Assumere Vitamina D aiuta a prevenire i rischi per la salute?

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08.03.2023

In questi giorni si sono accesi i riflettori sugli effetti benefici della vitamina D. Tutto nasce con la decisione dell’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa), di aggiornare la Nota che ne stabilisce i criteri di appropriatezza prescrittiva della vitamina D e suoi analoghi per la prevenzione e il trattamento degli stati di carenza nell’adulto.

L’aggiornamento della Nota 96, secondo l’Aifa si è reso necessario a seguito della pubblicazione di nuove evidenze scientifiche che hanno ulteriormente chiarito il ruolo della vitamina D in assenza di concomitanti condizioni di rischio.

Gli studi clinici presi in considerazione sono: lo studio americano VITAL (LeBoff M et al, NEJM 2022) e lo studio europeo DO-HEALTH (Bischoff-Ferrari HA et al, JAMA 2020). Entrambi gli studi hanno concluso che la supplementazione con dosi di vitamina D più che adeguate (2000 UI die di colecalciferolo) e per diversi anni (oltre 5 anni nel primo studio e 3 anni nel secondo) non è in grado di modificare il rischio di frattura nella popolazione sana, senza fattori di rischio per osteoporosi. Questi risultati si sono confermati anche tra i soggetti con livelli più bassi di vitamina 25(OH)D.

Le evidenze scientifiche indicano inoltre, come la somministrazione di vitamina D per la prevenzione cardiovascolare e cerebrovascolare e per la prevenzione dei tumori sia inefficace e, pertanto, inappropriata. A questi studi principali si aggiunge la ricca letteratura riguardante l’utilizzo nel COVID-19 che non ha dimostrato alcun beneficio della vitamina D anche in questa condizione e nelle infezioni respiratorie in generale.

Un freno quindi ai benefici della vitamina D, che sino ad oggi ritenevamo indispensabile per agire preventivamente sul nostro sistema scheletrico, cardiocircolatorio e immunitario, ma andiamo per ordine, secondo L’Aifa, la prescrizione di farmaci a carico del SSN per la prevenzione e al trattamento della carenza di vitamina D nei seguenti scenari clinici:

  1. indipendentemente dalla determinazione della 25(OH)D
  • persone istituzionalizzate
  • persone con gravi deficit motori o allettate che vivono al proprio domicilio
  • donne in gravidanza o in allattamento
  • persone affette da osteoporosi da qualsiasi causa non candidate a terapia remineralizzante
  1. previa determinazione della 25(OH)D 
  • persone con livelli sierici e sintomi attribuibili a ipovitaminosi (astenia intensa, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate)
  • persone asintomatiche con rilievo occasionale
  • persone in terapia di lunga durata con farmaci interferenti col metabolismo della vitamina D
  • persone affette da malattie che possono causare malassorbimento nell’adulto persone con diagnosi di iperparatiroidismo (primario o secondario)
  • persone affette da osteoporosi di qualsiasi causa o osteopatie accertate candidate a terapia remineralizzante per le quali la correzione dell’ipovitaminosi dovrebbe essere propedeutica all’inizio della terapia.

 

Considerato il   parere   reso   dalla   Commissione consultiva tecnico-scientifica nella sua seduta dell’11-13 gennaio 2023, l’Aifa, ha provveduto con determina n. 48/2023, pubblicata in Gazzetta il 20/2/2023, ad inserire nel testo della Nota n. 96, alcune precisazioni migliorative come:

  • l’introduzione della nuova categoria di rischio “persone con gravi deficit motori o allettate che vivono al proprio domicilio”;
  • la riduzione da 20 a 12 ng/mL (o da 50 a 30 nmol/L) del livello massimo di vitamina 25(OH)D sierica, in presenza o meno di sintomatologia specifica e in assenza di altre condizioni di rischio associate, necessario ai fini della rimborsabilità;
  • la specificazione di livelli differenziati di vitamina 25(OH)D sierica in presenza di determinate condizioni di rischio (ad es. malattia da malassorbimento, perparatiroidismo) già presenti nella prima versione della Nota;
  • l’introduzione di un paragrafo sui potenziali rischi associati all’uso improprio dei preparati a base di vitamina D.

La spesa per la Vitamina D a carico del Ssn è di oltre 200 mln annui, la nota 96 a cui la determina 48 fa riferimento era stata introdotta proprio per limitarne la prescrizione a carico del Servizio Sanitario nazionale, pertanto, il nuovo aggiornamento che ridetermina sia i criteri che la riduzione della soglia della vitamina D da prescrivere in caso di carenza portandola dagli attuali 20 a 12 ng/mL, rivede ulteriormente la rimborsabilità da parte del SSN.

Da qui, numerose sono le perplessità del mondo medico che ne contestano sia la questione preventiva, messa in discussione, degli effetti che la vitamina D ha sull’apparato scheletrico e immunitario soprattutto per la popolazione nella fascia d’età tra i 50/60 anni, sia i criteri adottati sulla soglia di definizione del deficit di vitamina D per l’appropriatezza d’uso.

Secondo il parere dei medici, la scelta dell’Aifa si configura, quindi, più come un’operazione di risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale piuttosto che una adozione preventiva rischio/beneficio che l’assunzione di livelli di soglia più bassi di vitamina D comporta anche in considerazione che a livello internazionale detta soglia viene mantenuta al valore di 20ng/mL.

link per gli approfondimenti

www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/02/20/23A00990/sg

https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1728113/nota-96.pdf

https://www.aifa.gov.it/domande-e-risposte-sui-farmaci-a-base-di-vitamina-d

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