Assemblea Nazionale Infermieri UIL FPL

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11.05.2023

Oggi a Roma, presso il Centro Congressi Frentani, si è svolta l’Assemblea Nazionale Infermieri UIL FPL. Un momento di grande partecipazione, con la presenza di 400 operatori sanitari, provenienti d’ogni parte d’Italia. Ma anche un’assise di confronto con altri soggetti – Ordini professionali, associazioni e politici – che in maniera dialettica hanno arricchito un dibattito franco e propositivo.

L’incontro si è svolto alla vigilia della Giornata internazionale dell’infermiere, una figura professionale che in Italia è passata, nel volgere di un batter di ciglio, da eroe a dimenticata. Già, perché è bastato sentire la voce dei lavoratori per capire in che condizioni debba operare chi si prende cura dei nostri cari, svolgendo la funzione anche di trait union tra il letto di corsia e i familiari dei malati, pur se sottoposto quotidianamente a pressioni sempre più insopportabili.

Eppure, nonostante paghe da fame, precarietà, assurde esternalizzazioni, disorganizzazione di strutture che non garantiscono né qualità del lavoro né, tantomeno, valorizzazione professionale, gli infermieri (tutti gli infermieri, anche quelli del settore privato o del Terzo settore, che soffrono un intollerabile dumping contrattuale) il loro lavoro lo hanno sempre continuato a fare, con al centro solo ed esclusivamente il bene del malato; per quel diritto alla salute garantito dalla nostra Costituzione.

Il segretario confederale Domenico Proietti, nel suo intervento, ha sottolineato con forza che è arrivato il momento di dare risposte politiche concrete, perché la situazione è insostenibile. Inaccettabili i divari retributivi medi tra un infermiere italiano e un suo collega d’Oltralpe; tra chi lavora nel pubblico e chi invece nel privato. Non più rimandabile il rinnovo dei contratti collettivi; ingiusto che nel settore pubblico i TFR vengano erogati dopo ben due anni dalla fine del rapporto di lavoro o che ci sia una differenza di tassazione sul premio di risultato tra il settore privato, che paga il 10%, e il settore pubblico soggetto a tassazione molto più alta.

Dalla pandemia, ha continuato Proietti, è venuto fuori un dato incontrovertibile: da una buona politica sanitaria deriva un miglior benessere economico e sociale per tutta la comunità. E, quindi, sbaglia il Governo a non finanziare adeguatamente la sanità, come è stato un errore non accedere al MES sanitario, istituto questo non regolato dalle vituperate regole della Troika.

A tirare le fila dell’incontro è intervenuto Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della UIL, il quale ha prima di tutto voluto ringraziare gli infermieri del nostro Paese, che nonostante le tante ed evidenti difficoltà, non hanno mai smesso di lavorare con coscienza e dedizione.

Bombardieri, senza giri di parole, ha snocciolato una serie di numeri che, come si suol dire, parlano da soli: 400.000 infermieri in Italia, a fronte dei 764.000 in Francia e il milione della Germania. Secondo i dati OCSE risultano nel nostro Paese 6 infermieri ogni 1000 abitanti: numero che ci pone a distanza siderale rispetto ai nostri più prossimi partener. In Italia mancherebbero, quindi, almeno 70.000 infermieri per colmare il gap

Sul versante dei salari – ha precisato Bombardieri – in Italia un operatore delle professioni sanitarie mediamente percepisce 42.000 euro lordi (un infermiere 1700 netti al mese). Nella vicina Svizzera il salario medio sale a 56.000 euro; in Germania è di ben 59.000. Senza contare la piaga delle aggressioni subite dal personale nel nostro Paese: ben 130.000 gli atti di violenza registrati ai danni degli operatori sociosanitari.

Davanti a queste cifre, mancano per Bombardieri risposte concrete da parte dei decisori politici: niente risorse per i rinnovi contrattuali, per nuove assunzioni e sacrosante stabilizzazioni; impossibilità nel settore pubblico di sbloccare le risorse necessarie per valorizzare la contrattazione di secondo livello; mancato rimborso di circa 4 miliardi da parte del governo centrale alle regioni; mancati investimenti a fronte di un PIL che cresce, ma di cui evidentemente non beneficia la sanità italiana. 

Il Segretario generale ha inoltre ribadito la profonda ingiustizia riguardo il fatto che nel nostro Paese rispetto a egual lavoro troppo spesso non corrisponda egual paga e stessi diritti. Basti pensare a ciò che sovente accade nel mondo delle cooperative.

Bombardieri, rispondendo a chi ha formulato l’ipotesi di un contratto collettivo solo per gli infermieri, ha affermato come la loro valorizzazione professionale si rafforza maggiormente in un contesto di contrattazione più ampio e generale. 

In chiusura, è poi tornato su tutti i temi che CGIL, CISL e UIL stanno portando avanti nella loro mobilitazione unitaria, che ha visto già le tre maggiori confederazioni scendere in piazza a Bologna sabato scorso. 

Ora l’appuntamento è per sabato 13 a Milano, perché – ha concluso – non bisogna mai arrendersi davanti al nichilismo del “tanto non cambierà mai nulla”. E il sindacato, con la decisione di questa lunga mobilitazione, non ha alcuna intenzione di farlo. 

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