Pagare il gas in rubli: cosa significa e quali conseguenze potrebbe avere

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07.04.2022

Poche settimane fa il Presidente della Russia, Vladimir Putin, ha annunciato di volere il pagamento in rubli – e non in euro/dollari –  degli approvvigionamenti di gas da parte dei Paesi importatori “ostili”. L’ostilità dei paesi verrà stabilita da una commissione russa che vigila sull’export delle materie prime.

Una mossa che provoca ulteriormente l’Unione Europea che, dal canto suo, anche in seguito alle tremende informazioni sull’eccidio di Bucha, ha da poco stilato una nuova tornata di sanzioni verso la Russia.

I Governi europei sono, però, allarmati: la dipendenza energetica è un rebus che tutti stanno cercando di risolvere. E mentre la Russia cerca di difendere e utilizzare il suo potere di esportatrice di materie prime, gas prima di tutto, per influenzare gli equilibri geopolitici a sostegno della campagna di guerra in Ucraina, i Paesi occidentali cercano il modo di rendersi autonomi dal punto di vista energetico. Passo fondamentale per non mandare in crisi tutte le economie e l’intera stabilità dell’Ue.

In questo contesto interviene la decisione di Putin di non accettare più pagamenti in valuta estera, ma solo, appunto in rubli. La moneta russa.

Quali saranno le conseguenze di questo atto?

Se da un lato i venditori di gas e materie prime russe subiranno un primo contraccolpo (il rublo è al momento una moneta “debole” rispetto a euro e dollaro), dall’altro questi passaggi e trasformazioni di moneta genereranno un rialzo della domanda estera di rubli, rafforzando così il valore attuale della moneta russa. Allo stesso tempo, si affermerebbe con ancora più forza la posizione di potere che la Russia gioca sul piano della dipendenza energetica europea. Non solo, questi passaggi, in cui è coinvolta in prima linea Gazprom, consentirebbero di aggirare alcune delle sanzioni europee e statunitensi.

Resta il vincolo dei contratti, che richiede il pagamento in euro o dollari, al quale si stanno appellando i Paesi importatori, Italia compresa, per evitare di alimentare il subdolo tranello di Putin.

Il rischio vero, però, è che la tensione a livello internazionale diventi talmente forte da spezzare i legami commerciali tra Europa e Russia, chiudendo l’interscambio di gas.

Di fatto, mentre in Ucraina la Russia fa la guerra con le bombe, in Europa ha scatenato una “guerra del gas” di natura squisitamente politica, che le diplomazie stanno cercando di arginare e disinnescare prima che sia troppo tardi. La situazione, però, diventa più complessa ora dopo ora.

Quel che è certo è che le conseguenze di tutto questo tira e molla le pagano già imprese, lavoratori, famiglie europee che stanno facendo i conti con un rialzo dei prezzi repentino.

L’inflazione, in Europa, a marzo ha raggiunto quota +7,5%.

 

 

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