Superare il precariato si può? L’esempio della Spagna
24.01.2022
Nove mesi di negoziati per raggiungere un accordo sulla riforma del mercato del lavoro.
Succede in Spagna, dove, il 22 dicembre scorso, governo e parti sociali hanno finalmente siglato un’intesa che introduce elementi molto interessanti da valutare in materia di lavoro. In particolare, l’intesa supera alcuni aspetti negativi sui diritti dei lavoratori, orientandosi verso la stabilità e tentando di superare il precariato.
L’accordo, infatti, contiene un pacchetto ampio di misure che punta a obiettivi fondamentali per migliorare il quadro delle condizioni lavorative degli spagnoli. Parliamo di stabilità occupazionale, riduzione del lavoro temporaneo e precario, recupero del potere d’acquisto e del potere contrattuale nei contratti collettivi.
Tra gli aspetti toccati dalla riforma la durata del contratto; il contratto di formazione; i contratti fissi discontinui; le misure di flessibilità interna negoziata e l’accesso alle prestazioni. Inoltre, l’accordo prevede il rafforzamento delle azioni dell’Ispettorato del lavoro e le sanzioni per le infrazioni gravi da parte delle aziende.
Si tratta di un accordo dal quale possiamo raccogliere punti interessanti come l’idea, attuabile e attuata dai cugini spagnoli di superare definitivamente il contratto precario.
L’occupazione temporanea è una piaga che attanaglia il mercato del lavoro spagnolo. Molto spesso il contratto precario è l’unica via di ingresso al lavoro. Nonostante sia difficile da giustificare, è sul precariato sostanziale che si è basato l’attuale modello di produzione, che ha portato a condizioni di vita instabili, soprattutto per i giovani. Gran parte di questa natura temporanea è dovuta al quadro giuridico della contrattazione, alle diverse modalità, alle ampie cause della sua attuazione e all’eccessiva durata nel tempo. A ciò si è aggiunto l’abuso che si è fatto del lavoro temporaneo, senza alcun controllo su di esso.
Da questa intesa in poi, in Spagna, il contratto di lavoro si considera essere sempre a tempo indeterminato. Scompare completamente il contratto d’opera o di servizio, fonte di frode e di precarietà permanente. In un eventuale contratto a tempo, la durata massima possibile passa da 4 anni a 1 anno, mentre il periodo per la concatenazione dei contratti si riduce, passando da un periodo di 24 mesi in 30 mesi a 18 in 24 mesi per essere considerati come contratti permanenti. I limiti della concatenazione operano sia sul lavoratore sia sul posto di lavoro.
Tutti i contratti che non rispettano le disposizioni del regolamento saranno considerati contratti a tempo indeterminato.
La riforma del lavoro tocca ovviamente numerosi altri punti: dalla formazione, agli ammortizzatori sociali, al rafforzamento della contrattazione nazionale, i licenziamenti.
Quello, però, che abbiamo pensato fosse interessante approfondire è proprio il tema del superamento del concetto di contratto a tempo, per arginare il fenomeno del precariato.
L’esempio spagnolo è stato citato anche del Segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, al termine dell’incontro con il Ministro del Lavoro, Orlando, di pochi giorni fa sulle politiche per l’occupazione.
In Italia, tre contratti di lavoro su quattro sono instabili. Precari, insomma.
“Stravolgere” questo approccio, eliminando molte tipologie di contratti precari, per Bombardieri, è una necessità, anche in un’ottica di cambiamento totale del mercato del lavoro che ha mostrato e mostra lacune indiscutibili in questo senso.
L’accordo in Spagna può essere un modello da cui attingere buone prassi, spunti di riflessione, idee per superare, definitivamente, un problema trasversale che ha minato gli equilibri nel mercato del lavoro. Creando disparità, aumentando le diseguaglianze e fratturando, ripetutamente, le maglie della coesione sociale.
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