18 marzo 2023: la Giornata mondiale del Riciclo
18.03.2023
Lanciata il 18 marzo 2018 dal Bureau of International Recycling, e giunta quest’anno alla sua sesta edizione, la Giornata Mondiale del Riciclo è un’iniziativa finalizzata ad aumentare la consapevolezza dei cittadini sul cambiamento che ognuno di noi deve avere quotidianamente per attenzionare – dai più giovani ai meno giovani – l’uso dei rifiuti che produciamo e per riciclare in modo più efficace a beneficio dell’ecosistema globale, rammentando inoltre ai governi e alle istituzioni l’urgenza di un approccio comune e congiunto su questo tema.
Sono trascorsi oltre venticinque anni dal decreto legislativo n. 22/1997 (che, per la prima volta, disciplinava la gestione dei rifiuti e degli imballaggi) e, in un lasso di tempo relativamente breve, l’Italia è passata dal vivere una situazione di emergenza a ricoprire un ruolo di leadership in questo settore.
Per comprendere l’enorme progresso concretizzatosi in questi anni, si può ad esempio considerare il “Rapporto Rifiuti Urbani 2022” (i dati si riferiscono al 2021), a cura dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA): nel 1997, l’80% dei rifiuti urbani finiva in discarica e la raccolta differenziata non raggiungeva il 10%; allo stesso tempo, solo il 21% degli scarti industriali veniva riciclato e il 33% finiva in discarica. Dopo la crisi pandemica, la ripresa del pendolarismo e il ritorno del turismo sono stati tra le principali cause dell’aumento della produzione di rifiuti urbani in Italia nel 2021, e ciò in particolare nei 16 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti, dove l’incremento, tra 2020 e 2021, è stato ancora più alto (+2,8%) della media nazionale. A fronte di tale accrescimento, si registrano risultati nel complesso significativi per la raccolta differenziata in tutta la Penisola, in cui la media nazionale si attesta al 64%. Veneto (76,2%) e Sardegna (74,9%) hanno ottenuto le percentuali più alte, tra le nove regioni che superano l’obiettivo del 65%. Molto vicino a raggiungere il target anche l’Abruzzo (64,6%), seguito da Toscana e Valle d’Aosta. Un significativo balzo in avanti lo ha fatto registrare la Basilicata (62,7%), con un aumento di 6 punti rispetto al 2020. Si attesta invece ancora al di sotto del 50% la Sicilia (46,9%) che, tuttavia, fa segnare un progresso importante di + 4,7 punti rispetto alla percentuale del 2020.
Questi numeri ci informano anche del fatto che l’industria italiana del riciclo è diventata un comparto strategico del sistema produttivo nazionale, contando ben 4.800 imprese e 236 mila occupati: un settore che, allo stato attuale, vale circa 10,5 miliardi di euro e che ha fatto registrare un innalzamento del 31% tra il 2010 e il 2020.
Se poi ci soffermiamo sull’etichettatura ambientale degli imballaggi, l’Italia si attesta fra i primi stati membri dell’Ue ad aver recepito le direttive comunitarie in materia, contribuendo così al loro corretto smaltimento, grazie alle indicazioni contenute sul materiale stesso che costituisce l’imballaggio. L’art. 219 del Testo unico ambientale (d. lgs. n. 152/2006) prevede infatti che tutti gli imballaggi debbano essere opportunamente etichettati, secondo le modalità stabilite dalle normative UNI, per favorirne la raccolta, il recupero e il riciclo. Dunque, i produttori hanno l’obbligo di specificare quali materiali vengono utilizzati, sia per un’adeguata classificazione dell’imballaggio, sia per fornire corrette informazioni ai consumatori. In particolare, in Italia, l’obbligo di etichettatura ambientale è scattato a partire dal 1° gennaio di quest’anno, a seguito della definitiva entrata in vigore del d. lgs. n.116 del 3 settembre 2020, in recepimento delle nuove regole europee in materia.
Come UIL, siamo fermamente convinti che investire nella Circolarità convenga all’occupazione, al bilancio dello Stato, all’Ambiente e alla salute dei cittadini. Infatti, un aumento delle attività di riciclo si traduce in meno rifiuti, sprechi, in un abbattimento delle emissioni climalteranti, e soprattutto in nuovi posti di lavoro e in investimenti. L’Economia Circolare richiede il contributo non solo della Politica, delle Istituzioni e delle Parti Sociali, ma anche dell’intera Società Civile, affinché tutti i soggetti attuino buone pratiche per favorire uno sviluppo incentrato sulla Sostenibilità. Inoltre, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – che pure riduce il ben più ampio tema della Circolarità al solo ambito dei rifiuti – costituisce una preziosa occasione per colmare le mancanze degli impianti in alcune Regioni, nonché per sviluppare innovativi processi di riciclo.
Per l’immediato futuro, saranno quindi fondamentali la partnership tra pubblico e privato, nonché la formazione nella direzione dei green jobs e gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione tecnologica. Bisognerà, inoltre, assicurare un’adeguata dotazione impiantistica alle aziende del settore e mettere in campo piani e misure di Giusta Transizione, affinché nessuno sia lasciato indietro.
La Just Transition, infatti, dovrà guidare un cambiamento profondo e complessivo del nostro sistema produttivo, valorizzando dal punto di vista della sostenibilità ambientale le sinergie tra la qualità del lavoro e quella dei processi industriali.
La UIL sostiene che tali sfide possono essere vinte solo se la transizione verso un’economia decarbonizzata, circolare, fondata sul riciclo e sul riuso sarà sostenibile e socialmente giusta, con l’obiettivo ultimo di garantire un’occupazione di qualità e i diritti imprescindibili delle lavoratrici e dei lavoratori.
Dipartimento Ambiente UIL
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