Skills, competenze tra presente e futuro

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26.07.2022

Una delle grandi sfide della contemporaneità è sicuramente quello di educare e formare alla complessità. Il mondo reale e la vita quotidiana hanno ampie zone grigie che una logica rigida ed estremamente binaria non è in grado sempre di interpretare. Spesso le risposte agli interrogativi più pressanti sono ben più complesse e articolate di un post di centottanta caratteri. Altrettanto, il parallelismo vale per il mondo del lavoro, dove sono sempre richieste nuove abilità per un tessuto produttivo via via sempre più complesso. Il ritmo con cui queste sono richieste delle professioni, poi, rende spesso difficoltoso per le strutture formative adeguarsi tempestivamente a queste nuove esigenze. Eppure, già da qualche tempo, qualcosa si sta muovendo.

Competenze: presente e futuro

Non è un caso che fra le competenze chiave (skills) che l’Unione Europea considera oggi necessarie per i suoi cittadini (vedi il documento UE sulle 8 competenze chiave)  vi sia proprio quella di “imparare a imparare”. E cosa non è “imparare a imparare” la realtà se non conoscere il mondo che ci circonda e comprenderne gli eventi?

E come se non affrontando il mondo anche attraverso la dimensione digitale, quel flusso di informazioni costante che va filtrato con delle competenze critiche digitali.  Di abilità digitali si  parla anche in un altro documento europeo sulle competenze del 2016, il DigiComp 2.0, dove al punto numero uno si parla proprio di Data Literacy, ossia di apprendimento al corretto uso dei dati, alla loro gestione, alla loro valutazione, al loro filtraggio e alla loro interpretazione critica.

Non è un caso che, secondo un’indagine sui fabbisogni formativi inevasi prodotta dal Consiglio Nazionale Giovani, fra le competenze mediamente e trasversalmente più richieste negli annunci ci siano quelle relative alla risoluzione critica dei problemi (problem solving), all’analisi e il vaglio di dati in ambito digitale (data analysis) e all’elaborazione delle informazioni. In riferimento a queste ultime abilità, esse sono solo apparentemente nuove competenze, che si integrano a quelle classiche specialmente nei settori emergenti legati alle tecnologie e a quelli delle infrastrutture. Su queste competenze e sul loro approfondimento il sistema formativo deve insistere.

IL RESKILLING

Come fa notare il documento, queste skills sono in diretta relazione con l’Agenda 2030 e possono essere inserite in un panorama più ampio, il quale comprende anche la transizione ecologica, lo sviluppo sostenibile e dunque la conversione produttiva.

Non c’è da dimenticare che, per questo, un ruolo importantissimo verrà rivestito dalla riqualificazione formativa in itinere dei lavoratori (reskilling), effetto dello sviluppo di nuovi settori produttivi a discapito di altri. Non solo lavoratori giovani, dunque, ma anche adulti che già da tempo sono inseriti nel mondo del lavoro.

In tutto ciò, quindi, è opinione piuttosto diffusa che sarà fondamentale il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza come strumento di pianificazione e di investimento.

Skills: lavoro e  quotidianità

Perché tutte queste competenze, alla fine, passano inevitabilmente dal filtro della mente umana e dal suo metro di giudizio razionale e di buon senso. Tutto per muovere davvero verso un’economia caratterizzata da un ancora più alto valore aggiunto. Investire sul capitale umano è il nodo centrale per il futuro.

In una contemporaneità così complessa, un nuovo Umanesimo passa forse da questo snodo ultimo. Nella vita quotidiana come nelle professioni.

 

Francesco Valdambrini, Giovane Avanti!

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