70 euro a settimana per fare la commessa: la denuncia social di Francesca
23.06.2022
“I giovani d’oggi non hanno voglia di lavorare”: quante volte abbiamo ascoltato, con sgomento, questa frase? Dietro a queste parole c’è un mondo di non detto. Si omette, per comodità, che spesso le paghe sono indegne e che gli orari di lavoro sono improponibili. Inoltre, si fa spesso appello alla gavetta, quella che spetta a tutti coloro che si approcciano al mondo del lavoro. Esiste però una linea sottile tra l’essere “nuovi”, “apprendisti” e l’essere sfruttati solo perché alle prime armi.
Sono numerosi i casi di annunci di lavoro che presentano offerte indecorose; un’offesa alla dignità di lavoratrici e lavoratori. Perché sì, anche se molto giovani, parliamo di persone che mettono a servizio dei datori di lavoro il proprio tempo e le proprie competenze: LAVORATRICI E LAVORATORI.
Francesca Sebastiani, una ragazza di 22 anni nota al pubblico di TikTok per i suoi video, ha denunciato, proprio tramite il social, uno scambio di battute con un potenziale datore di lavoro che lascia poco margine al dibattito.
“70 EURO A SETTIMANA”: TRATTO DA UNO SCONCERTANTE ANNUNCIO DI LAVORO
Sebastiani ha riferito di aver risposto a un annuncio di lavoro in cui si cercava una commessa; prima di candidarsi ha chiesto, come è lecito, indicazioni su orari e stipendio.
Puntuale, l’autore dell’inserzione le ha comunicato che: l’orario di lavoro da lunedì a venerdì è 9-13,30, il negozio riapre alle 16 per poi chiudere alle 20.30. Il sabato, invece, l’orario è continuato, dalle 9 alle 20,30; tuttavia, se c’è molta affluenza anche alle, 21.
La risposta che però più ha turbato Francesca Sebastiani ha riguardato lo stipendio. 70 euro a settimana, ossia 280 euro al mese.
Come dicevamo, in un caso come questo, non dovrebbe esserci la minima possibilità di aprire un dialogo su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Peccato che il potenziale datore di lavoro difronte al diniego della giovane abbia ribattuto: “Voi giovani d’oggi non avete voglia di lavorare”.
Sebastiani non ha lasciato cadere la cosa, e con coraggio ha replicato: “Siete voi che non ci fate lavorare, perché non avresti mai accettato per 70 euro a settimana. E ad un figlio non avresti mai detto di accettare”.
La verità è che esistono i contratti collettivi nazionali. Esiste una regolamentazione delle prestazioni lavorative che non può e non deve essere ignorata.
Forse è il caso di non puntare più il dito verso la svogliatezza delle nuove generazioni, ma di fare autocritica. Di costruire un sistema che non metta i datori di lavoro nelle condizioni di non poter pagare adeguatamente i dipendenti e lavoratrici e lavoratori di non dover sottostare a una politica discriminatoria e poco dignitosa.
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