Il metaverso è il futuro?

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09.11.2021

Metaverso. Secondo la definizione Treccani il metaverso è “uno spazio tridimensionale all’interno del quale persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire attraverso avatar personalizzati.”

Una metafora, neanche troppo futuristica, dell’iper-realtà in cui un grande sistema operativo connette le persone fuori dalle categorie fisiche di tempo e, soprattutto, spazio. A rilanciare il concetto del metaverso, nelle scorse settimane, è stato il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg. Meta è, infatti, il nuovo nome del gruppo Facebook. Un cambio di immagine, che risponde a logiche finanziarie e di marketing, ma anche un avanzamento nella filosofia delle connessioni. “Siamo all’inizio di un nuovo capitolo per Internet” ha detto Zuckerberg nel video di presentazione del rebranding aziendale. L’obiettivo è quello di trasformare in “normalità” una già fin troppo reale vita virtuale.

Abbiamo digitalizzato le nostre vite. Il progetto, distopico, è quello di portare la nostra vita nella virtualità.  Il futuro disegnato è quello di un mondo virtuale ma vissuto in prima persona, non da spettatori. Spazi virtuali, con avatar realistici, per andare a lavoro, trascorrere il tempo libero, sperimentare e condividere grandi eventi.

Alcune di queste situazioni sono già realtà, basti pensare ai concerti virtuali che raccolgono un pubblico enorme sfruttando le esperienze di gioco on line del videogame Fortnite. O al dilagare delle criptovalute. Il sassolino lanciato da Zuckerberg ha qualcosa in più: è una nuova frontiera della connessione che abbraccia tutti gli ambiti della vita.

Dalla filosofia alla realtà, siamo tutti curiosi su come si potrà realmente realizzare questa idea cibernetica. Tante, sono però le domande. Come si supereranno i limiti dell’hardware? Quali i tempi e le risorse perché questo “mondo” venga costruito e messo a disposizione di tutti? Con  quali risorse? Che competenze serviranno, non solo lato producer, ma anche lato user, in una realtà come la nostra ancora pervasa da un senso di inadeguatezza e scarsa conoscenza digitale? Vivremo ancora di più di interfacce, fino a modellare nuove interpretazioni della realtà? Quali saranno le ripercussioni sociali e psicologiche di una società che si potrebbe ritrovare a cambiare volto anche abbastanza repentinamente?

E ancora, come si bilancerà tutto il nuovo ecosistema digitale con i temi della sostenibilità ambientale ed energetica? Basti pensare alle difficoltà incontrate dal sistema delle criptovalute che hanno bisogno di una fonte di energia non indifferente per “minare” la moneta attraverso processori sempre più potenti e sempre più costosi.

Il concetto meta che Zuckerberg ha portato alla ribalta, seduto sulla filosofia dell’ onlife (una vita sempre connessa a cose e persone), è un piccolo embrione e, insieme, una grande suggestione. Forse non possiamo ancora immaginarlo. Probabilmente ancora prima di immaginarlo ci ritroveremo a viverlo. È bene, allora, essere preparati a questo salto nel virtuale, ponendosi da subito le grandi questioni economiche, ecologiche e sociali. Solo così potremo godere appieno, quando sarà il momento, della nuova iper-realtà, senza subire gli scossoni di quella che, potenzialmente, può dare vita a una grande e nuova e-voluzione.

 

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Redazione Terzo Millennio

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