JAGO: L’ARTISTA RESILIENTE CHE PARLA AI GIOVANI

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28.12.2022

Bertolt Brecht diceva che l’arte non è uno specchio su cui il mondo si riflette, ma un martello con cui lo si scolpisce; questa è una riflessione che cade a pennello parlando del giovane artista Jago, il quale attraverso le sue sculture è riuscito a cambiare le dinamiche di un luogo portando l’osservatore a continue riflessioni.

Jago, all’anagrafe Jacopo Cardillo, è un artista italiano semplice, provocatore e coraggioso, di eccezionale talento che opera principalmente nel campo della scultura, grafica e produzione video.

Jago nasce a Frosinone il 18 aprile del 1987, dove frequenta il liceo artistico e successivamente l’Accademia di Belle Arti (lasciata nel 2010). Il suo percorso artistico fonda le proprie radici nelle tecniche utilizzate dai maestri del Rinascimento, ma con la sua sensibilità e inventiva tratta temi fondamentali dell’epoca che abita utilizzando un linguaggio del tutto contemporaneo. Le sue opere sono sempre corredate da un supporto grafico, musicale e video per tradurre il valore scultoreo in una forma fruibile a più persone. Il suo linguaggio risulta quindi essere un linguaggio più “giovane”, più contemporaneo, difatti Jago parla il linguaggio del nostro tempo, quello dei social. Anche per questo è riuscito a conquistare il cuore di un pubblico sempre più ampio, ottenendo moltissimi consensi anche tra i giovani della Gen Z.

Le sue pagine pubbliche diventano una finestra sul mondo dove tutti hanno la possibilità di affacciarsi. Spesso lascia la telecamera accesa e lavora in diretta, davanti a migliaia di persone in tutto il globo e i suoi video raggiungono centinaia di migliaia di visualizzazioni. Le opere di Jago sono anime rinchiuse in blocchi di marmo, che vengono scolpite per essere liberate, ma soprattutto, sono anime che dialogano con il mondo circostante e che con il loro linguaggio sono riuscite a conquistare il cuore di una generazione fragile, che spesso viene fraintesa e talvolta abbandonata.

LA RINASCITA DI UN RIONE ABBANDONATO

Un’iniziativa che ha stupito i suoi ammiratori e, soprattutto, i partenopei è stata la decisione di trasferire il suo laboratorio di creazione da New York al cuore di Napoli, ovvero al Rione Sanità. Ormai quasi tre anni fa, Jago ha spalancato le porte della Chiesa di Sant’Aspreno Crocifero rimaste chiuse per ben 40 anni.

Attraversando il centro storico e camminando per Piazza Cavour si arriva alla Sanità, un rione che negli anni passati ha attraversato diversi momenti bui ma in cui oggi sono stati piantati diversi semi della cultura. Uno di questi riguarda proprio la decisione di riaprire la Chiesa di Sant’Aspreno Crocifero e adibirla a laboratorio di uno degli artisti contemporanei più all’avanguardia.

Inizialmente, dopo la riapertura della chiesa, i turisti e le persone del posto sono rimaste stupite nel vedere le porte spalancate e la luce che la riempie. Difatti, essa appare come un luogo incantato, in cui è possibile percepire subito l’aria fresca e il raggio di luce che la rende candida. Ed è proprio per il suo aspetto che l’artista ciociaro ha scelto questo luogo come suo studio in un momento cruciale della sua vita artistica. Infatti, è qui che Jago ha deciso di iniziare e completare una delle sue opere più importanti ed emblematiche: la Pietà in versione maschile. Quest’ultima è stata completata pochi mesi fa e, soltanto lo scorso ottobre, è stata trasferita a Roma dove è tuttora custodita nella Basilica di Santa Maria in Montesanto. La ragione per la quale ha scelto questo luogo per creare una delle sue più famose opere riguarda l’imponenza della chiesa che, spogliata dai suoi affreschi, sembra una tela bianca che aspetta qualcuno pronto a sfiorarla con i pennelli.

UN LABORATORIO “POPOLARE”

L’idea di Jago è sempre stata quella di creare un laboratorio aperto a tutti, uno studio collettivo dove i visitatori, nel giorno dell’apertura, prima che lo scultore inizi a lavorare, possono apporre le loro firme e pensieri in modo da lasciare un po’ di sé in quella che sarà l’opera finale, riattivando così una metafora della vita, dove ognuno di noi lascia un segno per poi sparire. Se si prova soltanto ad immaginare i volti delle persone che hanno la possibilità di entrare nel laboratorio si possono scorgere i loro sorrisi, i loro occhi pieni di gioia e curiosità nel vedere il mondo di Jago. Sì, perché entrare in quella chiesa non significa solo entrare nello studio di uno scultore, ma significa entrare nella parte più intima della persona. Osservare il luogo di creazione di un’artista è un privilegio e Jago ha offerto a tutti noi questa meravigliosa possibilità da quando ha scelto una città del sud Italia e, in particolare, un Rione popolare vessato per anni e mosso adesso da una nuova linfa vitale.

LA FELICITÀ NELL’ARTE

In numerose interviste Jago ha affermato “la mia vita è fatta di fallimenti, per scoprire qualcosa bisogna prima romperla”. Questa frase è la dimostrazione della sua caparbietà e della sua fame di arte e di vita. Nonostante il suo percorso tortuoso, è riuscito a raggiungere la popolarità di cui oggi gode rimboccandosi le maniche e facendosi strada da solo.

Definire Jago è un’impresa assai complessa e come afferma lui stesso, qualsiasi tipo di definizione potrebbe rappresentare un limite: “come la spiegazione di una poesia, la poesia è già spiegazione di sé stessa”. Dunque possiamo scorgere il suo essere dalle sue opere, possiamo vedere il suo coraggio dal mezzo busto del Papa Benedetto XVI “Habemus Papam” spogliato successivamente delle sue vesti, e divenuto poi “Habemus Hominem”; possiamo notare la sua arte senza confini e la sensibilità nell’interpretare situazioni e stati d’animo condivisi e attuali, nelle recenti installazioni di piazza delle opere “Lock Down” e “Sono pronto al flagello”; possiamo osservare la sua contemporaneità nell’opera “La pietà” presentata in una chiave più umana e reale rispetto alla Pietà di Michelangelo.

Jago afferma che la felicità e l’assenza di felicità fanno parte del nostro “viaggio”, chiamato vita. Essere felici può voler dire giocare la partita della nostra vita con la consapevolezza che c’è chi vince e c’è chi impara. “Chi perde è solo chi non gioca”. Di sicuro non si può credere che lui non stia giocando bene la partita della sua vita artistica. Jago è un’artista a tutto tondo, un personaggio che ha fatto dell’arte un fenomeno virale riuscendo così ad incantare davvero tutti.

Officina Civile

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