“Cercasi receptionist, inviare una foto in costume da bagno”

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28.01.2022

“Cerchiamo una receptionist che parli inglese fluentemente, dimostrabile con attestati o referenze specifiche. La candidata dovrà avere età massima di 30 anni, essere automunita; avere un carattere solare e di bella presenza. Si richiederà l’invio di una foto intera in costume da bagno o similare. Si offre un contratto a tempo indeterminato. L’orario di lavoro sarà a giorni alterni di 8 ore (08.00-13.00 e 14.00-17.00) per un totale di 24h lavorative settimanali. Retribuzione netta complessiva di euro 500 mensili”.

Avete letto bene.

Questo annuncio è realmente stato pubblicato da un’azienda napoletana ed è comparso su vari siti internet.

Non è solo la certificazione della lingua inglese a dover essere tangibilmente dimostrabile, come giusto che sia, del resto nella ricerca di determinati profili professionali. A scioccare l’opinione pubblica e sollevare polemiche – per fortuna! – è stata l’esplicita richiesta di “dimostrare” la “bella presenza”. In tutta la sua perfezione: indossando solo un costume da bagno.

Non la ricerca di candidate per un lavoro da receptionist, insomma. Più che altro un casting.

E non è tutto. Anche lo stipendio è assurdamente poco adatto all’impegno e all’attività richiesta!

500 euro al mese per 24h ore settimanali, significano cosa? 5 euro l’ora? Certo un po’ meno di una modella di Victoria Secret a parità di qualifiche.

Questo annuncio esalta la mercificazione della donna, a cui è richiesto essere una “bellissima” taglia 40 anche per l’accesso al mondo del lavoro. Un lavoro, tra l’altro, mal retribuito.

Questo annuncio sintetizza buona parte delle distorsioni del mercato del lavoro attuale, sulle quali troppo spesso si chiude un occhio. E forse anche tutti e due.

Da un lato la discriminazione gravissima e sfacciata. Dall’altra la naturalezza imbarazzante con la quale si propone un impiego retribuito in modo irrisorio e noncurante di qualsivoglia contratto nazionale.

Nonostante i progressi sperimentati negli ultimi anni, le donne sono ancora lontane dal raggiungimento delle pari opportunità nell’accesso al lavoro e, come se non bastasse, vittime di un approccio al lavoro che azzera i diritti. Per non parlare, poi, dato il caso in esame, dell’eccessivo e immotivato interesse che troppo frequentemente suscita l’aspetto fisico, quasi contasse quanto gli studi intrapresi e le competenze faticosamente acquisite con l’esperienza.

Per questo è così importante essere sempre al fianco delle lavoratrici. Per ascoltarle, dare loro una voce e tutelarle, battendosi ogni giorno per le pari opportunità e per giuste e sane politiche del lavoro.

Magra consolazione, l’intervento dell’Ispettorato del lavoro che ha multato l’azienda e disposto la sanzione amministrativa prevista per la violazione del divieto di discriminazione nell’accesso al lavoro.

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