Lampedusa, un’emergenza umanitaria
24.09.2023
Le immagini e le testimonianze che provengono dall’isola di Lampedusa colpiscono la coscienza e provocano indignazione e dolore per l’assenza di risposte adeguate da parte del nostro Governo in primis, ma anche delle istituzioni europee e di tutti gli Stati membri. Solamente la solidarietà mostrata dalla popolazione locale, tra mille difficoltà e disagi, ha mostrato il lato umano che ci unisce, dal quale occorre partire per costruire una politica di mobilità umana globale, fondata sui diritti umani e sulla reciproca sicurezza e sostenibilità.
Le risposte repressive e di contenimento delle migrazioni forzate ai confini dell’Europa hanno ampiamente dimostrato di essere inefficaci, oltre che crudeli. Esse sono servite solo ad aumentare i rischi ed i prezzi della via illegale, a vantaggio delle reti delle organizzazioni criminali e della corruzione che gestiscono senza scrupoli le rotte migratorie.
Il blocco delle partenze
Come, pure gli accordi bilaterali con paesi di origine e di transito, impostati sulla condizione del blocco delle partenze in cambio di risorse economiche per potenziare i sistemi di polizia, oltre ad essere risultati vani, di fatto derogano dal rispetto dei diritti umani e della libertà, dall’uso della violenza e dalla creazione di veri e propri ghetti o centri di detenzione permanente.
La cosa più urgente è che l’Unione Europea ed i governi degli stati membri affrontino con responsabilità e con visione futuristica la questione dell’immigrazione affinché da un’emergenza umanitaria si trasformi in una risorsa per il nostro futuro. Questo tenendo anche in forte considerazione il grave problema demografico che affligge oggi Italia ed Europa e che potrebbe essere attenuato da una gestione regolata dei flussi d’ingresso di migrazione legale.
Occorre immediatamente riaprire la discussione sulla riforma dell’Accordo di Dublino e sulla solidarietà tra Stati che non può essere su base volontaria ma vincolante, per togliere la pressione sulle coste e sulle frontiere con i paesi terzi. Debbono essere riviste le legislazioni nazionali in funzione di una maggiore funzionalità ed operatività per facilitare e favorire in tempi rapidi l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, considerando che il fabbisogno lavorativo sarebbe in grado di assorbire già adesso molte migliaia di immigrati in ogni Stato Membro dell’Unione. Gli accordi con i paesi terzi, debbono essere impostati su basi di cooperazione per lo sviluppo locale e di scambio, per la formazione e la creazione di iniziative di co-sviluppo e di vicinato, con il fine di ridurre i fattori di espulsione e le migrazioni forzate.
Solo con questa visione di futuro, centrata sui principi e sui valori fondanti la famiglia europea, saremo in grado di consolidare la nostra comunità in un quadro di convivenza globale.
Dipartimento Politiche Migratorie Uil
Articoli Correlati
L'Appunto
di Pierpaolo Bombardieri
26.11.2024Categorie
I Più Letti
La quattordicesima mensilità (o tecnicamente “somma aggiuntiva”) è una prestazione che l’INPS eroga d’ufficio ogni anno, solitamente nel mese...
L’Estratto Conto Certificativo (ECOCERT/ECOMAR) è un documento che attesta i contributi che un lavoratore ha versato durante la sua...