Rapporto Sud di Utilitalia e SVIMEZ: i dati, le proposte e il futuro

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22.06.2022

Durante la giornata di ieri, martedì 21 giugno, è stato presentato a Napoli il Rapporto Sud di Utilitalia e SVIMEZ, volto a valutare l’impatto economico e occupazione dei settori inerenti alle utilities nel Mezzogiorno. L’intento dell’indagine è anche quello di proporre una riflessione sulla crescita del Sud Italia e su tutte quelle che sono le sfide da affrontare per garantire lo sviluppo sostenibile.

Nel documento si fa particolare riferimento agli impatti relativi agli investimenti finanziabili dal PNRR il cui compito è contribuire al superamento del service divide, oltre all’influenza degli effetti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche.

COSA DICE IL RAPPORTO

Partiamo da un dato. Nel 2020, l’anno della pandemia, il valore della produzione dei servizi di pubblica utilità al Sud è arrivata a sfiorare i 5 miliardi di euro, ossia il 21% dell’intero fatturato prodotto su scala nazionale dalle aziende appartenenti ai settori presi in considerazione, idrico e servizio ambientale.

Tale dato indica che le aziende meridionali si possono definire essenziali attivatori di produzione e occupazione anche per quel che riguarda le regioni del Centro-Nord della Penisola. Il rapporto, infatti, rileva che per ogni milione di euro di produzione realizzata dalle utilities locali vanno ad attivarsi tra i 7 e 10 addetti. Contestualmente, si creano altre 2 o 3 figure lavorative in aggiunta nel Centro-Nord.

In breve: per ogni milione di euro di produzione delle imprese meridionali una quota di circa il 30% dell’attivazione complessiva di occupazione va a beneficiare le regioni del Centro e del Settentrione. Stando ai dati rilasciati dall’Istat nel 2019 erano 290mila gli addetti nel comparto delle utilities; di questi 93mila impiegati nelle unità locali situate nelle regioni meridionali, e le restanti nel Centro-Nord. In base a quanto rilevato, il peso relativo del Mezzogiorno è del 32%. Quanto agli occupati, invece, il peso relativo delle utilities sul totale dell’industria va a raggiungere l’8,9% al Sud, ed è pari al 4,5% nelle altre regioni di Italia.

APPROFONDIMENTO SUI SETTORI OGGETTO DELL’INDAGINE

Uno dei temi principali, su cui è stata più volta posta l’attenzione durante la presentazione del rapporto, è il futuro. Il futuro dei settori idrico e ambientale, ad esempio. Nel caso specifico, come anticipato, una delle sfide più importanti per le utilities nel Mezzogiorno è la riduzione del service divide. L’intento è dimostrare che sono necessari interventi strutturali che hanno l’obiettivo di migliorare i servizi, anche a fronte di quelli che possono essere gli effetti dei cambiamenti climatici.

Le proposte approntate in merito sono: sostenere e potenziare lo sviluppo industriale delle utilities nel Sud; migliorare e semplificare la governance; completare il processo di costituzione di una nuova Società dello Stato; incentivare il processo di digitalizzazione del comparto; e, infine, programmare lo stanziamento di nuove risorse destinate alle regioni del Meridione e assicurare la realizzazione degli investimenti.

In merito alla questione investimenti, nel report si apre un dibattito interessante sulle rinnovabili. Al Sud, è presente il maggior potenziale di sviluppo delle rinnovabili da solare ed eolico d’Italia. Un elemento di cui non si può tener conto. La produzione di energia rinnovabile dalle fonti succitate nel meridione è pari al 30% della produzione nazionale (fonte dati Terna). Nonostante la valutazione del potenziale, il rapporto rammenta anche tutte quelle criticità che nutrono il gap tra Nord e Sud della Penisola. Per citarne uno, e non di poco conto, il ritardo infrastrutturale rispetto alle regioni del Centro-Nord. Un’altra problematica evidenziata riguarda i rifiuti. Sono solo due le regioni del meridione che per la raccolta differenziata superano l’obiettivo del 65%.

Ad ogni modo, considerando il positivo impatto economico e occupazionale delle utilities del Sud Italia, non solo a livello locale ma nazionale, risulta fondamentale superare le criticità del settore. Il dibatto sui progetti e sulla realizzazione di questi ultimi deve essere moderato dalla concretezza, da cronoprogrammi. Non si può non considerare il problema, né tanto meno si può omettere che il Mezzogiorno viva una serie di criticità importanti. Bisogna rilanciare il territorio, rendere omogenea la distribuzione e la gestione delle risorse. Solo così si potrà davvero valorizzare l’intera Penisola e solo così si potranno combattere fenomeni sempre crescenti come, ad esempio, quello della disoccupazione.

Il PNRR può essere utile in questo? Sì, ma solo se i mezzi messi in campo sapranno essere risolutivi e gestiti con perizia e attenzione al lavoro e alla vita delle persone.

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