Il Servizio sanitario nazionale (Ssn) compie 45 anni, ma c’è poco da festeggiare tra sotto-finanziamento, carenza di personale, diseguaglianze, e il privato che avanza.  

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23.12.2023

Pubblico Universale e ispirato alla solidarietà verso coloro che stanno peggio. Questi erano i tre pilastri su cui nasceva 45 anni fa, il Servizio Sanitario Nazionale. La legge 833 del 23 dicembre 1978, compie il suo compleanno, ma piuttosto che festosi auguri per questa sua ricorrenza, oggi siamo costretti a segnare che continuando di questo passo, tra qualche tempo saremo a porgere commemorativi saluti al SSN.

Infatti, in questi ultimi 10 anni, sono 37 i miliardi scippati impropriamente alla sanità pubblica, risorse la cui sottrazione ha reso impossibile garantire in questi anni, quel diritto alla salute, che la Costituzione annovera tra i diritti inviolabili e irrinunciabili della persona.

SSN e legge di bilancio

Purtroppo, la mannaia sul SSN, non si ferma nonostante l’esperienza drammatica legata all’emergenza sanitaria.

La legge di bilancio 2024, infatti, disinveste sulla sanità pubblica: negando un adeguato rinnovo contrattuale, mantenendo bloccato il tetto sulla spesa del personale e del salario accessorio. In sostanza si continua a sacrificare le lavoratrici e i lavoratori e i territori, ossatura portante del Servizio sanitario nazionale

Il governo con questa manovra economica per abbattere le liste d’attesa, piuttosto che procedere ad avviare un piano straordinario di assunzioni di personale, ha aggravato le già pesanti condizioni di lavoro di medici, infermieri e personale sociosanitario, attraverso un aumento surrettizio dell’orario di lavoro, che rischia di accelerare il processo di esodo dalla sanità pubblica da parte degli addetti del settore.

Rivendichiamo i diritti di lavoratrici e lavoratori

Pertanto, per la UIL in questo giorno di ricorrenza dell’istituzione delle leggi 833/78, c’è poco da festeggiare. Occorre invece alzare il livello della rivendicazione, affinché anche sulla salute, si venga a rispettare e attuare la volontà del Legislatore Costituente.

Con il decreto anticipi, poi, attraverso il quale il Governo ha raccontato alle lavoratrici e ai lavoratori del settore pubblico, di anticipare soldi nelle loro buste paga, si rischia invece di generare profonde diseguaglianze salariali tra coloro che operano nelle funzioni centrali e coloro che invece prestano il proprio lavoro all’interno di aziende sanitarie territoriali i cui bilanci in rosso non consentiranno il riconoscimento degli aumenti contrattuali. Altro che gabbie salariali. Dunque, occorre battersi affinché il Servizio sanitario nazionale, con la ricerca, l’occupazione che garantisce, la qualità della vita che può nel suo insieme assicurare, ritorni ad essere volano di crescita sociale ed economica del nostro Paese.

UIL – Servizio Politiche Sociali e Welfare, Sanità, Mezzogiorno, Immigrazione

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