L’Unione Europea accelera sull’attuazione del Green Deal

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19.01.2023

Il 17 gennaio 2023, al World Economic Forum di Davos, la Presidente dell’Unione Europea Ursula Von der Leyen ha annunciato che la Commissione Ue proporrà un nuovo regolamento per un’industria a zero emissioni, in grado di fissare gli obiettivi per il raggiungimento di una tecnologia pulita al 2030.

La dichiarazione rappresenta la decisa intenzione dell’Ue – che in tal caso si muove su un arduo terreno di competizione con Stati Uniti e Cina – di rafforzare e di completare nel breve periodo la risposta continentale ad una sfida che vede coinvolti non solo gli Stati membri, ma l’intero Pianeta, sul triplice versante industriale, tecnologico e geopolitico. Per Bruxelles, il segnale che ha condotto a questa necessaria accelerazione è stato con buona probabilità proprio l’”Inflation Reduction Act” di Joe Biden, il massiccio pacchetto di sussidi di stampo fortemente protezionistico ideato dal governo USA, che rischia di dirottare oltreoceano gli investimenti destinati alle aziende e ai prodotti made in Europe. Ma anche, sull’altro versante del globo, il fatto che il governo cinese stia dichiaratamente incoraggiando le imprese altamente energivore situate in Europa e altrove a trasferire tutta o parte della loro produzione nel suo territorio, con le prospettive di energia e lavoro a basso costo e di un contesto normativo meno limitante.

La contromisura del vecchio continente, presto ribattezzata “Net-Zero Industry Act”, costituisce quindi la prossima “messa a terra” delle direttive contenute nel Green Deal europeo; ma rappresenta anche, di fatto – e a fronte di investimenti stimati pari a 520 miliardi all’anno, fino al 2030, solo per la transizione verde – l’ultima iniziativa comunitaria in ordine di tempo, aggiungendosi alle numerose alleanze industriali (emissioni zero nei cieli, materie prime, solare fotovoltaico, produzione di idrogeno e batterie, plastica circolare, cloud, semiconduttori, carburanti rinnovabili). Essa rientra, peraltro, nell’ambito della strategia “Clean Tech Europe”, tramite la quale si intende riaffermare una strategica indipendenza dell’Ue per quanto concerne le principali tecnologie nel settore dell’industria green: solare, eolico, reti elettriche, pompe di calore, elettrolizzatori.

In questo contesto, è bene rammentare che il citato Green Deal europeo si pone come l’ambizioso e variegato complesso di proponimenti che l’Unione ha scelto di contrapporre ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale, con la finalità ultima di trasformare l’UE in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, garantendo altresì che nel 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra (neutralità climatica), che la crescita economica venga dissociata dall’uso delle risorse e che, infine, nessuna persona e nessuna zona del continente vengano lasciati indietro. Il Green Deal, peraltro, costituisce ad oggi anche l’occasione più importante per superare definitivamente i disastrosi effetti della pandemia da Covid-19, essendo finanziato sia da un terzo dei 1.800 miliardi di euro di investimenti del piano per la ripresa NextGenerationEU, sia dalle risorse contenute nel bilancio settennale dell’UE.

La UIL, come ribadito anche nella Piattaforma unitaria “Una Giusta Transizione per il Lavoro, il benessere della persona, la giustizia sociale, la salvaguardia del Pianeta, per una transizione verde dell’economia”(scaricabile al link: PIATTAFORMA UNITARIA ) elaborata insieme a CGIL e CISL immediatamente a ridosso della prima fase pandemica, condivide le scelte comunitarie sintetizzate nel Green Deal e ritiene che l’azione per il clima e la Just Transition, la tutela e il ripristino degli ecosistemi, lo sviluppo di città sostenibili e la riconversione ecologica delle attività economiche e sociali, in un’ottica di economia circolare, siano gli ambiti prioritari su cui investire per garantire al Paese – ma anche all’Europa e al mondo – una ripresa solida nel tempo, migliori condizioni di vita e di salute, un effetto moltiplicativo sugli investimenti privati e una piena occupazione stabile e di qualità.

Per noi è fondamentale, quindi, continuare a predisporre misure ad hoc di politica sia attiva che passiva, per definire l’attivazione di nuovi posti di lavoro alternativi a quelli che andranno inevitabilmente persi nel processo di transizione ecologica, strumenti di sostegno al reddito, percorsi di formazione continua, di riqualificazione professionale e di ricollocamento delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti.

Ma soprattutto, affinché si favorisca concretamente la reale attuazione della transizione a un’economia verde e circolare, anche in coerenza con gli obiettivi contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, c’è bisogno del fattivo coinvolgimento e della cooperazione di tutti gli stakeholder interessati, a partire dalle Organizzazioni Sindacali a livello locale, nazionale e internazionale.

Dipartimento Ambiente UIL

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