Nella direzione della Giusta Transizione: Just Transition Fund 2021-2027

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22.12.2022

Lo scorso 16 dicembre, la Commissione europea ha approvato il Programma Nazionale denominato “PN Just Transition Fund 2021-2027” (https://www.agenziacoesione.gov.it/just-transition-fund/). Esso, con una dotazione finanziaria complessiva, tra fondi Ue e cofinanziamento nazionale, pari a 1.2 miliardi di euro, così come il fondo che lo sostiene, rappresenta una novità assoluta nel panorama della politica di coesione.

In linea generale, il Just Transition Fund si rivolge ai territori maggiormente colpiti dalla transizione industriale, per curarne gli effetti sociali, economici e ambientali, com’è stato, nel nostro Paese, per il Sulcis Iglesiente (dove si trova l’ultima miniera di carbone della Penisola) e la provincia di Taranto (in cui l’ecosistema locale è fortemente influenzato dalla presenza delle Acciaierie d’Italia – ex Ilva – il più grande impianto di questo genere in Europa): in entrambi i casi, il JTF si rivolge alla stimolazione della diversificazione economica nei settori della green economy, dell’agricoltura, del turismo, al sostegno verso le microimprese per promuovere innovazioni di prodotto, di processo, organizzative e di marketing, nonché alla ricerca, all’innovazione e al trasferimento tecnologico, con particolare attenzione all’economia circolare

L’accesso al Fondo è assicurato mediante la definizione, da parte degli Stati membri, dei cosiddetti “Piani territoriali per una transizione giusta” (previsti dall’art. 11 del Regolamento UE 2021/1056) al cui interno devono essere previste tutte le tipologie d’intervento necessarie ad affrontare le sfide per la transizione di un determinato territorio nel breve e nel lungo periodo, con un orizzonte temporale del 2030. Particolare attenzione dovrà essere data alle misure di diversificazione e di modernizzazione economica delle zone di interesse, nonché alle misure di riqualificazione professionale e di inclusione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori e delle persone in cerca di occupazione.

Più nello specifico, nell’ambito del Programma recentemente varato e dei relativi Piani Territoriali, verranno finanziati interventi: in favore del contrasto agli effetti della Transizione, incrementando la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili (FER) per le imprese e le persone e intervenendo sulle situazioni di compromissione ambientale; per promuovere una diversificazione del sistema produttivo locale; per mitigare gli effetti sociali ed occupazionali della Transizione stessa. Il PN JTF interverrà su aree delimitate e con una popolazione complessiva di 700.000 abitanti, con lo specifico obiettivo di supportare la diffusione di percorsi di Sviluppo Sostenibile, supportando soprattutto le lavoratrici e i lavoratori a rischio per effetto della transizione, o che hanno già perso l’occupazione, le famiglie colpite dalla povertà energetica e le comunità locali chiamate a ridisegnare la propria fisionomia e il proprio modo di vivere nella nuova società decarbonizzata.

Come UIL – mantenendo alta la naturale azione di vigilanza del Sindacato sullo stanziamento delle risorse e sul loro impiego – accogliamo positivamente misure di questo genere, che vanno nella direzione della creazione di un piano di Giusta Transizione per la trasformazione virtuosa dell’attuale modello economico e produttivo e per affrontare in modo coordinato a livello nazionale tutte le situazioni di crisi che si apriranno in conseguenza del phase out dal carbone e della riconversione verde di tutti i settori economici, da quelli industriali altamente energivori, all’automotive, al settore energetico, all’agricoltura, ad altri ancora.

Nel contesto della Just Transition – come ribadito anche in altre sedi, non ultima la Piattaforma unitaria CGIL, CISL, UIL “Una Giusta Transizione per il Lavoro, il Benessere della persona, la Giustizia sociale, la Salvaguardia del Pianeta per una transizione verde dell’economia” – riteniamo sia necessaria una governance unica, con un solo luogo o soggetto, che abbia la responsabilità e coordini i progetti, che garantisca il rispetto delle priorità, delle condizionalità, degli obiettivi misurati e dei tempi richiesti dall’Europa, superando le lentezze, le frammentazioni e le sovrapposizioni tra livelli istituzionali che troppo spesso hanno penalizzato il Paese nell’accesso alle risorse europee.

Una transizione che sia veramente giusta non lascia nessuno indietro. Si prende cura delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso una formazione che li conduca ad una riqualificazione professionale adeguata e accessibile. Trova le misure necessarie a contrastare la povertà energetica. Riduce le disuguaglianze nell’accesso al lavoro, alle fonti energetiche rinnovabili, al benessere, e nel diritto alla salute. Essa richiede la più ampia partecipazione perché deve essere pianificata e attuata con il contributo della società civile, costruendo il dialogo tra persone, istituzioni, imprese, scuola, università e ricerca per individuare le migliori soluzioni, trasformando le attività produttive e il sistema economico nel vero motore della transizione.

E, in questo percorso, è essenziale che sia garantito un reale processo partecipativo e contrattuale, con un ampio coinvolgimento a partire dalle Parti Sociali, sia nella fase di definizione delle priorità e dei progetti, sia in quella di monitoraggio e di valutazione degli stessi.

Dipartimento Ambiente UIL

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