ACCIAIERIE D’ITALIA (ILVA)

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24.05.2022

Con la richiesta di 3mila lavoratori in cassa integrazione straordinaria, concessa dal ministero del Lavoro e non sottoscritta dai sindacati, l’azienda ha perso un’occasione importante per cambiare il futuro dell’ex Ilva e dare una speranza a tutti lavoratori. 

La situazione di forte crescita del mercato, le parole del Premier Draghi sulla centralità̀ dell’ex Ilva per la siderurgia nazionale e l’obiettivo produttivo di 6 milioni tonnellate sono condizioni che non giustificano tremila esuberi. 

L’azienda, oltre alla previsione di tremila esuberi, non ha dato alcuna indicazione specifica sul futuro assetto societario che potrà̀ avvenire a maggio. Le incertezze sono tantissime. Non si sa se ci sarà̀ o meno la salita al 60% di Invitalia, nè si conoscono le tempistiche di costruzione e messa in marcia del forno elettrico, dell’impianto di pre-ridotto e dell’altoforno 5. 

Il Governo è totalmente assente e sordo alle richieste. Un’ultima lettera con la richiesta urgente di incontro è stata mandata da Fim, Fiom e Uilm il 10 maggio scorso e non vi è stata alcuna risposta da parte dei Ministeri competenti.
Dopo l’accordo del 6 settembre 2018 sottoscritto in sede governativa, non è stato più̀ consentito di poter affrontare nel merito, attraverso un confronto costruttivo, le questioni industriali, ambientali e occupazionali dell’ex ILVA e soprattutto quelle relative alla sicurezza dei luoghi di lavoro a tutela dei lavoratori e dei cittadini dei territori interessati.
Per tali ragioni, nelle province in cui insistono i più̀ grandi siti del gruppo, a partire da Taranto e Genova, sono state proclamate la scorsa settimana importanti iniziative di sciopero per denunciare una gestione insostenibile degli stabilimenti che ne sta compromettendo inesorabilmente il destino. 

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