluppato con Banca d’Italia per contrastare una violenza economica, che ancora sfugge ad una consapevolezza diffusa. Abbiamo informato unitariamente, nell’arco di un anno, oltre 1.000 donne, e le Coordinatrici P.O. UIL stanno riproponendo il corso nelle loro strutture, con un percorso a rete finalizzato a rendere le donne consapevoli che l’indipendenza economica è la prima forma di protezione dalla violenza: è uno strumento di libertà che bisogna conoscere ed imparare ad usare. Il corso ha insegnato che la violenza economica avviene perché si sottovalutano cattive abitudini, che vanno dal controllo sulla paghetta per le piccole spese di una giovanetta da parte del fidanzatino fino alla consuetudine di tante donne di delegare al partner l’uso esclusivo del conto corrente, trovandosi al verde nel momento del bisogno.

Violenza e molestie nel mondo del lavoro

Per l’eliminazione di molestie e violenze nel mondo del lavoro esercitate sul piano fisico e non solo, la UIL ha fatto tante iniziative a sostegno della piena applicazione della Convenzione ILO n.190/2019, ratificata nel 2021 dal nostro Paese.  L’inserimento di questi argomenti nei DVR (Documenti di Valutazione del Rischio), per la valutazione in termini di salute e sicurezza, fatica ancora ad andare a regime.

Sul lavoro si sta male ancora in troppi modi e lavorare deve servire per vivere e non per morire; le misure devono essere trovate e la UIL ne ha fatto un tema centrale della sua azione.

Il contrasto alla violenza si attua anche con campagne di sensibilizzazione verso chi non si ritiene coinvolto. Nel 2023 la UIL lancia #Odio Gli Indifferenti, per sollecitare a prendere posizione verso chi mette in atto comportamenti vessatori o violenti considerati “normali”.  Tante persone sono infatti convinte che la violenza a cui si assiste “non li riguardi”, mentre i segnali di aiuto vanno raccolti. Quest’anno la campagna UIL continua con #Abbatti Il Muro, che intende allertare nei confronti delle forme di violenza anche diverse da un livido sul viso e invisibili, per arrivare a coinvolgere tutte e tutti.

Progetti come questo possono avere grande efficacia nel contrastare ogni forma di violenza, inclusa quella psicologica, che può portare le persone più fragili a stare male fino a togliersi la vita.

Una violenza indiretta e sottovalutata anche da tante donne è l’uso di un linguaggio che non riconosce il femminile e quindi occulta le donne. O le colpevolizza, o mistifica la narrazione delle violenze: quando si dice “uccisa da un raptus” e non “da un uomo”, si nasconde la mano.  È stata uccisa “una prostituta” e non “una donna” denigra la donna. E con “l’amava troppo” si giustifica un assassino.

Ci sono ancora troppe violenze agite sulle donne: non si abbassi mai la guardia!

Sonia Ostrica – Coordinatrice Nazionale Pari Opportunità

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