Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento
27.10.2022
“Sono tristemente denominate – schiave del pulito -. La squadra mobile di Palermo smaschera un giro di caporalato. Ragazze nigeriane sarebbero state reclutate nei centri di accoglienza e costrette a spaccarsi la schiena per una miseria. Facevano le pulizie negli hotel.”
“Bari, donne rumene ridotte in schiavitù: Le ragazze adescate sui social 20 arresti. Venti persone indagate di associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e allo sfruttamento della prostituzione.”
“Le “schiave” romene dietro ai pomodori di Ragusa. Nelle campagne della Sicilia vi sono centinaia di donne emigrate dalla Romania per lavoro e ridotte in una sorta di “schiavitù” contemporanea.”
Sono solo alcuni titoli di cronaca che fanno emergere quanto siano vili i reati di tratta, riduzione in schiavitù e il grave sfruttamento degli esseri umani.
La Tratta e il traffico di esseri umani sono un crimine odioso e una grave violazione dei diritti umani e rappresentano ancora oggi, purtroppo, un fenomeno diffuso in tutto il mondo. In Italia lo sfruttamento, ed in particolare il grave sfruttamento delle fasce più deboli della popolazione tra cui i migranti e le migranti, rappresenta una grande questione sociale che deve essere affrontata come tema centrale paradigmatico, poiché l’azione volta a sradicare lo sfruttamento è indice di civiltà e leva per lo sviluppo economico del Paese.
Si tratta di una nuova schiavitù riguardante esseri umani – soprattutto donne e bambini – provenienti dai paesi poveri del mondo che, spinti nel nostro Paese dalla speranza di una diversa prospettiva di vita, sono costretti alla prostituzione, al lavoro forzato e all’accattonaggio.
La pandemia da Covid-19, come sappiamo, ha acuito le diseguaglianze e colpito la parte più fragile e povera della popolazione; ecco perché la lotta allo sfruttamento, essenziale per assicurare a tutte e a tutti condizioni di lavoro e di vita dignitose, diventa ancora più necessaria e improrogabile.
Con il Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento 2022-2025 deliberato Il 19 ottobre dal Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi, del Ministro per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti e del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, si intende consolidare e rilanciare l’azione del Governo e delle istituzioni volta a prevenire e contrastare la tratta degli esseri umani e ad assicurare un’adeguata protezione delle vittime, in linea con quanto previsto dalla Convenzione di Varsavia ratificata dall’Italia nel 2008.
Il Piano è il risultato di un lavoro condiviso, che ha visto il coinvolgimento della Cabina di Regia Nazionale (Amministrazioni centrali, Regioni e autonomie locali), del Comitato Tecnico a supporto della Cabina di Regia, delle Parti Sociali e delle principali realtà associative attive nel settore della prevenzione e del contrasto alla tratta degli esseri umani, tra le quali, le competenti Agenzie delle Nazioni Unite.
Il Piano definisce le strategie pluriennali e le azioni finalizzate alla sensibilizzazione, alla prevenzione, all’emersione e all’integrazione sociale delle vittime ed è fondato sulle quattro direttrici che a livello internazionale guidano la lotta alla tratta degli esseri umani. Le singole azioni specifiche sono associate a tali direttrici:
-prevenzione, attraverso un maggior numero di azioni volte a scongiurare l’ulteriore propagarsi del fenomeno della tratta. Grande rilievo assumono le azioni di formazione continua di tutti gli operatori coinvolti al fine di migliorare la conoscenza del fenomeno, ponendo in essere anche azioni di informazione della popolazione in generale;
-persecuzione del crimine con misure volte a far progredire ulteriormente il settore giustizia, rafforzando la sicurezza delle vittime e lo smantellamento delle strutture criminali dedite al reato e la cooperazione giudiziaria;
-protezione attraverso strumenti idonei a garantire le vittime, con particolare attenzione alle donne, ai minori e alle categorie vulnerabili;
-cooperazione mediante azioni con carattere integrativo e di supporto, per diffondere la cultura della legalità e imprimere un nuovo corso alla storia del fenomeno.
Donne che, una volta tornate a casa non sono più riconosciute come madri, parenti, amiche, ma solo come estranee. In Italia sono quasi inesistenti i luoghi per la loro socialità. Spesso, nei momenti di riposo si dedicano ad un altro lavoro.
È difficile per noi sindacalizzarle o anche solo incontrarle. Dovremmo trovare il modo per insegnare loro quali siano i loro diritti. Dovremmo coltivare in loro la fiducia nel sindacato e nelle istituzioni, nelle forze dell’ordine, perché possano essere forti e tornare a credere che, nel nostro Paese, è ancora possibile tornare ad essere libere.
Dipartimento Immigrazione UIL
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