Africa: Campo di battaglia del cambiamento economico mondiale
25.05.2023
L’intero continente africano è da tempo diventato un enorme campo di battaglia del grande cambiamento economico globale tra Usa, Cina e anche Russia, in parte.
Uno scontro che non ha cambiato molto certe dinamiche dell’Africa, alcuni dati sono molto chiari in questo senso.
Il sistema economico dell’Africa
I tre Stati più ricchi del continente di fatto pesano da soli in modo deciso sull’economia dell’intera area. Basta buttare un occhio sulla ricchezza privata (attenzione non il Prodotto interno lordo) che circola: Sudafrica (651 miliardi di dollari), Egitto 307 (miliardi) e Nigeria (228 miliardi) detengono da sole il 56% di tutta la ricchezza privata africana.
E sempre nello stesso studio si sottolinea che in Africa ci sono solo 6.700 persone con un patrimonio sopra ai 10 milioni di dollari, in cima ci sono appena 21 miliardari in tutto il continente. Pochi ricchissimi e un divario spaventoso con una enorme massa di poveri.
L’esempio più eclatante è il Sudafrica, che guarda caso ha il doppio dei milionari di qualsiasi altro paese africano, ma allo stesso tempo è il campione mondiale di divario tra ricchi e poveri.
Cresce l’economia, cresce la popolazione
Ma una cosa lega tutti, ma proprio tutti i paesi africani. I numeri delle proiezioni indicano per tutti una crescita, di ricchezza e di popolazione. E anche un’impennata di relazioni con la Cina. E qui iniziano le tensioni. Facciamo un esempio: la quota degli scambi commerciali dell’Africa sub-sahariana con la Cina sono passati dal 2001 al 2021 dal 4% al 25,6%; nello stesso periodo i rapporti con Usa ed Europa assieme sono crollati dal 30,3% al 22,3%.
Parliamo di commercio di materie come minerali, metalli, prodotti agricoli e petrolio, che sono le principali voci di questa area. Il punto di non ritorno è stata la crisi finanziaria del 2007/2008, lì la Cina ha agguantato e superato tutti. Non è per niente una buona notizia per gli Stati Uniti e il petrolio; adesso il “guaio” è che il futuro della transizione ecologia vede ancora una volta l’Africa al centro per le sue risorse, come il cobalto o il litio. Un ulteriore passo indietro degli Usa potrebbe addirittura significare il rischio di interruzioni delle forniture alle industrie tech statunitensi. Le missioni e le iniziative degli Usa con il continente hanno avuto una forte accelerazione negli ultimi mesi con Biden per il semplice motivo che l’Africa sarà uno dei teatri del prossimo futuro economico. La popolazione di 1,14 miliardi di persone viene vista in espansione fino ad arriva a circa 1,7 miliardi di persone nel 2030. Il 41% della popolazione è sotto i 15 anni, il commercio digitale è in forte crescita, sono registrati 480 milioni di account mobili, un dato superiore a tutte le altre regioni in via di sviluppo messe assieme, si prevede che nel 2025 il numero di persone con un abbonamento mobile salirà a 615 milioni.
L’Africa finirà preda di Cina o Usa?
Sono cifre impressionanti che nascondono un’enorme potenzialità e anche un enorme pericolo: finire ancora una volta come prede, sia della Cina che degli Usa, come in passato dell’Europa.
Un esempio? Secondo un recente studio l’Africa avrà bisogno di 700 miliardi di dollari di investimenti per sviluppare l’energia rinnovabile e per espandere l’estrazione di minerali vitali per la transizione ecologica. La metà degli abitanti del continente (600 milioni di persone) non ha oggi accesso alla corrente elettrica.
Ma quei metalli sono gli stessi che fanno gola a tutto il resto del mondo e il continente non ha quella cifra per fare il salto. Non a caso al summit Usa/Africa alcuni leader hanno iniziato a dire che non intendono schierarsi né con la Cina né con gli Stati Uniti. E gli stati africani insistono sul fatto di voler contare di più nella Banca Mondiale e nel Fondo monetario internazionale, “è tempo di creare un sistema finanziario globale più incisivo”, ha sottolineato il ministro delle Finanze del Ghana, Ken Ofori Atta.
Distruggeranno il continente?
Da qui una domanda: se anche l’Africa riuscisse a imporre un suo equilibrio, fino a dove i suoi governanti sono pronti a spingersi nello sfruttamento delle sue risorse? I bulldozer che hanno appena iniziato a distruggere la riserva naturale del Lower Zambezi National Park in Zambia per scavare preziosissimo rame sono una risposta che dovrebbe preoccupare tutto il mondo.
Francesco Leitner
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