Sostenibilità: Le città italiane faticano a raggiungere la neutralità climatica

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07.06.2022

L’indagine condotta da Green City Network della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e il GSE (Gestore Servizi Energetici), tra marzo e aprile 2022, non premia le città italiane per la neutralità climatica. Anzi.

Il report determina che la maggioranza delle città incluse nell’indagine non è in grado di valutare i risultati in materia di taglio della CO2 dei piani e progetti messi in campo.  Molti tendono a non monitorarli.

CITTÀ ITALIANE E NEUTRALITÀ CLIMATICA: I DATI

Salubrità dell’aria, neutralità climatica, efficienza energetica, fonti rinnovabili, decarbonizzazione dei trasporti, gestione circolare dei rifiuti, assorbimenti di carbonio queste le tematiche prese in considerazione per l’indagine presentata durante la Conferenza Nazionale della Green City nell’ambito del primo Festival per la Giornata Mondiale dell’Ambiente di Green&Blu.

L’analisi ha riguardato un campione di 14 milioni di italiani che risiedono in grandi e piccoli centri. Tra questi le 10 aree metropolitane di Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Roma, Torino, Trieste e Venezia.

Chiariamo che dal report risultano essere evidenti dei progressi. Ad esempio: l’85% delle città prese in questione aderisce al Patto dei sindaci per l’energia e il clima; il 90%, invece, sostiene di voler incrementare il verde urbano. La finalità di questa iniziativa dovrebbe essere assorbire il più possibile la CO2.

Ancora, il 90% progetta interventi per la mobilità sostenibile. Un tema importante che riguarda le rinnovabili in toto e il loro corretto utilizzo. L’obiettivo è raggiungere nel 2050 la neutralità climatica. Ma l’Italia sembra procedere lentamente in questa direzione: solo il 4% delle città conta di raggiungere tale obiettivo.

Inoltre, come anticipato, la maggior parte delle città coinvolte nell’indagine non è in grado di valutare i risultati in materia di taglio della CO2 dei piani e progetti da attuare.

UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO

In tal senso, si dovrebbe promuovere quotidianamente una diffusa responsabilizzazione collettiva. Attuare un nuovo modello di sviluppo sostenibile, che vada a coniugare concretamente lavoro, ambiente, prevenzione e salute e sicurezza delle popolazioni. La necessità di un modello economico cosciente della scarsità delle risorse naturali e della necessità di dover accelerare la transizione ambientale ed energetica, è sempre più incalzante.

Bisogna superare gli attuali modelli che hanno condotto, purtroppo, all’incremento dei fattori inquinanti. E ancora all’indebolimento o alla cancellazione di molti ecosistemi, a una generale minaccia per la biodiversità e a un progressivo esaurimento delle risorse non rinnovabili.

RISORSE E COINVOLGIMENTO

Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha così commentato i dati: “Se non si coinvolgono realmente e in modo rilevante le città non vi è alcuna possibilità di accelerare la transizione energetica verso la neutralità climatica”.

Di certo le risorse del PNRR dovranno essere investite in progetti così fondamentali. Dovrà, inoltre, essere selezionato e formato il personale per raggiungere gli obiettivi. Non è più tempo di procrastinare su tematiche di tale rilevanza: è necessario agire e sfruttare le risorse nel modo più tecnico possibile.

 

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